Processo contro Buriani, L’informazione di San Marino: “Prove dichiarate illegittime. Camera e Bcsm pretenderebbero di non applicare le sentenze”

Processo contro Buriani, L’informazione di San Marino: “Prove dichiarate illegittime. Camera e Bcsm pretenderebbero di non applicare le sentenze”

Prove dichiarate illegittime, “Camera e Bcsm pretenderebbero di non applicare le sentenze”. Parti civili chiedono il risequestro o una parziale applicazione. Il Pf: “La sentenza è perentoria, va attuata”

ANTONIO FABBRI – “Le parti civili pretenderebbero tanto da lei, commissario: la violazione del giudicato cautelare reale”. Ha esordito così, rivolgendosi al giudice Adriano Saldarelli, l’avvocato Michela Vecchi, difensore di Alberto Buriani, dopo avere ascoltato le parti civili nell’udienza di ieri relativa ai procedimenti penali riuniti che lo riguardano. Ed in effetti, nella sostanza, questa è stata la richiesta delle parti civili Avvocatura dello Stato, in rappresentanza dell’Eccellentissima Camera, e dei legali di Banca Centrale: la richiesta, di fatto, di non rispettare le sentenze del giudice di terza istanza Oliviero Mazza che hanno dichiarato acquisite illegittimamente, e di conseguenza illegittime esse stesse, le prove dei dati informatici estratti dal cellulare e dal Pc di Buriani. È di certo singolare che due Enti dello Stato chiedano a un giudice di non applicare quanto stabilito da una sentenza di un giudice di grado superiore perché a loro sfavorevole, laddove, soprattutto, anche la Procura fiscale, che rappresenta la potestà punitiva dello Stato nel processo, ha dichiarato che quella sentenza, lapidaria e perentoria, va rispettata.

Le parti civili Già dopo la notifica delle sentenze del Giudice di terza istanza che hanno dichiarato irrimediabilmente perdute le prove acquisite illegittimamente e, pertanto, non più recuperabili, le parti civili, Eccellentissima Camera e Banca Centrale, avevano fatto istanza perché non venisse dato corso alla richiesta della difesa di restituzione di tutte le copie dei supporti informatici acquisite illegittimamente dai giudici inquirenti.

Anzi, Banca Centrale ha addirittura chiesto che quei supporti informativi venissero risequestrati “con urgenza ed estrema sollecitudine”. Mentre l’Avvocatura ha preso tempo chiedendo di soprassedere all’esecuzione fino all’udienza di ieri e alla decisione del giudice del dibattimento. Ieri, oltre a una memoria depositata di fatto per ribadire quanto già richiesto, da parte dell’avvocato di Bcsm, Tania Ercolani, le parti civili sono intervenute di nuovo.

“Quale difensore di Bcsm con l’avvocato Ercolani – ha detto l’avvocato Filippo Cocco – mi rifaccio all’ultima memoria depositata dalla collega e aggiungo, certo, che le sentenze, che abbiamo tutti letto, le dobbiamo rispettare”. Certo, però poi di fatto ha invitato a non rispettarle, perché già rifacendosi alla memoria dell’avvocato Ercolani ha chiesto in sostanza nuovamente il sequestro delle copie forensi… e la sentenza del giudice Mazza ha già detto che sono tutte da dissequestrare e inutilizzabili. Quindi l’avvocato ha aggiunto: “La sentenza è da rispettare – ha ribadito – ma dobbiamo capire quanto le nullità vadano indietro”, di fatto invitando ancora il giudice a non rispettarla o a rispettarla parzialmente. La sentenza è infatti chiara nel dire che tutte le prove illegittimamente acquisite non sono recuperabili. Inoltre, la Parte civile per la terza volta ha detto che la sentenza va rispettata, salvo poi sostenere che occorre “approcciarsi in modo corretto e che il giudice debba decidere, in forma autonoma, quali dati preservare o se demandare al giudice inquirente per la nuova estrazione dei dati con le garanzie previste dal codice”. Il problema, di nuovo, è che la sentenza del giudice Mazza afferma che tutti i dati sequestrati e illegittimamente appresi sono irrimediabilmente perduti e non possono esser utilizzati nel processo. Comunque, un’altra riflessione è stata fatta dall’avvocato Gabriele Marra, che rappresenta l’Eccellentissima Camera assieme agli avvocati Simona Ugolini, Sabrina Bernardi e Alberto Selva.

L’avvocato Marra ha sostenuto che nell’ambito di un sequestro la registrazione costituisce corpo di reato e quindi, non trattandosi di prova, andrebbe comunque sequestrata, pur rientrando, anche in tale caso, nei dati che le sentenze del giudice Mazza hanno decretato come inutilizzabili.

La procura fiscale Di diverso orientamento rispetto alle parti civili la posizione del Procuratore del fisco, Roberto Cesarini. “Molte volte – ha detto – mi è capitato di non essere d’accordo con sentenze di giudici superiori. Ma è evidente che le sentenze vadano ascoltate e rispettate. Ora, le difficoltà che sorgono nelle tre sentenze del giudice Mazza, vanno viste alla luce di quello che è stato stabilito relativamente a questi sequestri probatori, per i quali viene rilevata l’invalidità e viene detto che non è più in alcun modo sanabile, in ragione delle gravi violazioni occorse, e la perdita processuale è la conseguenza dell’inosservanza di quelle regole basilari.

Cosa si può fare se non dare corso a queste decisioni del Giudice di terza istanza? Il Giudice di terza istanza penale è perentorio: questo sequestro probatorio è illegittimo, tutti i materiali sono da restituire. Perentorio”. Allo stesso tempo il Pf evidenzia anche che non sia possibile neppure la remissione in istruttoria, che peraltro sarebbe infruttuosa. “Sulla base dei capi di imputazione, sarà possibile acquisire prove come avviene normalmente nell’istruttoria dibattimentale e poi sarà lei, giudice, a ritenere se sono sufficienti, insufficienti, se risulta o non risulta del reato contestato, ma non possiamo non dare attuazione alla sentenza di terza istanza. Non vedo altre soluzioni. La sentenza va applicata e ne va data esecuzione come a tutte le sentenze. Con integrale restituzione dei dati informatici in sequestro”, ha detto il Pf, riservandosi di chiedere testimonianze relativamente ai vari capi di imputazione.

Le difese “Ho apprezzato l’onestà intellettuale del Procuratore del fisco – ha esordito l’avvocato Michela Vecchi, difensore di Buriani assieme all’avvocato Gianluca Mularoni – Dalle parti civili, invece, si pretenderebbe tanto da lei, giudice: la violazione del giudicato cautelare reale. Il giudice di terza istanza accoglie la richiesta di annullamento e per effetto diventano illegittime le risultanze probatorie, con la conseguente restituzione di tutte le copie forensi”.

Quindi ha ribadito citando le sentenze: “Quel sequestro è invalido, non è in alcun modo sanabile e comporta la perdita di tutti i materiali informatici ed è la conseguenza di quelle regole basilari di garanzia che sono state violate”. Non solo. L’avvocato Vecchi ha citato un altro caso nel quale già il giudice Mazza si era pronunciato in una vicenda analoga e disposto la restituzione delle copie forensi. Tornato il fascicolo agli inquirenti, questi avevano risequestrato senza restituire le copie. Una modalità di aggirare la sentenza che era stata, poi, nuovamente cassata dal giudice di appello Francesco Caprioli. L’avvocato Vecchi ha sottolineato che quando gli inquirenti hanno proceduto a utilizzare la copia integrale senza fornire limiti di temporalità e parole chiave, avevano già a disposizione sentenze, sempre del Giudice di terza istanza, nelle quali lo stesso indicava esattamente come procedere. E invece così non è stato. “Qua la polizia giudiziaria ha visionato, compulsato, scandagliato, copie forensi integrali” in funzione, tra l’altro, di una ordinanza dei giudici inquirenti che disponevano, di fatto, di trovare qualsiasi cosa che potesse essere utile per l’incriminazione. Altro che criteri di pertinenza temporale, parole chiave, copia mezzo e copia forense, rispetto del diritto di riservatezza e del diritto di difesa richiamati dalla sentenza del giudice Mazza che, quindi, ha dichiarato illegittimo l’operato degli inquirenti.

“Ora, le parti civili chiedono di annullare, tamquam non esset, le sentenze del professor Mazza. Ebbene, questo contrasta con il giudicato cautelare reale. Sono molto d’accordo con il Procuratore del fisco nella risoluzione con cui ha chiesto di eseguire questa sentenza. Qualora lei volesse risequestrare, non può”. L’avvocato parla di violazione della giurisprudenza dei giudici sammarinesi da parte degli inquirenti, poiché delle sentenze di terza istanza c’erano già state e perché, nonostante queste, “non hanno revocato i sequestri a fronte delle istanze della difesa, che sono rimaste caducate nel vuoto”, ha detto l’avvocato Vecchi. Il legale ha quindi fatto istanza al giudice del dibattimento di applicazione della sentenza del professor Mazza per la restituzione di tutte le copie in circolazione, che sono state replicate in una miriade di fascicoli ed ha indicato analiticamente dove tutte queste copie si trovino. Non solo. Ha anche chiesto che con degli omissis, vengano tolte dai rinvii a giudizio tutte quelle parti che sono state trascritte ed estrapolate dalle prove dichiarate illegittime e inutilizzabili dalla sentenza di terza istanza.

“Credo che le considerazioni delle parti civili siano superate dal suo provvedimento di convocazione dell’udienza odierna – ha detto poi l’avvocato Enrico Carattoni – nel quale lei giudice stabilisce il perimetro di discussione di oggi, nel quale non trovano posto le istanze di nuovi sequestri o di parziale disapplicazione della sentenza del giudice Mazza fatte dalle parti civili, già superate dal suo provvedimento che indica come oggi si debba procedere all’individuazione delle parti che vanno espunte dei fascicoli e dei materiali che devono essere riconsegnati, come ha indicato l’avvocato Vecchi”. Quindi ha aggiunto: “Il dispositivo della sentenza di terza istanza è di una chiarezza evidente: tutte le istanze fatte dalle parti civili non possono trovare giustificazione, poiché si deve procedere alla restituzione del materiale tale e quale. Credo pertanto debba darsi esecuzione e debbano restituirsi non solo le copie integrali, ma devono essere anche espunte dagli atti del fascicolo tutte le informazioni che da quel compendio sono state estratte. Non si può pensare oggi di chiedere una remissione degli atti in istruttoria perché sono state valutate nulle delle prove. L’esito di quella indagine ispettiva illegittima travolge anche la posizione del dottor Celli. Sono state versate in atti delle suggestioni come quelle dei tabulati, che debbono essere evidentemente espunte. L’insanabilità dichiarata del vizio, implica che debbano essere espunte dal compendio probatorio anche tutte le altre copie illegittimamente acquisite”. Tra l’altro l’avvocato Carattoni rileva che, per quanto riguarda Celli, era stata disposta la restituzione delle copie dei suoi telefonini già nella fase istruttoria. “Restituzione, ad oggi, non ancora avvenuta”.

Nel pomeriggio, poi, si è proceduto alle eccezioni preliminari (di cui daremo conto nei prossimi giorni) nelle quali l’avvocato Carattoni ha senza mezzi termini rilevato, dopo aver reso noto come gli inquirenti hanno espunto dal fascicolo prove a discarico degli indagati, che si sia trattato di “indagini condotte a senso unico, con la volontà esclusiva di trovare delle prove, e solo quelle prove, a carico per portare elementi utili per il rinvio a giudizio e questo non è accettabile”.

Il giudice Saldarelli si è riservato di decidere entro la prossima udienza fissata per il 26 ottobre.

 

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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