Prof. Giovanni Guzzetta, Dirigente del Tribunale di San Marino. Seconda lettera, di fatto, al Paese

Prof. Giovanni Guzzetta, Dirigente del Tribunale di San Marino. Seconda lettera, di fatto, al Paese

Leggi la seconda  lettera (Pdf) del prof. Giavanni Guzzetta indirizzata agli Ecc.mi Capitani Reggenti e a tanti soggetti fra cui i membri del Consiglio Grande e Generale.

Ecco il testo della seconda  lettera del prof. Giovanni  Guzzetta in word

Ricevo, non senza sorpresa, la sua missiva del 18 maggio 2020/1719 d.ER, dopo aver avuto occasione di sentire le Sue dichiarazioni nel Comma Comunicazioni della seduta di ieri del  Consiglio Grande e Generale, le quali hanno conferito natura pubblica al dibattito sul tema oggetto della Sua missiva.

In essa, alla luce delle mie «esternazioni in merito alle sulle politiche adottate dalle Istituzioni dello Stato italiano» (corsivo aggiunto), si svolgono alcune considerazioni sul «proficuo e virtuoso» «dialogo instaurato dal Congresso di Stato con le Istituzioni della Repubblica italiana», e si manifesta il timore che le mie «valutazioni» sull’operato delle Istituzioni italiane rischi di «compromettere gli equilibri faticosamente raggiunti».

Ella mi invita cortesemente a «riflettere sul mio frequente atteggiamento di disappunto nei Confronti dell’azione politica del Consiglio dei Ministri, del Presidente del Consiglio italiano e, senza che ciò sia meno grave, dei membri del Parlamento» ( corsivo aggiunto) e a valutare «l’appropriatezza delle [mie] dichiarazioni rispetto all’incarico da [me] ricoperto nella Repubblica di San Marino ed alle relative attribuzioni che la legge sammarinese [mi] assegna». Conseguentemente mi comunica di essere «costretto a prendere le distanze da parte dell’intero Congresso di Stato dal contenuto delle [mie] dichiarazioni e a maggior ragione dai toni con cui sono state espresse», auspicando che «per le prossime occasioni ( … ) le [mie] eventuali esternazioni saranno maggiormente ponderate e pertanto consone al ruolo che ricopro nella Nostra Repubblica».

 “Nel ringraziare Lei e il Congresso di Stato per la cortese sollecitudine con la quale mi avete segnalato le predette circostanze, credo però che le SS.LL. siano incorse in un classico caso di aberratio ictus. Traggo questa convinzione dall’insistenza con la quale Ella si riferisce a mie prese di posizione «politiche» genericamente indirizzate alle Istituzioni italiane. Mi è difficile infatti individuare quali, delle mie numerose manifestazioni di pensiero esternate in volumi, articoli, seminari, interviste, apparizioni televisive e convegni degli ultimi tempi, siano qualificabili come «politiche». Ameno di non ritenere tali l’esercizio della critica tecnica, fondata sull’interpretazione delle norme Costituzionali, per le quali, come Le è certamente noto, ho una certa qualificazione, essendo professore ordinario di diritto pubblico in una delle Università che, in materie giuridiche, gode di uno dei ranking più alti e avendo svolto insegnamenti e attività scientifica in Italia e all’estero in svariati settori, tra i quali il diritto costituzionale, il diritto costituzionale comparato, il diritto dell’Unione Europea, il diritto amministrativo, il diritto regionale, ecc. ecc.

Del resto, come avrà notato, seguendo così accuratamente il dibattito pubblico italiano, sui profili di costituzionalità delle azioni intraprese per fronteggiare l’epidemia Covid, la critica tecnica e scientifica, con i più svariati “toni” (per riprendere la Sua espressione) è stata esercitata da pressoché tutti gli studiosi e operatori del settore. Critici o estremamente critici, su questo o quel punto, con riferimento a diversi profili di costituzionalità sono stati, tanto per citarne alcuni, gli interventi dei presidenti emeriti della Corte costituzionale, Proff. Valerio Onida e Gaetano Silvestri, del giudice emerito della medesima Corte costituzionale, Prof. Sabino Cassese, del Pres. Claudio Zucchelli, già Presidente del Consiglio di Giustizia amministrativa della Regione siciliana nonché Capo del Dipartimento degli Affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio, il quale ha espresso le sue riflessioni in un articolo intitolato “L’occasione fa l’uomo ladro, come approfittando dell’emergenza si uccide la democrazia”  (“tono” che immagino Lei non condividerebbe). E si potrebbe continuare. Sono certo che, alla luce di tali chiarimenti, e in assenza di qualsiasi indicazione (che attendo volentieri, ma temo non sarà facilmente reperibile) su mie presunte prese di posizione sulle scelte di “merito politico” del Governo o dei Parlamento italiani, Le sarà evidente che io, come tanti miei colleghi, mi limito ad esercitare la mia professione di studioso che esamina i comportamenti e gli atti degli attori istituzionali alla luce dei parametri costituzionali. Si tratta della libertà cli scienza riconosciuta in Italia all’art. 33 della Costituzione, ma che, sono certo, è nota anche nell’ordinamento sammarinese. E’ chiaro che talvolta la critica scientifica può risultare scomoda. Ma, me lo consentirà, fa parte del gioco e della funzione degli intellettuali che non siano cortigiani di nessuna corte. Piuttosto, l’evidente equivoco euristico in cui Lei e il Congresso di Stato siete incorsi nel confondere la libera critica tecnica con l’assunzione di posizioni politiche, getta adesso una luce per me di maggior chiarezza sulla costante accusa rivolta al sottoscritto, anche in sede istituzionale, di svolgere, nella mia qualità di Dirigente del Tribunale, attività “politica” ogni qual volta esprimo richiami sulla necessità di (o mi adopero per) tutelare la separazione dei poteri, lo stato di diritto e l’indipendenza della magistratura dalle ingerenze della “politica”.

Mi è chiaro adesso che, equivocando politica e attività tecnico-istituzionale è facile, anche involontariamente, qualificare come “politica” anche la seconda. E mi è altresì chiaro come queste posizioni possano risultare talvolta “scomode”.

Quanto alle Sue preoccupazioni sui rischi che l’esercizio della mia analisi critica di tipo tecnico-scientifico possa “compromettere gli equilibri faticosamente raggiunti” nei rapporti tra San Marino e la Repubblica italiana sono certo di poterLa rassicurare, non solo per il rispetto e la reputazione di cui godo, grazie al cielo, nel mio Paese nel quale non vi è stato mai nessuno che abbia accusato di utilizzare la mia attività professionale per “fare politica” anche là dove io abbia preso posizioni molto nette e “scomode” come giurista. Ma a rassicurarLa può valere, credo, l’assoluto reciproco rispetto che nutro e di cui sono onorato da parte delle massime istituzioni della Repubblica italiana, a cominciare dal Presidente Conte, rispetto al quale, l’eventuale dissenso sull’ortodossia costituzionale di alcuni strumenti per fronteggiare l’emergenza, non può certo cancellare la stima, maturata in ben quattro anni di condivisione, letteralmente fianco a fianco, nel Consiglio di Presidenza della Giustizia amministrativa italiana.

Del resto che, sull’uso degli strumenti di governo dell’emergenza, ci siano state fortissime divergenze sembrerebbe dimostrato, si parva licet, anche dalle cronache giornalistiche sulla naturale dialettica tra il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio proprio in merito a tale questione. Non Le sarà difficile, immagino, reperire i riferimenti giornalistici.

Colgo anzi l’occasione per manifestarLe nuovamente, come già fatto in passato, la mia disponibilità a favorire – nell’ambito dell’assoluta correttezza istituzionale – ogni forma possibile di trasparente dialogo con le Istituzioni italiane, per quanto sia nelle mie possibilità e nell’ambito dei rapporti con personalità istituzionali che stimo e di cui riconosco l’assoluta rettitudine e buona fede.

Sono tali rapporti di assoluta stima e trasparenza, nati dalla chiara distinzioni di ruoli e dal rispetto reciproco, che mi hanno consentito, come ricorderà, ad esempio, di trasmettere, in queste settimane in più di un’occasione, a Lei e al Capo della protezione civile, in una logica di leale collaborazione istituzionale, i vari atti normativi non appena resi pubblici, adottati dall’Italia, per fronteggiare l’emergenza Covid e dai quali anche la Repubblica di San Marino ha potuto trarre

ispirazione per le proprie policies. E mi sembrava che tale cortesia fosse stata da Lei apprezzata.

Un ultimo aspetto mi preme sottolineare, in punto di diritto. Sgombrato il campo da inesistenti ragioni di opportunità, trattandosi di attività scientifica e tecnica che non ha mai nemmeno lontanamente sfiorato le prese di posizione di merito politico del governo italiano (ciò che tradirebbe il la mia dignità e deontologia di studioso, cui tengo, se mi permette, ancor più di quella di Dirigente del Tribunale di San Marino) mi preme ribadire che non esiste alcuna ragione di incompatibilità tra l’espressione del pensiero (per giunta scientifico e tecnico) e lo status di Dirigente del Tribunale, atteso che le uniche limitazioni, ai sensi dell’art 2 I. c1, 145/2003 ss.ii.mm., riguardano “l’assunzione di incarichi e ( … ) l’iscrizione a movimenti o partiti politici o ad associazioni sindacali» o «la presentazione di candidature in elezioni politiche ed amministrative». Ipotesi che, all’evidenza, non mi appartengono Tanto dovevo a Lei e agli illustri componenti del Congresso di Stato. Colgo l’occasione per esprimerLe i sensi della mi più alta stima.

Il Dirigente del Tribunale

Prof. Avv. Giovanni Guzzetta

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