Provvedimenti straordinari ormai ordinari. Civico10

Provvedimenti straordinari ormai ordinari. Civico10

A volte viene da pensare: ma questo Governo riuscirà mai a fare un provvedimento definitivo, un qualcosa di strutturale, o andrà avanti per sempre con provvedimenti straordinari e quindi discrezionali nei tempi e nei modi, creando incertezza e disparità fra cittadini?
Ultimo caso di questa sagra è il Decreto appena emanato in materia di trattamento previdenziale anticipato e ammortizzatori sociali straordinari.
Un provvedimento che viene ripetuto quasi sempre in maniera uguale da 3 anni a questa parte, ma che viene sempre fatto sotto forma di Decreto e con una durata di 1 anno. In questo modo, ogni anno, il Governo può decidere se prorogarlo o meno, cambiare le modalità di accesso a questo strumento o mantenerle uguali, cambiare i soggetti beneficiari oppure no, inserire termini discrezionali per l’accesso e così via.
I cittadini in questo modo sono sempre più disorientati e confusi, ma il Segretario di turno (in questo caso il Segretario al Lavoro) “guadagna” la possibilità di un passaggio sui giornali e alla Tv, con tanto di foto e magnificazioni come se avesse fatto il provvedimento del secolo, quando in realtà si tratta dell’ennesima proroga di qualcosa di già fatto.
Anche entrando nel merito dei provvedimenti, poi, ci sarebbe molto da dire.
Nello specifico, il Decreto menzionato contiene – da 2 anni, perché il primo era per certi versi migliore – una disposizione molto discutibile: il lavoratore che viene licenziato in età avanzata, infatti, può decidere di non essere ricollocato al lavoro, accede per 2 anni agli ammortizzatori sociali previsti per legge e poi va in pensione anticipata (di importo leggermente ridotto) per 3 anni, fino ad arrivare a 60 anni alla pensione “piena”.
Il problema è che bisogna essere licenziati al momento giusto, in particolare avendo almeno 54 anni e 6 mesi. Chi viene licenziato da quella età in avanti, ha diritto a tutto quanto sopra detto. Chi viene licenziato magari a 54 anni e 5 mesi, purtroppo per lui/lei, non ha diritto a nulla perché non rientra nei tempi previsti dal Decreto.
Ovviamente quest’ultimo lavoratore ha pochissime possibilità di ritrovare un’occupazione, esattamente come quello licenziato a 54 anni e 6 mesi, ma questo al Governo non sembra interessare: finiti gli ammortizzatori sociali, si ritroverà a poco più di 56 anni senza alcun reddito, a molti anni dalla pensione.
Questo è quello che succede quando si fanno provvedimenti del genere, mettendo termini assurdi, senza creare norme strutturali e capaci di creare trattamenti equi e validi per tutti coloro che si trovino in situazioni simili.
Noi la nostra idea l’abbiamo lanciata da tempo: quella di creare un reddito minimo garantito capace di sostenere tutti coloro che siano senza un’occupazione ma che siano alla ricerca attiva di un posto di lavoro, con tutto quello che questo comporta in termini di attività di formazione e ricollocamento da svolgere. Un reddito minimo garantito il cui importo vari in base ad un indice, l’ISEE, che rifletta le condizioni economiche del percettore: peggiori sono le condizioni, più alto l’assegno.
Il Governo finora si è sempre rifiutato di ascoltare, ma questo tema resta uno degli obiettivi primari che crediamo sia utile raggiungere per il Paese.
Civico10

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