Questa sera i tradizionali fuochi di San Giuseppe. Tanti appuntamenti a San Marino dopo due anni di stop

Questa sera i tradizionali fuochi di San Giuseppe. Tanti appuntamenti a San Marino dopo due anni di stop

I fuochi di San Giuseppe sono una tradizione molto sentita in Romagna e questa sera torneranno ad essere momento di incontro e socialità per le persone dopo due anni di fermo a causa della pandemia.

Le diverse località hanno fatto scelte diverse. A Rimini ad esempio il Comune ha previsto soltanto tre focheracce pubbliche per ridurre l’inquinamento atmosferico. Riccione ha scelto di annullarle tutte “per rispetto a quanto sta accadendo in Ucraina”. Niente fuochi neanche a Cesena, dove il Comune si è giustificato con “pericoli e rischi per l’incolumità delle persone, oltre che un particolare impatto in termini di emissioni inquinanti su area vasta”.

San Marino non ha invece posto alcuna limitazione e così praticamente in tutti i Castelli le Giunte e i comitati di cittadini hanno organizzato il proprio momento conviviale attorno al falò.

LA STORIA

Nelle diverse località sono conosciuti come fogheracce o focheracce o focarine è un rito popolare tipico del folclore romagnolo che si tiene ogni anno nella sera del 18 marzo. Oggi l’evento coincide con la vigilia della festa di San Giuseppe ma affonda le sue radici nell’epoca pagana. Tale data è infatti alla vigilia dell’equinozio di primavera, quando si svolgevano i baccanali, i riti dionisiaci per propiziare la fertilità nonché l’inizio del nuovo anno romano. Infatti tale tradizione si può includere tra riti del falò di inizio anno e nei riti di purificazione agraria.

Ma il rito del fuoco purificatore è una delle più arcane tradizioni diffuse presso svariate popolazioni. In alcune zone dell’entroterra romagnolo la simbologia della fogheraccia s’intersecava con il rito detto dellaségavëcia” o della “vecchia”, tenuto il giovedì di mezza quaresima, durante il quale un fantoccio con le sembianze di una vecchia, veniva trainato su un carro mascherato tra suoni di trombe, battaglie con frutta e grida, per essere poi squarciato e arso in piazza.

Un rito allegorico che si interseca con la cultura agricola che in questa fase dell’anno vede accumularsi grandi quantità di frasche derivanti dalla potatura degli alberi, in particolare olivi.

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