Recessione da coronavirus

Recessione da coronavirus

Recessione da coronavirus

L’attuale emergenza sanitaria, prodotta da coronavirus, è stata gestita, a San Marino, in maniera decisa, con tempestività e con risultati accettabili, considerata altresì la prontezza nel ricercare le prime soluzioni per un’autonomia diagnostica interna al territorio e per la capacità di cura, svolta nelle nostre strutture sanitarie. Il fatto che la nostra popolazione abbia un indice di invecchiamento del 20,03% e un indice di vecchiaia di 142,34 nel 2018, questo dato segnala il peso dei senior sui giovani, ha certamente influito sul tasso di mortalità, considerata la fragilità degli over 65 anni, suscitando un grande dolore collettivo nella comunità.

Ma come è noto a tutti questa epidemia non ha solo colpito la salute dei cittadini, ma ha inciso profondamente e non sappiamo ancora quale sia l’entità, la tipologia e la durata degli effetti negativi, che si sono e si produrranno nell’economia e nella socialità del nostro paese. Ho tentato prioritariamente e senza presunzione, di delineare alcuni scenari presenti o che si prospettano nel breve periodo ed è mia intenzione esporli.

  • I segnali che, indicavano un processo di restringimento della globalizzazione, il suo spezzettamento e la creazione di sfere diverse d’influenza, con la crisi sanitaria, sono divenuti più intensi. I due principali attori nello scenario mondiale, la Cina e gli USA proteggono i loro mercati interni, spingono per esportare i loro prodotti e vogliono entrare in nuovi mercati con le tecnologie dell’informazione e con l’innovazione.
  • Si registra nell’economia globale il progressivo venir meno di un paese predominante (la leadership americana non è stata capace di gestire questo ruolo e di gestire le crisi economiche e finanziarie) o di pochi paesi (si consideri la triade USA, Giappone, Europa), con la conseguenza che, l’economia globale sarà sempre meno condizionata dalle politiche e dall’andamento di un singolo paese.
  • Aumenta l’attenzione negli Stati verso il principio dell’autosufficienza, con l’introduzione di forme di protezionismo economico, commerciale e finanziario. Per le imprese s’imporrà una riorganizzazione delle filiere produttive, un’attenzione alle filiere dei fornitori, allo stoccaggio delle materie prime e dei semilavorati, un’attenzione alle priorità di esportazione e una valutazione dello stato dei mercati nel quadro dello spezzettamento della globalizzazione. Nella gestione dei rischi aziendali, oltre alla tutela da eventi eccezionali, si dovranno anche considerare le situazioni di incertezza, legate al disordine creato dalla crisi della globalizzazione.
  • Le previsioni dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), per il 2020, erano già al ribasso, ma sono aggravate ora dal dilagare della pandemia sanitaria e dall’incertezza sui tempi di soluzione nell’intero globo. All’interno di questo quadro si prospettano politiche commerciali molto aggressive e la conseguente esigenza che il mercato europeo (500 milioni di abitanti)  mantenga la sua solidità e la capacità di fronteggiare i colossi economici e finanziari.
  • L’attuale crisi economica del 2020 non è solo una crisi di domanda, ma è divenuta in contemporanea anche crisi di offerta, per la chiusura di tutte le attività non strategiche. con  la conseguente intensificazione dei livelli di disoccupazione. La stessa crisi del 1929 era partita come crisi di domanda, in presenza di un elevato livello di sovra produzione, a cui si erano aggiunte sia la crisi bancaria che la conseguente diminuzione della produzione con l’effetto di far esplodere una massiccia disoccupazione. Dalla recessione il mondo occidentale è sceso nel ’29 alla grave depressione e solo il New Deal rooseveltiano (nuovo corso o nuovo accordo) e le teorie Keynesiane sono riuscite a trovare il percorso per la ripresa economica.
  • La gestione dell’attuale crisi, agendo attraverso la politica monetaria, la politica fiscale e la politica di bilancio, produrrà un forte indebitamento pubblico e privato. I paesi europei hanno situazioni di debolezza, molto variegate, nei loro conti pubblici; il rapporto debito pubblico e prodotto interno lordo (PIL) varia da un 60% per la Germania, al 100% per la Francia e al 130% per l’Italia. A San Marino, quale è questo rapporto? Anche l’Unione Europea stenta ad assumere la leadership nella gestione di questa crisi, i paesi potrebbero essere lasciati parzialmente soli nelle politiche e nelle strategie di contenimento della crisi e nella ripresa.

Per contrastare l’indebitamento privato delle imprese, la carenza di reddito delle famiglie e la disoccupazione si adottano le leve Keynesiane dell’intervento dello Stato e la gestione della spesa statale, indirizzata anche agli investimenti pubblici.

  • Il consumatore finale non ricerca più il solo possesso del bene, in cui contano i volumi e il

consumismo, ma richiede il ben-essere, una qualità più alta e un contenuto culturale nei prodotti e servizi. Al processo di creazione del valore si richiede di incorporare i caratteri della qualità, intesa come bellezza e utilità e della cultura come innovazione e scienza.

  • Il processo di interconnessione delle persone e delle cose (internet of things) si intensificherà e potrebbe rappresentare un rimedio alla imponderabilità di eventi traumatici, così che l’attuale epidemia ha messo in luce, sia il valore dello smart working, come modalità lavorativa e comunicativa, che l’esigenza della trasformazione digitale del paese, obiettivo che richiede una massiccia azione di formazione dei giovani e degli anziani, se si vuole che sappiamo usare le nuove tecnologie nella vita di ogni giorno.
  • Il livello culturale medio è in fase di crescita in molte nazioni e la crisi sanitaria ha obbligato le agenzie formative all’uso dell’e-learning e della didattica a distanza, come strumenti eccezionali di formazione nella contingenza sanitaria, ma che non potranno essere tralasciati, se si vogliono migliorare i processi di istruzione scolastici e di formazione professionale.
  • Gli elevati indici di letalità del coronavirus hanno evidenziato il progressivo invecchiamento delle popolazioni nel mondo occidentale e in particolare in Europa, a cui si associa, in tempi normali, il progressivo innalzamento dell’età media di vita delle persone, di una elevata longevità, in cui è importante star bene e in autonomia. I pilastri di un modello di sviluppo dovrebbero includere due innovazioni, quella sociale con il riposizionamento nella società degli over 60 anni, quella di business, all’interno di un paradigma di silver economy.

Dentro questi scenari si inquadrano le scelte, che un piccolo paese dovrà prendere al termine dell’emergenza sanitaria, saranno scelte difficili, ma dovranno essere tempestive, nella speranza di non essere da soli in questo accidentato e complesso percorso.

                                                                                                          ORIETTA CECCOLI

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