Referendum aborto, Karen Pruccoli: “La vittoria del sì non aprirà all’aborto indiscriminato”

Referendum aborto, Karen Pruccoli: “La vittoria del sì non aprirà all’aborto indiscriminato”

“È stata una campagna elettorale a tratti scioccante per i toni usati e per la disinformazione fatta da qualcuno, ma tutto sommato siamo soddisfatti. Spero solo che i sammarinesi abbiano capito che se vincerà il sì non si aprirà all’aborto indiscriminato, ma ci sarà libertà di scelta con paletti precisi”.

Karen Pruccoli, presidente di Unione donne sammarinesi, commenta così a Libertas le ultime settimane in cui ha girato il Paese in lungo e in largo insieme alle colleghe per spiegare le ragioni del sì al referendum di domenica 26 settembre. Le abbiamo posto un po’ di domande a poche ore dal voto per un bilancio e per raccogliere lo stato d’animo della vigilia.

La stanchezza si fa sentire?
“Effettivamente da marzo non ci siamo più fermate, da quando abbiamo iniziato la raccolta firme per poter indire il referendum. Abbiamo fatto una campagna a tappeto, con banchetti, gazebi e eventi sul territorio ma anche molta attività sui social. Qui abbiamo raccolto e condiviso ben 150 testimonianze di altrettanti cittadini e cittadine che si sono schierate per il Sì. Il nostro filo conduttore è stata la corretta informazione. Abbiamo cercato di spiegare il quesito [vedi sotto, ndr] a tutti, anche a quelli che si sono schierati con il No”.

E pensa che la gente lo abbia capito?

“Noi abbiamo cercato in tutti i modi di spiegarlo. Innanzitutto abbiamo sempre sottolineato che abbiamo scelto un referendum propositivo e non abrogativo perché la semplice depenalizzazione dell’aborto da reato penale come è ora avrebbe voluto dire deregolamentare completamente la pratica a San Marino. Invece noi abbiamo indicato nel questito paletti precisi entro i quali consentire l’Ivg a San Marino, sulla falsa riga di quello che accade in Italia da oltre 40 anni. E cioè chiediamo che sia consentito abortire sempre entro la 12esima settimana di gestazione e soltanto in casi particolari dopo questa data. Ovvero solo in cui ci siano pericolo per la vita della madre – e qui non penso che ci sia qualcuno che possa non essere d’accordo – oppure se ci sono anomalie e malformazioni del feto che comportano grave rischio per la salute fisica e psicologica della donna”. 

Questo è diventato l’oggetto delle critiche più feroci. 

“Si ma solo perché i contrari hanno voluto strumentalizzare il quesito puntando sulla paura. Eppure lo abbiamo scritto in italiano. Non bastano anomalie e malformazioni del feto affinché sia consentito abortire, ma queste devono comportare grave rischio per la salute fisica e psicologica della donna. Che deve essere certificato da un medico ovviamente. Se la donna non è in queste condizioni NON POTRA’ abortire comunque. E ribadisco la parola POTRA’. Si tratta di consentire una libera scelta. Nessuna sarà obbligata o spinta ad abortire, come ha lasciato intendere qualcuno”. 

Quindi niente aborto al nono mese?

“Questa è stata forse la frase che mi ha lasciato più basita di tutte…  Ma come si fa a parlare di aborto al nono mese? È una falsità unica. Al nono mese si partorisce perché il feto è pronto a vivere fuori dall’utero della madre. Addirittura oggi la tecnologia permette di far sopravvivere feti di poco più di 6 mesi. Si confondono strumentalmente le parole per creare una paura infondata. Ripeto il contenuto del quesito con un esempio. Prendiamo il caso di una donna incinta di 7 mesi. Ha dei problemi e i medici certificano che sia in grave pericolo. A quel punto può, e sottolineo può, decidere di interrompere la gravidanza. Ma questo non significa che il feto venga soppresso!! Anzi! I medici faranno di tutto per farlo sopravvivere se ne ha la possibilità. Pensavo fosse una cosa scontata invece così non è stata purtroppo”.

Non pensa che a distogliere l’attenzione dal quesito siano state anche le polemiche e gli insulti reciproci?

“Un attimo: noi di Uds non siamo mai scese allo scontro becero e agli insulti. Le nostre comunicazioni alla stampa, sui social e sui manifesti sono state sempre improntate all’informazione. Anche quando abbiamo risposto alla palese disinformazione. Dall’altra parte invece abbiamo visto una violenza verbale e una mistificazione della realtà che sinceramente mi ha scioccato. C’è stata una strategia della paura, come già fatto nel 1982 in occasione del referendum per consentire alle mogli di non sammarinesi di mantenere la cittadinanza. Allora vinse la paura di essere invasi da orde di stranieri e vinsero i no. Questa volta, manifesti di pessimo gusto a parte, ci sono stati veri e propri insulti da una minoranza dei contrari. Sottolineo questo perché ci sono antiabortisti con cui si può parlare e confrontarsi senza che ci etichettino come assassine o pazze egoiste che vogliono abortire al nono mese”.  

Ha citato il referendum del 1982. Pensa che domenica possa finire ancora in quel modo?

“Guardi, noi siamo ottimiste ma anche caute. Sappiamo che il mondo cattolico ha messo in piedi una macchina elettorale molto forte. E sappiamo che quei toni esagerati e quelle immagini raccapriccianti possono aver fatto breccia su una parte di cittadini. Da parte nostra abbiamo ricevuto tantissimi attestati di stima e sostegno”.

Se dovessere vincere il no che farete?

“Prenderemmo atto della volontà popolare ma non ci fermeremmo affatto. Continueremmo a portare avanti questa battaglia che per noi è di civilità. D’altronde anche il Parlamento Europeo si è espresso pochi mesi fa con una risoluzione che definisce l’aborto sicuro e legale come diritto fondamentale della donna”.

Invece in caso di una vostra vittoria il Governo dovrà predisporre una legge che accolga il quesito e che poi dovrà passare in Consiglio Grande e Generale per discussione e approvazione. Un passaggio tutt’altro che banale visto l’argomento.

“No, non è un passaggio banale. Anzi. E la politica ha già dimostrato di non volerlo affrontare, visto che dal 2019 c’è una proposta di legge di iniziativa popolare, presentata da Uds, che accoglie il quesito. In questi anni il Palazzo ci ha ignorato e per questo abbiamo deciso di bypassarlo con un referendum. Ora, in caso di vittoria, non potranno più far finta di nulla. In quel caso noi saremo in prima linea per fare si che nella legge non vengano inseriti paletti all’aborto ulteriori a quelli indicati nel quesito”.

 

Anche con la vittoria dei sì quindi, la battaglia sull’aborto a San Marino non è destinata ad esaurirsi.

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