L’Informazione di San Marino
Lotta alla Mafia, i
rapporti con la Repubblica di San Marino non hanno registrato consistenti e
significativi sviluppi in positivo”
In esclusiva L’Informazione
pubblica la relazione della Procura nazionale antimafia di Piero Grasso.
Ennesima doccia gelata per il Titano
David Oddone
Dopo la pubblicazione da parte del collega Galullo della relazione di Dall’Osso, in esclusiva L’Informazione pubblica la relazione annuale sulle attività svolte dal Procuratore nazionale antimafia e dalla Direzione nazionale antimafia nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso nel periodo 1° luglio 2010 – 30 giugno 2011 Dicembre. Il quadro che ne emerge è ancora una volta desolante, con una situazione relativa alle mafie che appare letteralmente sfuggita di mano al governo del Titano.
I trasferimenti di danaro verso la Repubblica popolare cinese, il canale dei money Transfer Ancora una volta nella relazione trova posto – a pag. 153 – un capitolo dedicato al riciclaggio con la Cina. “Altra metodologia accertata per riciclare il denaro verso la Cina – si legge -, è l’utilizzo di una società finanziaria-fiduciaria con sede centrale e legale in San Marino e sedi a Forlì, Bologna e Milano, ma anche a Lugano, Montecarlo, Lussemburgo e Londra”.
Gli schermi fiduciari La Procura nazionale Antimafia spiega perfettamente come vengono aggirate le norme attraverso la puntuale segnalazione dell’Uif: “In punto di casistica di segnalazioni approfondite dall’UIF nell’anno di riferimento – si legge a pagina 258 -, va specificamente evidenziata quella relativa ad operatività con controparti sammarinesi. Si osserva in proposito che non sono certo mancate le segnalazioni pervenute all’UIF concernenti flussi in contropartita con soggetti e/o intermediari aventi sede nella Repubblica di San Marino. Le operatività anomale segnalate appaiono finalizzate, da un lato, al trasferimento di fondi verso la Repubblica di San Marino tramite operazioni di natura societaria, e, dall’altro, al reinvestimento presso banche ed altri istituti finanziari italiani dei fondi accumulati all’estero, spesso occultati tramite schermi fiduciari e societari. L’effettiva applicazione delle nuove disposizioni in materia di adeguata veri- fica della clientela con riguardo, in particolare, all’identificazione del titolare effettivo è stata sovente vanificata dal comportamento degli intermediari sammarinesi. Infatti, a fronte delle richieste di informazioni provenienti dagli intermediari italiani, quelli sammarinesi, al fine di eludere la norma, hanno spesso dichiarato di operare in nome e per conto proprio ovvero hanno disposto il trasferimento dei fondi presso istituti insediati in paesi off shore senza fornire i dati richiesti. Appare, in buona sostanza, evidente come l’impiego di strumenti giudiziari facenti capo a diverse giurisdizioni determini un elevato grado di opacità, che impedisce la conoscenza sia della provenienza sia della destinazione delle disponibilità movimentate. Un più articolato ed eloquente quadro della ”questione sammarinese” è, peraltro, contenuto nella relazione dello scrivente in tema di partecipazione della Direzione Nazionale Antimafia al Comitato di Sicurezza Finanziaria, talchè se ne può fare specifico rinvio”.
L’operazione Vulcano Immancabile per le sue ripercussioni un riferimento ai Vallefuoco: “Una significativa indagine sulla camorra istallata nella Regione, è quella del procedimento contro Esposito Gennaro, Vallefuoco Francesco e altri, indagati per plurime estorsioni in danno di vari commercianti – si legge a pagina 399 della relazione -. L’indagine bolognese riunisce altri procedimenti iniziati in varie località e trasmessi alla DDA di Bologna per competenza. Nel corso dell’indagine, sono state identificate una pluralità di persone, sostanzialmente riconducibili a tre gruppi criminali, apparentemente distinti: il primo diretto da Vallefuoco Francesco, il secondo riconducibile al clan Marinello di Acerra imperniato sui fratelli Luciano, il terzo facente capo a Agostinelli Francesco. L’identifi- cazione dei gruppi ha consentito di ripartire gli indagati tra quelli appartenenti ai casalesi e quelli appartenenti alla cosca di Acerra. In realtà le vicende successive e soprattutto la condotta estorsiva in danno dell’imprenditore Burgagni Michele e della moglie, hanno mostrato che le diverse fazioni criminali avevano trovato un accordo per la gestione delle attività illecite nel territorio dell’Emilia Romagna con estensioni nella Repubblica di San Marino. L’impronta mafiosa della condotta degli indagati si appalesava non solo per la qualificazione dei gruppi criminali e per la tipica finalità di acquisire in modo diretto e indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, ma addirittura per la esplicita indicazione degli indagati stessi di appartenere ai casalesi. Gli accordi avevano consentito agli indagati di gestire, in forma concorrenziale, attività estorsive nei confronti di varie persone offese, e in un caso specifico, il gruppo Vallefuoco era così subentrato al gruppo di Acerra entrando in possesso di beni, fino a quel momento detenuti dai fratelli Luciano. L’indagine ha pertanto dimostrato non solo la presenza dei casalesi nel territorio, ma l’avvenuta saldatura di clan tradizionalmente rivali, per meglio ottenere illeciti guadagni senza però giungere a lotte intestine che avrebbero potuto attirare maggiormente l’attenzione delle Forze dell’ordine”.
Il Credito Sammarinese L’Antimafia si occupa anche di un altro fatto di cronaca che ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica del Monte: “Le ulteriori attività sviluppate sul fronte patrimoniale consentivano di accertare che attraverso due intermediari finanziari – si legge a pag. 466 – , erano state veicolate, per conto del BARBIERI, ingenti somme presso il Credito Sammarinese, con sede nella Repubblica di San Marino. In ragione di tale versamento e di altri già programmati per un valore totale di 15 milioni di euro, erano stati aperti dei conti correnti presso lo stesso istituto di credito, il Direttore Generale del citato istituto di credito sammarinese, assicurava il riciclaggio dei narcoproventi del Barbieri. Peraltro, subito dopo l’omicidio, sono stati registrati frenetici tentativi dei sodali di recuperare una parte delle somme trasferite all’estero ed è stata accertata la connivenza dei vertici dell’Istituto di credito del quale è stato disposto il commissariamento dall’AG sammarinese. In tale contesto è stato eseguito il sequestro della somma di 1,3 milioni di euro, primo rateo dei complessivi 15.000.000,00 di euro che avrebbero dovuto confluire nelle casse del Credito Sammarinese. L’indagine, svolta in collaborazione con l’AG sammarinese, ha confermato, infine, come il circuito del denaro sia distinto rispetto a quello del narcotico e le attività di riciclaggio e reimpiego affidate a professionisti operanti per conto delle cosche. Le ulteriori attività sviluppate sul fronte patrimoniale consentivano di accertare che attraverso due intermediari finanziari, erano state veicolate, per conto del BARBIERI, ingenti somme presso il Credito Sammarinese, con sede nella Repubblica di San Marino. In ragione di tale versamento e di altri già programmati per un valore totale di 15 milioni di euro, erano stati aperti dei conti correnti presso lo stesso istituto di credito, il Direttore Generale del citato istituto di credito sammarinese, assicurava il riciclaggio dei narcoproventi del Barbieri. Peraltro, subito dopo l’omicidio, sono stati registrati frenetici tentativi dei sodali di recuperare una parte delle somme trasferite all’estero ed è stata accertata la connivenza dei vertici dell’Istituto di credito del quale è stato disposto il commissariamento dall’AG sammarinese. In tale contesto è stato eseguito il sequestro della somma di 1,3 milioni di euro, primo rateo dei complessivi 15.000.000,00 di euro che avrebbero dovuto confluire nelle casse del Credito Sammarinese”.
Il ruolo delle immobiliari ‘ndrangheta e immobiliari sammarinesi trovano spazio a pagina 695 della relazione della procura nazionale Antimafia: “Le indagini in corso hanno confermato l’interesse delle cosche ‘ndranghetistiche locali per investimenti immobiliari di rilievo e per il settore della c.d. energia rinnovabile. Il traffico degli stupefacenti ad altissimo livello era ed è tuttora una delle principali attività gestite dalla ‘ndrangheta dalla quale si traggono i profitti che vengono poi investiti in diversi settori economici e finanziari. L’operazione “Decollo money” conclusa nel luglio del 2011 in collaborazione con l’AG sammarinese, ha fatto luce sui canali di riciclaggio dei narcoproventi ed ha confermato che il circuito del denaro è distinto rispetto a quello del narcotico e le attività di riciclaggio e reimpiego sono sistematicamente affidate a professionisti operanti per conto delle Cosche”.
Le conclusioni di Grasso Dopo il “bastone”, arriva la “carota”, perché la Procura Nazionale Antimafia riconosce piccoli passi in avanti fatti dal Titano. Non basta evidentemente, ma la collaborazione con la Fondazione Caponnetto ad esempio, potrebbe fornire gli anticorpi necessari per una concreta lotta alle mafie: “E come notazione conclusiva in siffatta direzione – si legge a pagina 50 -, possono menzionarsi le complesse interlocuzioni, tuttora in atto, fra l’Italia e la Svizzera, nonché la Repubblica di San Marino, finalizzate ad una concreta collaborazione in materia bancaria e finanziaria ed al superamento delle storiche barriere legate al segreto bancario, tante volte opposto, anche in relazione a complesse ed importanti investigazioni giudiziarie. Il delicatissimo tema della trasparenza in materia di finanza internazionale sembra infine, pur assai faticosamente, farsi strada, anche alla luce della pesante crisi finanziaria ed economica, che coinvolge in termini allarmanti quasi tutti i paesi. Ed è super- fluo rimarcare come tale tema rappresenti un autentico punto di svolta per ogni questione destinata a transitare lungo il percorso – auspicabilmente sempre meno tormentato ad ogni latitudine – della collaborazione internazionale. Realismo vuole che si sottolinei, peraltro, come neppure nell’anno di riferimento, i rapporti in tal senso con la Repubblica di San Marino abbiano registrato consistenti e significativi sviluppi in positivo. Sul punto, peraltro, sono evidenziati e riportati gli elementi di cognizione e di ri- flessione del caso nelle relazioni dello scrivente in tema di partecipazione della DNA al Comitato di Sicurezza Finanziaria ed in materia di segnalazioni di operazioni finanziarie.