Rete: ‘La quiete dopo la tempesta’

Rete: ‘La quiete dopo la tempesta’

Succede spesso che la politica prometta una cosa e ne faccia un’altra.

Il paese è in emergenza, ciò che servirebbe sarebbe lo snellimento della burocrazia, della discrezionalità e dell’opacità delle scelte, e invece continua tutto come prima.

Dopo i fuochi d’artificio in Consiglio, la scorsa settimana, tra dimissioni di segretari e coinvolgimento di altri consiglieri in inchieste giudiziarie, il paese ha sentito l’intera maggioranza spergiurare che ora serve più disponibilità al dialogo, più coinvolgimento delle opposizioni, più collaborazione.

Manco a dirlo, predica bene e razzola male.

Il nostro movimento ha subito chiesto che almeno il governo tenesse fede agli impegni presi in consiglio: sono decine gli ordini del giorno approvati e mai applicati.

Dunque ha chiesto lo scorporo dei Decreti per consentire al governo di relazionare sul loro contenuto, come stabilito da un ordine del giorno scaduto nel marzo scorso.

Avendo però a cuore la snellezza dei lavori, ha subito preso l’impegno di dimezzare i propri interventi, non facendo prendere parte al confronto due suoi consiglieri.

Però altro che dialogo: sugli emendamenti presentati si procede come sempre. Presentazione, nessuna discussione, bocciatura.

Sia ben chiaro, non pretendiamo che il governo condivida gli emendamenti che presentiamo. Ma almeno sarebbe carino che motivasse il motivo per cui non condivide. Ebbene, al di là degli interventi dei Segretari di Stato a mano a mano coinvolti dagli emendamenti, nessun consigliere di maggioranza (eccetto un paio) ha mai preso parola nel merito, e crediamo che chiunque abbia avuto modo di sentire, in radio, la fatica che deve fare la povera Reggenza per far capire, nel momento delle votazioni, se si stia votando un emendamento di maggioranza o di minoranza; segno che in pochi seguono i lavori, e che comunque il sì o il no -altro che voto di coscienza- viene deciso in base al presentatore. Il contenuto non conta.

Dunque siamo alle solite. Il governo procede, il Consiglio si disinteressa dei lavori, le decisioni sono già prese prima di entrare in aula.

E ci giungono nuove voci di aumenti di livello e di stipendio indecenti e immotivati (tra bancomat accesi per trasferte a dirigenti già strapagati, a consulenze agli amici degli amici, agli avanzamenti di carriera nella diplomazia, con creazione di nuovi ruoli con il solo scopo di dare aumenti di salario), segno che chi governa non capisce la delicatezza del momento, continua nella sua politica clientelare, e se ne frega di affossare un paese intero… quello che conta è accontentare gli amici, quelli del proprio rango!

Noi, questa cosa qua, non la chiamiamo collaborazione, nemmeno rispetto (per noi e per i sammarinesi in difficoltà).

La chiamiamo ottusità, forse tradimento.

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