RETE: quella privatizzazione della Centrale del Latte

RETE: quella privatizzazione della Centrale del Latte

Latte: la questione è Centrale
Finalmente dopo decenni sono riusciti a privatizzare la centrale del latte.
Le motivazioni in questo caso sono che: 1) la centrale non crea utili per lo Stato; 2) è troppo costosa (e un privato la farebbe fruttare di più e costare di meno); 3) ha problemi strutturali e quindi richiederebbe ingenti somme per la sua ristrutturazione (tanto vale darla a un privato che faccia lui le ristrutturazioni).
Fin qui sembra conveniente, no? Ma c’è dell’altro.
Intanto ci chiediamo perché anche in questo caso si preferisce affidare ad un privato non sammarinese il marchio e l’uso del latte prodotto a San Marino, perché la si metta come si vuole, si è scelto deliberatamente di affidare la Centrale del Latte ad una ditta italiana!
E’ bastato prevedere l’esperienza almeno quinquennale per escludere ogni interessamento di sammarinesi…e ce n’erano! Da parte di una cordata di investitori dell’ANIS, e anche da parte degli stessi produttori di latte.
E anche le tempistiche per presentare il proprio interessamento (15 giorni!) impedivano a chi non fosse già stato contattato di provvedere in tempi utili a candidarsi come acquirente.
Dunque gestirà la Centrale del latte chi si era previsto lo facesse… non intendiamo dire che ci sia qualcosa di losco, diciamo solo che la trattativa era già decisa in partenza, e che crediamo sbagliato favorire sempre ditte forensi, che porteranno e spenderanno altrove i propri utili.
Le motivazioni della necessità di privatizzare ci paiono tutte discutibili.
1) Se si sostiene che ogni attività che non crea utili debba venire privatizzata, tutti i servizi primari li dovremo privatizzare. E in effetti è ciò che lentamente i governi stanno facendo. Consiglieremmo loro di ripassare il “contratto sociale”, e quali siano gli obblighi di uno Stato nei confronti dei propri cittadini.
2) Il fatto che un servizio pubblico costi molto di più di quanto costerebbe a un privato, non è una buona ragione per privatizzare, ma un’ottima ragione per licenziare il suo responsabile. Ci sono troppi dipendenti? Non sono produttivi? Vengono spesi troppi soldi in macchinari ecc? Bene, si prende il dirigente pubblico per un orecchio e lo si accompagna alla porta. Invece solitamente il dirigente viene ricollocato in altro servizio, a pagare sono i dipendenti.
3) La ristrutturazione non sarebbe costata, forse, così tanto se nel corso degli anni non si fosse lasciata crollare la struttura. Se a casa faccio manutenzione continua la spesa è costante ma contenuta. Se me ne frego per 30 anni, alla fine devo ricostruirla da capo… anche qui ci sono responsabilità, o la volontà di creare l’emergenza che alla fine permettesse di privatizzare.
Ma è poi vero che la ristrutturazione la pagherà l’investitore? In parte. €500.000 glieli fornirà lo Stato, non facendogli pagare affitti per i primi 15 anni e mezzo, e senza contare che per i successivi 14 anni gli farà pagare un affitto di soli €32.000 all’anno (pensiamo a quanto spenderebbe lo Stato per affittare 4.300 mq di terreno più un intero stabile, se ne spende circa €80.000 all’anno per dei miseri uffici ai tavolucci).
Il nuovo gestore non riassumerà tutti i dipendenti attuali (costo annuo circa €700.000) che verranno riallocati in altri settori della PA.
Poniamo che ne vengano assunti 7 su 15: lo Stato continuerà a pagare 373.000 euro l’anno per i dipendenti, che uniti ai 32.000 euro di affitto “abbonato” per i primi 15 anni conducono ad una spesa di €405.000 annui per i prossimi 15 anni, circa €6.000.000.
Siamo sicuri che alle stesse condizioni non sarebbe stato più utile cercare di favorire veramente il made in San Marino, fatto da sammarinesi, che avrebbe creato a San Marino in maniera stabile professionalità, posti di lavoro, competenze?
Inoltre si pone un problema amletico: fino a ieri i produttori di latte avevano l’obbligo di vendere alla Centrale del Latte. Domani saranno obbligati a venderlo a un soggetto privato? Perché non dovrebbero venderlo altrove, se più conveniente? A quel punto cosa faremmo, la casatella sammarinese con latte del circondario?
Insomma, un pastrocchio. Tutelare il made in San Marino significa creare a San Marino le condizioni per valorizzare i propri prodotti e creare competenze da trasmettere alle prossime generazioni, non depredare ogni brandello finché ce n’è!
Movimento RETE

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