Rete: Roberto Ciavatta, ‘Lo spirito dei referendum’

Rete: Roberto Ciavatta, ‘Lo spirito dei referendum’

Comunicato stampa

In questi anni in cui mi sono trovato a fare il politico ho purtroppo constatato di persona l’atteggiamento dei nostri governanti di fronte a personaggi (investitori, professionisti, tecnici) che vengono da fuori. È un atteggiamento di sudditanza che riflette il nostro provincialismo, è lo sguardo di ammirazione verso il salvatore. E chi provincialista non lo è se ne rende subito conto, e capisce  di poter agevolmente piegare quei provincialotti alle proprie richieste. È così che il Presidente e vice-presidente della Banca Centrale richiedono allo Stato di aggirare le leggi, e lo Stato le aggira! Su richiesta! Garantisce ad entrambi stipendi cumulativi e benefit che nei fatti aboliscono la legge dello Stato che impone il tetto degli stipendi a €150.000!

Lo fa fornendogli nuovi incarichi inutili, comprandogli automobili, concedendogli appartamenti su richiesta… e a far da interlocutore di questi uomini che vengono da fuori per salvarci ci sono sempre le solite figure riconducibili ai potentati di ieri e di oggi! Chi viene da fuori ha bisogno di una guida, e la guida gliela fornisce chi ha più interessi in campo! Se le leggi non esistono, e le leggi sono l’unico appiglio per i cittadini normali, dalla gestione ballerina del governo traggono vantaggio solo i potentati. E ciò che emerge da questi referendum è proprio un contrattacco dei potentati che fino a ieri dovevano lavorare nell’ombra mentre oggi non si fanno problemi a agire alla luce del sole, confidando sulla disinformazione, sul disinteresse, sulla propaganda in carta patinata.

Poco importa se chi si trova a proprio agio a fianco dei potentati e considera la cittadinanza una scocciatura, un coacervo di gente poco capace di pensare al proprio benessere, sia la stessa gente che “passivamente” non denunciava potenziali richieste di tangenti da parte di loro colleghi ora nei guai con la giustizia, o gente che per decenni ha parteggiato per ladri e corrotti che hanno devastato il paese.

Chi vota Sì pretende che anche San Marino diventi un paese normale. Chi vota no, invece, dà il suo assenso ad un modello in cui la democrazia è la facciata di un affarismo parassita ed elitista. Io rispetterò ogni decisione del popolo al referendum, perché per me, persona normale e senza eredità né censo, il popolo ha sempre ragione. Secondo voi i potentati degli ultimi trenta anni, che sono gli stessi che si muovono ora, rispetteranno il volere della gente? Lo hanno fatto con gli ultimi referendum, stravolti per consentire la continuazione di pratiche bocciate dal popolo?

Questa classe politica non si fa scrupoli nemmeno ad usare minacce per estorcere voti alla cittadinanza. Così se non parte il centro commerciale dei Borletti non si troverà più lavoro, non verranno più investitori, dovremo andare “a raccogliere scarpegni”, non si faranno le stabilizzazioni in PA… forse arriveranno anche le invasioni di cavallette. A poco serve ricordare che in questi mesi, mentre un intero governo e la finta opposizione legata alla sua gonnellina lavoravano unicamente come P.R. dell’investitore salvifico, alcune attività si sono insediate a San Marino, non richiedendo alcun aggiramento delle leggi esistenti, non distruggendo territorio e assumendo quasi 100 lavoratori l’una. Quelle non contano, conta oramai solo il polo della moda e il disegno di paese che hanno in testa.

Di fronte a questi pericoli, a questo sfacciato ritorno in auge delle pratiche della telefonata a casa di politici di governo per richiedere un voto, alle leggi fatte apposta per garantire aumenti di livello a qualche dipendente pubblico, credo in definitiva che i quattro referendum possano venir così riassunti: “volete voi che i governi sammarinesi debbano rispettare le leggi, essere trasparenti di fronte al popolo, tener conto della volontà diffusa della cittadinanza che, per il 99%, non condivide i loro privilegi? Volete voi che nessun politico possa appropriarsi del territorio sammarinese in forza di una supposta superiorità morale?”

A queste domande l’unica risposta degna di un popolo orgoglioso della propria tradizione di sovranità e indipendenza dai potentati, degna di un popolo che si riconosce nell’Arengo e nel bisogno sempre attuale di limitare gli abusi degli oligarchi, a mio avviso può solo essere un corale, forte e deciso SÌ!

 

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