Ridurre i rifiuti con l’acqua. Civico10

Ridurre i rifiuti con l’acqua. Civico10

Alla Fiera di Rimini si sta svolgendo proprio in questi giorni la 19° edizione di Ecomondo, la fiera internazionale che si occupa di recupero di materia ed energia e di tecnologie sostenibili.

Al centro delle tantissime iniziative di quest’anno troviamo temi legati allo sviluppo economico, dalla Green Economy alle tecnologie innovative funzionali allo sviluppo delle Smart Cities. A fare da corollario, ovviamente, le due sfide principali per qualunque amministrazione del terzo millennio: la gestione e riduzione dei rifiuti e il trattamento delle acque potabili e di scarto.

Fra i tantissimi esempi istituzionali virtuosi che si stanno raccontando all’interno dei padiglioni abbiamo trovato anche realtà a noi vicine, come il comune di Parma. I suoi rappresentanti istituzionali hanno infatti presentato esempi pratici dell’efficienza di alcune politiche di riduzione del rifiuto, in particolare legate all’acqua, che il comune e la provincia stanno portando avanti da alcuni anni, e che sommate a quelle degli altri comuni emiliano-romagnoli porteranno la regione a raggiungere l’80% di raccolta differenziata già nel 2020. Questo permetterà di spegnere 7 degli 8 impianti di termovalorizzatore presenti in Emilia Romagna.

Fra le politiche descritte si trovano l’installazione delle cosiddette case dell’acqua e dei distributori di acqua potabile all’interno delle mense scolastiche.

Vi ricorda niente?

A San Marino già da anni queste due politiche sono state affrontate a livello politico, ma come succede ormai troppo spesso (vedi estensione del Porta a Porta a tutto il territorio) la messa in pratica della teoria diventa sempre troppo complicata e i tempi si allungano all’infinito.

Le case dell’acqua, il cui progetto è stato introdotto a suon di fanfara dal Governo come applicazione di un’Istanza d’arengo approvata nel 2012, sono sparite dal dibattito politico e dai media dopo che la prima sperimentazione ad Acquaviva è costata, solo per la sua realizzazione, almeno tre volte tanto quello che costerebbe normalmente un impianto di quel tipo.

Dei distributori nelle mense, nonostante anche qui vi sia un Istanza d’arengo approvata nel 2013 e nonostante le continue sollecitazioni che il nostro movimento ha rivolto alla Segreteria con la delega ai rapporti con l’AASS, non si sa più nulla.

Eppure questi sono solo due esempi di come investimenti limitati da parte dell’amministrazione possano portare nel medio/lungo periodo ad un guadagno economico, prima ancora che ecologico, da parte dello Stato, che si traducono in minori costi per l’acquisto di bottiglie d’acqua e minori costi di smaltimento del PET (è bene ricordare che se altrove il PET è una risorsa, a San Marino è ancora un costo, dovendo l’AASS appaltare il suo smaltimento ad una ditta privata).

Ci chiediamo quindi, a fronte di queste evidenze dimostrate continuamente non da un privato o da un movimento politico, ma da amministrazioni pubbliche virtuose, se non sia ora che l’AASS, anche su deciso sollecito da parte della Segreteria competente, inizi a compiere quei passi fondamentali affinché il nostro Paese vada veramente nella direzione tracciata dalle best-practice amministrative in tema di riduzione e gestione dei rifiuti, portando San Marino ad aspirare davvero ad essere uno Stato “a rifiuti zero”.

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