Rifiuti di San Marino destinati al termovalorizzatore di Raibano. Alessandro Paoloni

Rifiuti di San Marino destinati al termovalorizzatore di Raibano. Alessandro Paoloni

RIFIUTI DI SAN MARINO DESTINATI AL TERMOVALORIZZATORE DI RAIBANO
Nella serata di Lunedì 18 ho partecipato ad un’assemblea pubblica organizzata dai consiglieri di opposizione del Comune di Coriano al fine di comprendere quali accordi siano recentemente intercorsi con San Marino per il conferimento dei rifiuti presso il termovalorizzatore di Raibano. Come in Repubblica, anche in provincia ci sono stati grossi problemi di comunicazione e rimpalli di competenze con scarsa chiarezza, nonostante le richieste di trasparenza e di dialogo anche coi cittadini, sia di Coriano che dei Comuni limitrofi. La serata è stata molto partecipata dai cittadini e ha visto un confronto vivace coi relatori, ma senza soffermarmi sugli aspetti politici voglio invece condividere alcune frasi di due ospiti della serata, il dott. Natale Belosi e il prof. Alberto Bellini.
Il primo ha evidenziato la possibilità, ed anzi la necessità, di realizzare percorsi virtuosi che associno una differenziazione spinta ad una riduzione dei rifiuti a monte, grazie ad una migliore progettazione dei beni e creando filiere produttive dove lo scarto di uno diventa la materia prima dell’altro, come avviene in natura dove lo spreco non esiste.
Il secondo ha invece parlato dell’importanza di progettare una transizione di lungo periodo, con una lungimiranza che porti, attraverso step precisi e coordinati, a risultati ambiziosi quali ad esempio lo spegnimento degli inceneritori, possibile nell’arco di pochi decenni impegnandosi nel frattempo ad azioni propedeutiche a tale scopo. L’accettabilità sociale è una condizione fondamentale per rendere attuabili i cambiamenti e quindi occorre investire sulla sensibilizzazione e il coinvolgimento dei cittadini attraverso percorsi partecipati nel corso del tempo. Ha al contempo sottolineato che la pianificazione su un lungo arco temporale non significa non agire, anzi è tutto l’opposto, perché vuol dire che le azioni messe in campo non sono interventi spot frutto di decisioni disorganiche, ma passi di un percorso ben preciso e monitorato, tutti rivolti a perseguire l’obiettivo su cui si è deciso di investire.
Lo stillicidio della differenziata porta a porta a San Marino e gli scarsi risultati nella sensibilizzazione della cittadinanza peccano proprio di lungimiranza e di capacità organizzativa. Avendo avviato il porta a porta praticamente in un Castello all’anno negli ultimi 3 anni, e continuando con una lentezza incomprensibile ora che teoricamente si è in possesso dello studio commissionato per poter implementare al meglio la nuova modalità di raccolta, si è creata una diseconomia dovuta alla convivenza parallela di due sistemi, finalizzati agli stessi scopi ma con gestioni troppo diverse e con uno scarso coinvolgimento dei soggetti non istituzionali. L’estensione “a macchia di leopardo” è controproducente: anziché continuare a sperimentare occorre partire uniformemente su tutto il territorio, eliminando fin da subito tutti i cassonetti dalle zone industriali, impegno comunicato dal direttore AASS Emanuele Valli ad inizio 2014 e non realizzato, nonostante i rifiuti depositati in tali cassonetti incidano parecchio sul totale della raccolta ed il loro smaltimento avvenga ingiustamente a carico dei cittadini.
Nel frattempo non sono chiari quali impegni San Marino prometta di attuare per ridurre i propri rifiuti in generale, ed in particolare quelli che verranno destinati al vicino inceneritore di Raibano, con una spesa che negli intenti dell’amministrazione sammarinese doveva essere invece rivolta a creare occupazione interna.
Alessandro Paoloni

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