Riforma del modello organizzativo PA

Riforma del modello organizzativo PA

Riforma del modello organizzativo PA: crescono le figure dirigenziali senza alcuna riduzione dei costi
Viene prevista una struttura fortemente gerarchizzata e verticistica, con diverse figure di nomina politica, con sovrapposizioni di funzioni rispetto alle competenze dei Dirigenti. Prosegue la trattativa col Governo sul precariato
Nel recente Attivo dei Delegati CSU, sono stati anche affrontati i temi della riforma PA e del precariato pubblico.
RIFORMA PA – Il confronto con il Governo si è concentrato su una serie di provvedimenti che hanno lo scopo di dare seguito alla legge quadro di riforma della PA (luglio 2009). Il provvedimento più importante è il progetto di legge di riforma del modello organizzativo della PA – approvato dalla competente commissione consiliare e destinato alla seconda lettura consiliare – il quale introduce diverse modifiche alla struttura pubblica. Durante il confronto sul progetto di legge, la CSU ha cercato di riaffermare il ruolo contrattuale del sindacato e di assicurare la presenza delle OO.SS. nelle varie fasi applicative della riforma, dato che la prima bozza del provvedimento lasciava fuori il sindacato da molti ambiti. Alcuni tra gli aspetti più critici del provvedimento:
– Crescono le figure dirigenziali con la creazione del Dipartimento della Funzione pubblica e delle strutture di staff in ogni dipartimento. Ciò contrasta con la conclamata esigenza di ridurre i costi.
– I membri della Direzione della Funzione Pubblica e i Direttori di Dipartimento sono di nomina politica, e dirigenti degli uffici possono essere nominati politicamente e a termine. Ciò è in netto contrasto con l’esigenza di autonomia della PA.
– Viene prevista una struttura fortemente gerarchizzata e verticistica, con sovrapposizioni di funzioni rispetto alle competenze dei Dirigenti, mentre il ruolo dei dipendenti non appare adeguatamente valorizzato.
– Si introduce la mobilità all’interno del profilo di ruolo su tutta la PA. Si dovrà vigilare affinché vengano introdotte regole chiare, eque e non discrezionali.
– Il Congresso di Stato può decidere di esternalizzare i servizi, e ciò a fronte della possibile perdita di posti di lavoro per dipendenti residenti. La esternalizzazione non sempre garantisce una maggiore qualità dei servizi, lasciando anche dubbi sui possibili risparmi.
– Il previsto allineamento dei trattamenti normativi e retributivi dei lavoratori pubblici a quelli privati non tiene conto della specificità dei profili professionali., che spesso non sono corrispondenti. È una misura ispirata da una volontà di penalizzare i lavoratori e di equiparazione al ribasso.
STABILIZZAZIONE DEI PRECARI – Dopo anni di rivendicazioni della CSU e dei lavoratori, il Governo ha finalmente dato disponibilità ad un confronto per trovare soluzioni concrete per la stabilizzazione dei lavoratori precari della PA. In tal senso, nel corso di una lunga e complessa trattativa, si è entrati nel dettaglio dei requisiti necessari per la stabilizzazione, e in tal senso si stanno delineando delle prime ipotesi. Permangono al momento alcune difficoltà relative ai lavoratori del settore scuola, mentre resta da definire la tematica del precariato interno. La trattativa prosegue con l’obiettivo, per la CSU, di trovare soluzioni eque e garantiste.
Un aspetto negativo è che il Governo, contestualmente alla tematica del precariato, ha chiesto al sindacato di sottoscrivere un accordo per introdurre, nella proposta di legge sul modello organizzativo, degli emendamenti  che stabiliscono per i nuovi assunti nella PA l’abolizione dell’inquadramento in organico, da sostituirsi con l’inquadramento a tempo indeterminato, e soprattutto un nuovo regime retributivo che riduca “complessivamente gli importi attualmente legati alle qualifiche”. La CSU ha chiesto di separare i due argomenti, ritenendo che non vi sia nessun attinenza tra essi, e non ha dato nessuna disponibilità a sottoscrivere accordi che prevedano riduzioni di stipendio e che scaricano le difficoltà sui giovani.
Inoltre la CSU ha evidenziato come il nuovo regime giuridico e retributivo per i futuri dipendenti, creando disparità di trattamento per chi svolge le stesse funzioni, oltre a non essere equo, determinerà difficoltà e tensioni all’interno degli uffici, e ciò non concorrerà a creare un clima di collaborazione ed efficienza. Il Governo ha comunque deciso di procedere nonostante la contrarietà del sindacato, per cui ha fatto inserire i contenuti prima citati nello stesso progetto di legge di riforma del modello organizzativo uscito dalla specifica commissione consiliare.

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