RASSEGNA STAMPA – Secondo i legali dei parenti del Pirata i tabulati telefonici dimostrano che il pusher non ha detto tutto: il cellulare era spento proprio negli orari del decesso. Mamma Tonina: «Voglio la verità su mio figlio»
Dov’era veramente Fabio Miradossa, uno degli spacciatori di Marco Pantani, la mattina in cui morì il Pirata? Secondo gli avvocati della famiglia Pantani Miradossa, l’unico condannato insieme a Ciro Veneruso per la morte del campione di Cesenatico (per avergli dato la dose fatale di cocaina), non ha detto la verità. Né nei primi interrogatori, né nel corso delle nuove indagini sulla morte del Pirata. Miradossa è un personaggio chiave della vicenda. Fu lui a sostenere, in un’intervista a Le Iene e successivamente alla commissione antimafia, che Pantani «è stato ucciso». Eppure Miradossa non ha mai fornito agli inquirenti di Rimini elementi utili per indagare a fondo su questa pista. Nel febbraio scorso, a 20 anni dalla scomparsa del campione di Cesenatico, la Procura di Rimini, ha chiesto l’archiviazione del caso Pantani. Arrivando, anche in questa terza indagine, alle stesse conclusioni delle precedenti: Marco è morto per un mix di cocaina e farmaci antidepressivi, ed era solo nella stanza D5 dell’hotel Le Rose quando è avvenuto il decesso (tra le 11,15 e le 12,45). Gli avvocati della famiglia Pantani, Fiorenzo e Alberto Alessi, si sono opposti alla richiesta di archiviazione, mettendo nero su bianco tutti i dubbi sulle dichiarazioni di Miradossa. In particolare sulla ricostruzione dei suoi movimenti nel giorno della morte e in quelli precedenti. «Il 9 febbraio 2004 mi sono recato a Napoli (…)
Articolo tratto da Resto del Carlino