Rimini. Dalla violenza alla rinascita: la storia di coraggio di Ilaria e della sua associazione Casa Margot

Rimini. Dalla violenza alla rinascita: la storia di coraggio di Ilaria e della sua associazione Casa Margot

“Si può tornare a fare una vita normale, anzi anche più bella di prima. Perché probabilmente se avessi continuato a frequentare quella persona dopo, magari, un suo percorso di guarigione e autoanalisi, io non avrei vissuto tutto quello di bello che sto vivendo adesso. Perciò mi reputo tanto fortunata e voglio aiutare tante altre donne vittime di violenza a rinascere”.

Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, a raccontare la propria storia a Libertas è Ilaria Gentile, una giovane donna e mamma che, dopo anni di violenze da parte del compagno, è riuscita a denunciare e a rifarsi una vita in una nuova città. Non solo: oggi ha aperto a Rimini l’associazione antiviolenza Casa Margot con cui sta aiutando decine di donne vittime, come lei, di quella putrida forma di abusi e dolore che proviene da chi invece dovrebbe amarti e proteggerti. Con un messaggio forte e chiaro: uscire la violenza si può.

“Casa Margot è nata il 4 aprile del 2023, un anno e mezzo fa – racconta Ilaria – e nasce da una storia di violenza lunga anni, da un dente spezzato, da corse in ospedale, da giorni di prognosi di cui non ricordo nemmeno il numero esatto, nasce da ingiurie, nasce da minacce, nasce da una denuncia. Nasce da chi pensa di essere tanto fortunata da essersi salvata, da aver avuto il coraggio di salvarsi, nasce da chi ha voglia di condividere la propria storia per dare coraggio alle altre donne e dire che ce la si può fare.

La nostra associazione nasce da chi, con tutta la testardaggine del mondo, vuole riscrivere le regole di un sistema che oggi fa acqua da tutte le parti”.

Il primo scoglio, che spesso è anche quello più importante, è quello di riuscire a denunciare.
“Io ci sono passata – continua la Presidente – e le capisco. Molte non credono in questa giustizia o non credono che possano avere un aiuto effettivo.
Spesso si ha anche paura di non essere credute ed è normale, purtroppo.
Per questo diciamo sempre alle donne che vengono dai noi “vi crediamo” e di puntare i piedi se gli altri non lo fanno, di continuare a denunciare fino a quando non si trova la persona giusta o il centro antiviolenza che le aiuta ad uscirne.
La violenza si nutre del silenzio e noi non possiamo fare il suo gioco. C’è di mezzo la nostra vita”.

Oggi Casa Margot offre supporto psicologico e legale. “Nel momento in cui ci viene presentato un caso più grande – spiega – facciamo rete e ci affidiamo a chi in questo momento ha più competenze e strutture. Come prevede la legge occorrono 5 anni di attività e formazione per poter diventare più strutturati. Noi al momento siamo un gruppo di persone che credono, che ascoltano, che si fidano e indirizzano le donne nel percorso giusto”.

Il gruppo è composto da sette volontari, “che per me non sono semplici soci – spiega – sono persone con un cuore enorme che mi hanno aiutato a concretizzare questo sogno che era più grande di me. In un anno e mezzo ho veramente incontrato tante tante persone straordinarie. Ad esempio la sede dell’associazione è un laboratorio di una cartolibreria che Giovanna Ceccarelli ha messo gratuitamente a disposizione. È un posto dove vengono accolti i bambini e dove abbiamo fatto degli eventi di sensibilizzazione. Ringrazio veramente per questo amore che si continua a propagare in un modo che non pensavo”.

In questo anno e mezzo sono già una ventina le donne aiutate. Due le cose in comune: “La prima è che sono per lo più giovani, sotto ai 40 anni. La seconda è che chiedono il supporto legale come prima cosa. Non chiedono la psicologa ma un supporto legale per capire cosa devono fare perché hanno paura di non essere tutelate, perché magari ci sono dei figli e purtroppo la burocrazia e la prassi non sono semplici da affrontare. Infatti nel momento in cui una donna denuncia e c’è un minore a casa, automaticamente arrivano i servizi sociali e tante donne non denunciano anche per paura che vengano portati via i figli”.

Tra le donne aiutate ce n’è una in particolare che Ilaria ha nel cuore: “È una donna che si è appoggiata a noi e che poco prima di Natale mi ha scritto «Grazie al tuo coraggio sono riuscita a denunciare anch’io». Lei mi ha fatto capire che sono sulla strada giusta perché il mio intento è proprio questo, dare il coraggio alle persone e dimostrare che ce la si può fare”.

Anche il nome “Casa Margot” nasconde una storia interessante da raccontare. Fa riferimento al celebre personaggio femminile delle serie di manga e anime Lupin III. “Ho scelto Margot – racconta Ilaria – perché è una donna scaltra e intelligente che ruba a uomini solitamente prepotenti e maleducati con le altre donne. Poi la storia tra Margot e Lupin ha un significato molto importante per me”.

Gli obiettivi per il futuro? “Sicuramente arrivare alla fine di questi 5 anni con tutti i requisiti per poter essere un centro antiviolenza a tutti gli effetti e di conseguenza poter avere delle case-rifugio a indirizzo segreto. Sono quelle dimore che permettono di ospitare le donne e i bambini che subiscono violenza. Anche se, a dire la verità, non vorrei case-rifugio comuni. Trovo veramente contro natura prendere una donna vittima e chiuderla tra quattro mura come se lei fosse la persona sbagliata. Perché viene privata di tutto: non può lavorare, non può uscire, è in un posto lontano da tutti. Vorrei cambiare davvero tutto lo scenario che c’è in questo momento. Poi ho un sogno: che Casa Margot diventi un centro dove le donne si ritrovano a bere gintonic e ballare. Un luogo di gioia e divertimento perché non ci sarà più bisogno di centri antiviolenza.

Ecco, quando accadrà potrò dire di avere vinto davvero”. E con Ilaria avrà vinto anche l’intera società.

La strada per arrivarci è una soltanto: “Continuare nella sensibilizzazione dei più piccoli, in famiglia e a scuola. Continuare a parlarne e non smettere mai. In più i genitori non devono mettere la testa sotto la sabbia, devono vedere subito se c’è qualcosa che non va. So che vedere i campanelli d’allarme è difficile, me ne rendo conto. Ma non si diventa leone in una notte. Bisognerebbe essere bravi a cogliere segnali e a farsi aiutare perché da soli non ce la possiamo fare”.

È possibile contattare Ilaria e Casa Margot su Instagram o alla mail casa.margot@libero.it

Davide Giardi

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