Rimini. I ‘furbetti’ delle case popolari: due casi ‘agghiaccianti’, raccontati dal Vice Sindaco Lisi

Rimini. I ‘furbetti’ delle case popolari: due casi ‘agghiaccianti’, raccontati dal Vice Sindaco Lisi

RIMINI. Sta facendo scalpore la vicenda delle case in edilizia popolare pubblica nel Comune di Rimini che sono abitate da chi non ha più diritto per farlo, mentre chi ha realmente bisogno vive gravi disagi. Sul tema interviene oggi Gloria Lisi, vicesindaco del Comune di Rimini, con delega alle politiche educative, che racconta – senza fare nomi – alcune vicende davvero poco edificanti. Di chi sembra se ne stia approfittando, facendo i propri interessi sulla pelle degli altri. 

“Vista la recente attenzione sul tema legato all’edilizia popolare pubblica, approfitto dell’occasione per affrontare un aspetto spesso celato del problema; quelle delle storie vere e dei casi eclatanti che realmente affrontano i nostri uffici. Anche dal racconto di queste storie si può desumere, talvolta più che da approfondite riflessioni tecniciste, quanto sia difficile e macchinoso intervenire concretamente per far rispettare i regolamenti e far valere i propri legittimi diritti. Burocrazia nazionale e farraginosità del sistema giudiziario italiano sono gli ingredienti principali di un piatto amaro, servito quotidianamente.  In sintesi, quello dell’edilizia popolare non è solo un problema di abbassamento della soglia Isee e, a sostegno di questa tesi, racconto due storie, vere, accadute e che accadono a Rimini.

La prima, iniziata 24 anni fa, è ancora in attesa dell’ultimo grado di giudizio. Parte nel 1990, quando viene effettuato un provvedimento di decadenza perché l’assegnatario lascia autonomamente l’alloggio popolare per trasferirsi altrove. Il ricorso al provvedimento, in questo caso, è addirittura postumo; in seguito al decesso del titolare, infatti, è un figlio a fare ricorso adducendo tra le cause la volontà di avvalersi della possibilità di acquistare l’alloggio di cui era stato assegnatario il genitore. Tra cause vinte e ricorsi persi la vicenda, complici sia i tempi lunghi dei procedimenti giudiziari, sia una normativa in materia piuttosto complessa, inizia il suo lungo iter che attende ancora, dopo 24 anni fa, il suo giudizio finale.

La seconda invece è più recente, ma altrettanto paradigmatica. Sono ben tre i provvedimenti di decadenza pendenti verso un inquilino assegnatario di alloggio pubblico, per le quali viene richiesto l’abbandono dello stesso. I tre provvedimenti sono rispettivamente, per il superamento documentato dei limiti di reddito, per la verifica della proprietà, da parte dell’assegnatario, di altri appartamenti, per opere di abuso edilizio effettuati dallo stesso. Tre accuse gravissime, documentate. Anche in questo caso, siamo in attesa, nel migliore dei casi, che trascorrano il ben 365 giorni che per legge devono passare dalla data del provvedimento. Questo significa che, anche nel migliore dei casi, provvedimenti di decadenza fatti a norma di legge per gravi violazioni dei regolamenti, bloccano per più di un anno case e appartamenti verso cui ci sono liste di attesa crescenti.

Questi casi, per quanto eclatanti ed estremi, evidenziano le tante difficoltà concrete, oggettive e quotidiane che si trova di fronte chi ha il compito di far rispettare i regolamenti, le leggi, i diritti dei cittadini. Simboleggiano anche come non sia più solo necessario mettere mano ai regolamenti e a nuovi parametri di accesso e permanenza negli alloggi di edilizia pubblica, ma anche e sopratutto snellire e velocizzare la burocrazia. Senza un intervento complessivo di questo tipo, anche la legge perfetta e il regolamento migliore rischiano di diventare inattuati e inattuabili.”

L’Ufficio Stampa


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