RASSEGNA STAMPA – Le versioni di Fabio Miradossa, del tassista e di nuovi testimoni non hanno trovato riscontri C’è chi si è inventato storie fantasiose e chi ha millantato per scucire soldi ai parenti del Pirata
«Prima di morire voglio sapere cos’è successo a mio figlio a Madonna di Campiglio e a Rimini». Tonina Belletti, la madre di Marco Pantani, non ha mai smesso di lottare «in cerca della verità». E l’ha ribadito di nuovo in questi giorni, in cui l’indagine della Procura di Trento sui fatti di Madonna di Campiglio del 1999 ha riacceso i riflettori anche sulla tragedia del Pirata, morto il 14 febbraio 2004 all’hotel Le Rose a Rimini. Secondo gli avvocati della famiglia Pantani, Fiorenzo e Alberto Alessi, c’è ancora da indagare a fondo. Uno dei personaggi chiave della vicenda viene ritenuto Fabio Miradossa, uno dei due condannati insieme a Ciro Veneruso per la morte del Pirata (per l’ultima dose di cocaina data a Pantani). I legali si sono opposti alla richiesta di archiviazione del caso Pantani, depositata dalla Procura di Rimini a marzo. La loro tesi è che Miradossa non abbia raccontato tutta la verità Chiedono di fare ulteriori accertamenti anche su Veneruso, sulle persone che hanno incontrato Marco negli ultimi giorni e settimane a Rimini prima della tragedia, compreso chi ebbe a che fare con lui all’hotel Touring (dove Pantani soggiornò a dicembre), e su chi prescrisse e fornì i farmaci antidepressivi al campione di Cesenatico (…)
Articolo tratto da Resto del Carlino