Andrea Rossini – Corriere Romagna: L’inchiesta è partita da una operazione sospetta: l’obbligo alla collaborazione non riguarda solo le banche. Il comandante della Finanza: «Serve più sensibilità» /
«Antiriciclaggio, troppo scarse le segnalazioni» /
Il colonnello Venceslai: il sistema funziona, ma notai, commercialisti e avvocati sono poco collaborativi
RIMINI. L’inchiesta del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza che ha portato all’arresto del commercialista riminese Daniele Balducci, difeso dall’avvocato Mario Scarpa, è partita dalla segnalazione di un’operazione sospetta. Adempiendo alla normativa antiriciclaggio i responsabili di una filiale bancaria riminese hanno trasmesso all’Unità di informazione finanziaria la documentazione relativa al conto, formalmente intestato alla società di recupero crediti Gestcredit Romagna sul quale era legittimato a operare soltanto un cittadino albanese, legale rappresentante. In realtà, veniva di fatto gestito dal contabile riminese che, privo di cariche nella compagine societaria, effettuava versamenti, richiedeva l’emissione di assegni circolari, ritirava i blocchetti, seguiva quasi tutte le movimentazioni. L’obbligo di segnalare le operazioni dietro alle quali potrebbero nascondersi denari di provenienza illecita o comunque poco trasparenti non riguarda solo le banche o gli intermediari finanziari, ma anche i professionisti. Dai dati, però. emerge che tra i soggetti obbligati a indicare le anomalie i meno collaborativi sono commercialisti, avvocati e notai. «Le segnalazioni provenienti dai professionisti riminesi – conferma il colonnello Mario Venceslai, comandante provinciale della Guardia di finanza – si contano sulle dita di una mano, segno che la sensibilità non è ancora maturata. (…)
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