Rimini. Prevenzione malattie trasmesse sessualmente: il dott. Catrani premiato dalla Presidenza della Repubblica

Rimini. Prevenzione malattie trasmesse sessualmente: il dott. Catrani premiato dalla Presidenza della Repubblica

RIMINI. Pochissima consapevolezza, incapacità di valutare i rischi, scarsa prevenzione: un quadro desolante quello che emerge dall’indagine dell’Unità Operativa di dermatologia dell’A.USL di Rimini, premiata a Roma dal Presidente della Repubblica, sul tema della prevenzione delle malattie trasmesse sessualmente fra ragazzi delle scuole medie.

Si è svolta nei giorni scorsi, a Roma presso la Sala “Caduti di Nassirya” del Senato della Repubblica a Palazzo Madama, la “Terza celebrazione italiana della giornata mondiale delle Epatiti”, una delle quattro celebrazioni ufficiali malattia-specifiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nell’occasione sono state premiate iniziative e persone che nel corso dell’anno si sono distinte per l’impegno nella lotta contro le epatiti. Tra i progetti premiati, quello di prevenzione delle Malattie Sessualmente Trasmesse nelle scuole medie condotto dall’Unità Operativa di Dermatologia dell’A.USL di Rimini, diretta dal dottor Stefano Catrani, in collaborazione con il  Leo Club Valle (l’associazione giovanile dei Lions) “Valle del Conca”, i cui dati sono stati elaborati da Paidòss (Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza). Alla cerimonia ha partecipato personalmente il dottor Catrani che ha ritirato il prestigioso riconoscimento. 

Il progetto educativo è articolato attraverso incontri annuali con i ragazzi delle scuole medie della Provincia di Rimini; ogni incontro è stato  caratterizzato da tre interventi: etico, psicologico e sanitario per offrire una panoramica a 360 gradi di quello che è il mondo che li circonda, non privo di rischi, derivanti da un primo rapporto sessuale in età sempre più precoce e da  una scarsa informazione scolastica e familiare. Fra i giovani esiste la conoscenza del pericolo, ma è molto bassa la percezione del rischio reale: infatti una percentuale quasi nulla pensa che possa essere a rischio di infezione o che dovrebbe fare dei controlli. Molto si è cercato di fare per aumentare la consapevolezza del rischio. Negli incontri si è quindi cercato non solo di informare i ragazzi, ma soprattutto di formare in loro una consapevolezza del problema. Durante gli incontri che hanno coinvolto, dal 2009 al 2013, 1.400 ragazzi tra i 12 e i 18 anni, sono stati raccolti dei questionari “anonimi” , per cercare di verificare il loro livello di conoscenza rispetto a questo tipo di patologie e i loro comportamenti in merito.  

I dati. Un giovane su cinque (il 19 per cento) ha riferito di aver iniziato la propria attività sessuale a ridosso dei 14 anni d’età anche con rapporti completi (8 per cento  fra i maschi contro poco meno del 6 per cento fra le ragazze). D’altra parte i giovani paiono avere scarsa informazione in tema, in particolare per quanto attiene ai rischi correlati: solo il 28.3 per cento delle ragazze e il 38.8 per cento dei maschi fa sempre uso del preservativo; il 73 per cento dei ragazzi non conosce nemmeno 5 fra le principali malattie a trasmissione sessuale, il 33 per cento pensa che la loro incidenza sia trascurabile e il 57 per cento non sa stimare il tasso di hiv. In ambito di prevenzione, l’88 per cento ha scarse informazioni sulle strutture sociali e sanitarie (ad esempio i consultori) presenti sul proprio territorio di residenza; poco più della metà (56 per cento) si sottoporrebbe ad una visita, e infatti solo il 23 per cento delle ragazze e il 46 per cento dei ragazzi ha effettuato un controllo entro i 18 anni d’età. 

Tra i giovani sentiti, più d’uno ha  già conosciuto infezioni virali: più precisamente il 3 per cento fra i maschi e quasi il 5 per cento fra le femmine. In tema di tutela i più attenti sono i maschi che effettuano controlli nel 47.3 per cento dei casi contro il 28.6 per cento delle ragazze. I giovani sono comunque concordi nel ritenere che la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili sia un impegno della “coppia” (67.4 per cento dei maschi e il 63.4 per cento delle femmine) e non solo della donna.  

“La sensibilizzazione su queste patologie non è mai troppa – commenta il dottor Catrani – perché i giovani hanno una conoscenza molto scarsa della problematica. Per fare un esempio, solo il 40 per cento sa che la candida colpisce una persona su quattro, e solo poco più della metà (55 per cento) è consapevole che le malattie sessualmente trasmissibili possono essere gravi a tal punto da portare alla sterilità o alla morte. Il 48.81 per cento risponde, questa volta giustamente, che ad essere maggiormente colpite sono le donne. Ma a preoccupare è anche la poca attenzione verso l’importanza di sottoporsi a controlli, pur in assenza di sintomi, per una maggiore tutela verso sè stessi ed il partner”. 

“L’accoglienza di questo importante progetto educativo – dichiarano Chiara Broccoli e Matteo De Angelis, rispettivamente presidente e socio del LeoClub “Valle del Conca” – è stata molto positiva sia da parte dei medici che del personale docente, e soprattutto dei ragazzi che ne hanno apprezzato le caratteristiche. La favorevole adesione all’iniziativa indica un aumento della consapevolezza dei giovani, seppure lenta e graduale, dell’importanza di fare prevenzione e educazione nelle scuole”.

 “Il dato più importante – spiega il presidente di Paidòss, Giuseppe Mele – è quello sull’abbassamento dell’età in cui avviene il primo rapporto sessuale. Chiederemo anche al ministro l’estensione di questo progetto, ora limitato a una selezione di scuole dell’Emilia Romagna, a tutte le scuole italiane, in modo da mappare più attentamente il fenomeno per poter intervenire in quelle dove si verificano i casi più eclatanti”.


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