Si cuce la bocca per protesta: non vuole essere espulso. Il 30enne tunisino arrestato lo scorso aprile per aver picchiato a sangue la compagna
Lunedì mattina avrebbe dovuto raccontare al giudice perché, lo scorso aprile, in preda ai fumi dell’alcol, aveva massacrato di botte la sbandata con cui vive ai margini della società. Ma ha fatto scena muta. Non ha aperto letteralmente bocca, e non solo in senso alato. Il 30enne tunisino, clandestino in Italia, si è infatti presentato in Aula con le labbra cucite. Lo ha fatto, ha chiesto lo spiegasse al giudice il suo difensore l’avvocato Ninfa Renzini, per protestare contro quello che è il suo destino ineludibile, ovvero l’espulsione dall’Italia. Nell’attesa la pubblica accusa per lui ha chiesto la condanna pesantissima a 4 anni e 6 mesi di reclusione, per una lunga serie di maltrattamenti inflitti alla sua fidanzata italiana. Chiamata a testimoniare la giovane sua coetanea ha cercato in tutti i modi di aiutarlo, dicendo che quanto accaduto quel giorno in stazione era stata la conseguenza di “un amore malato”. (…)
Articolo tratto da Corriere Romagna