Roberto Galullo, IlSole24Ore: Arrivano le famiglie calabresi

Roberto Galullo, IlSole24Ore: Arrivano le famiglie calabresi

  IlSole24Ore

Arrivano le famiglie calabresi

Roberto Galullo

L’indagine sul Titano si lega a quella (cosiddetta Operazione Tibet) resa nota dalla Dda di Milano nel febbraio 2014: quota parte di quell’immenso fiume di denaro (svelato solo in parte finora) è andata anche per consentire a una presunta associazione mafiosa in Lombardia di creare una banca abusiva, riciclare e investire in Brianza e all’estero.

Arrivano le famiglie calabresi
Dietro al mandato fiduciario «maiale», apparentemente conferito a un cittadino cinese, e dietro il mandato «muflone» c’era, secondo gli inquirenti del Titano, un uomo legato a una presunta associazione ’ndranghetista in Lombardia e radici nella Locride, sulla quale sta indagando la Direzione distrettuale antimafia di Milano. Il Gip Simone Luerti, nell’ordinanza firmata il 12 febbraio 2014, sfida le future risultanze processuali, spingendosi a scrivere che l’indagine della Dda «ha dimostrato al di là di ogni dubbio l’esistenza sul territorio lombardo, ed in particolare a Seveso e Desio (Monza-Brianza), di una vera e propria banca clandestina», con sede in un ufficio di Seveso, ribattezzato «tugurio» dagli stessi frequentatori. La complessa organizzazione criminale che si celava dietro questa banca, si dedicava al «riciclaggio, all’esercizio abusivo del credito, all’usura, alle estorsioni, al contrabbando, alla interposizione fittizia di società e di beni immobili e aveva nel suo generalizzato programma criminoso anche quello di porre in essere una serie di truffe in danno di società finanziarie e di istituti bancari».
L’indagine della Dda, condotta dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal sostituto Giuseppe D’Amico, ricorda che l’uomo che si cela dietro il mandato fiduciario «muflone» era il finanziatore della presunta associazione mafiosa brianzola, «con movimentazioni di denaro enormi, in un caso fino ad alcuni milioni, che vengono riciclati o comunque reinvestiti od occultati all’estero o in società di copertura», scrive il gip di Milano Luerti. Un personaggio talmente potente da diventare oggetto di una contesa, sul territorio brianzolo, tra cosche calabresi rivali. In un’intercettazione ambientale del 6 aprile 2012 alle ore 9.11.41 nell’ufficio-tugurio-banca di Seveso, il presunto capo dell’associazione mafiosa, dirà che lui e il suo gruppo dovranno infiltrarsi «come i polipi, si devono agganciare dappertutto, i tentacoli devono arrivare dappertutto, ci sono le condizioni per poterlo fare».
Operazione riuscita (sembra) a San Marino, grazie al matrimonio con la mafia cinese e il benvenuto della classe dirigente corrotta sul Titano.

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