Roberto Tamagnini: ‘Fondo Monetario Internazionale’

Roberto Tamagnini: ‘Fondo Monetario Internazionale’

Sono stati da noi, per un lungo periodo, gli esperti del Fondo Monetario Internazionale che, alla fine del lungo studio sulle finanze del Paese, hanno emesso i loro verdetti che non sono altro che strategie neo-liberiste, tese a colpire lo stato sociale.

Propongono: l’aumento delle imposte indirette che, ovviamente, fanno più male a chi ha meno risorse; l’innalzamento dell’età pensionistica e l’abbassamento della pensione mensile (due provvedimenti in uno); far pagare la sanità; proseguire nella rivisitazione delle spese pubbliche, con altri tagli agli stipendi, magari anche alla scuola, oltre che alla sanità ed agli assegni famigliari (lo stato sociale).

I tecnici dell’FMI promuovono la riforma fiscale, senza badare al fatto che non è equa e cioè non fa pagare sempre i contribuenti secondo la propria capacità retributiva, così come disposto dalla Carta dei Diritti per cui, parecchi provvedimenti sono impugnabili di fronte alla Commissione di controllo di legittimità costituzionale.

Esempio: il contributo di solidarietà, deve crescere a scaglioni al crescere dello stipendio o pensione, cosa che non è; il 20% di detrazione sulle pensioni per formare il reddito imponibile è uguale per tutti, mentre la percentuale deve calare al crescere della pensione; non si possono cambiare a posteriori le regole con le quali era possibile lavorare dopo la pensione per i pensionati Stato, per la norma basilare “Pacta sunt servanda” e cioè che i patti vanno onorati.

I signori dell’FMI si guardano bene dal suggerire interventi strutturali dello Stato nei servizi e nelle infrastrutture e cioè, con il metodo di John Maynard Keynes, seguito nel New Deal dal Presidente Franklin Delano Roosevelt che risollevò gli Stati Uniti dalla Grande Depressione del 1929, mediante grandi opere, investimenti nel sociale e controllo dei sistemi finanziari ed economici, limitando lo strapotere del capitale.

Bisognerà dunque seguire una politica prudente, sia di contenimento che di sviluppo, adatta alle nostre dimensioni e possibilità, facendo fronte, con intelligenza e sensibilità sociale, alle difficoltà presenti secondo i principi irrinunciabili dell’equità, della giustizia e della protezione sociale.

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