San Marino. Alessio Muccioli (FUPI-CSDL): Borse di studio per “camuffare” situazioni lavorative vere e proprie

San Marino. Alessio Muccioli (FUPI-CSDL): Borse di studio per “camuffare” situazioni lavorative vere e proprie

Borse di studio per “camuffare” situazioni lavorative vere e proprie: una pratica discutibile che origina molti problemi

di Alessio Muccioli – Segretario FUPI-CSdL

24 ottobre 2013 – Si continua con la cattiva pratica della emissione di cosiddette “borse di studio” nella Pubblica Amministrazione. Sia ben chiaro, nessuno è contrario a quelle borse di studio che possono consentire ai giovani laureati o diplomati di intraprendere importanti percorsi formativi attraverso i quali aumentare le proprie capacità. Siamo però assolutamente contrari al camuffamento di pratiche diverse sotto questa dicitura, come invece sta facendo il Congresso di Stato, che concede proroghe di borse di studio anno dopo anno, protraendo in tal modo delle vere e proprie situazioni lavorative (perché è di questo che si tratta), che non sono certo più definibili come borse di studio.

Tale pratica genera diversi ordini di problemi. Il primo è, appunto, determinato dal fatto che tali borse di studio, se hanno un fine “istruttivo”, devono essere periodicamente riassegnate a nuove persone attraverso l’emissione di bandi di concorso. Invece con la pratica delle proroghe si mandano avanti tali rapporti di lavoro per anni e anni.

Il secondo ordine di problemi è che attraverso questo strumento generiamo un precariato notevole: sul piano retributivo, vi sono ad esempio persone con lauree in ingegneria remunerate con 1.500 Euro al mese complessivi. Tale remunerazione può essere senz’altro idonea per un periodo da considerarsi formativo, ma non può certamente esserlo con passare degli anni per un rapporto di lavoro vero e proprio, tanto più in presenza di un titolo di studio come la laurea. Il terzo ordine di problemi è relativo al personale in forza ai vari uffici; qualora in possesso dei requisiti previsti per legge, tale personale avrebbe diritto alla copertura di eventuali posti vacanti, nel caso l’ufficio abbia necessità di queste figure. Però queste necessità vengono soddisfatte tramite l’attivazione di queste sedicenti borse di studio.

Quarto problema, non da poco, è che le retribuzioni di tali figure sono imputate al “Fondo per la formazione professionale e l’aggiornamento”, fondo che dovrebbe finanziare gli scopi che suggerisce la denominazione, mentre di fatto viene utilizzato in modo improprio, impoverendolo notevolmente nelle risorse. Andrebbero poi chiarite le modalità con le quali vengono emanati tali bandi e i criteri con cui vengono nominate le commissioni giudicatrici. Insomma, da qualsiasi parte la si guardi, la situazione che si determina non presenta alcun lato positivo.

Per affrontare la problematica le Federazioni Pubblico Impiego hanno inviato nelle scorse settimane una lettera a tutti i membri del Congresso di Stato, con richiesta di incontro. Nessuno dei Congressisti si è ancora degnato di dare una risposta…

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