Da Il Resto del Carlino sull’interrogatorio di garanzia di Lucio Amati ieri nel carcere di Rimini.
E’ stato un fiume in piena, Lucio Amati, ieri mattina davanti al gip riminese che l’ha sentito su rogatoria dei colleghi di Catanzaro. Un interrogatorio durato oltre due ore, al quale ha partecipato anche il Commissario della Legge, Rita Vannucci, che insieme ai colleghi calabresi ha chiuso l’operazione ‘Decollo
Money’, l’inchiesta sul transito di quel milione e passa di euro arrivati al Credito Sammarinese dalla cosca Mancuso, grazie a fior di intermediari.
L’uomo che primo fra tutti avrebbe dovuto dare lo stop a quell’operazione finanziaria che avrebbe dovuto portare sulla banca del Titano 15 milioni di euro. Vero, ha ammesso, che lui presiedeva il Comitato esecutivo che ha ratificato l’apertura del conto corrente di Vincenzo
Barbieri.
L’albergatore che viveva a Bologna, di fatto esponente di spicco del clan, poi finito morto ammazzato nel marzo scorso e che stava organizzando il trasferimento dei quattrini provenienti dal narcotraffico, fino a quel momento rimasti sepolti sotto terra. Per quanto ne sapeva lui, ha spiegato ieri mattina Amati, si trattava appunto di un facoltoso imprenditore che, gli avevano detto, aveva precedenti remoti e irrilevanti, e certo non ostativi all’apertura del conto corrente. Non poteva sconfessare l’operato di Vendemini e Sapignoli, con la conseguenza di aprire un contenzioso all’interno della banca. Soltanto dopo qualcuno gli era andato a riferire che Barbieri non era quello che sembrava e che il Credito Sammarinese aveva accettato i soldi di un uomo che non rappresentava alberghi, ma la ’ndrangheta. A quel punto, aveva bloccato l’erogazione del finanziamento per un importo pari a quello depositato, così come era stato chiesto dall’ingombrante cliente. Quindi aveva dato ordine a Sapignoli di informare l’Aif (Agenzia di formazione finanziaria), l’organo di vigilanza della Banca Centrale.
Marino di N. Montebelli