L’Informazione di San Marino
Ammanco al filatelico, condannata ex dipendente
Due anni e 9 mesi per malversazione. Erano venuti meno oltre 64mila euro. Già presentato appello
Antonio Fabbri
Ammanco da 64mila euro, tra denaro e valori, all’Ufficio filatelico e numismatico, condannata a 2 anni e 9 mesi la ex dipendente oggi in pensione, Laura Beccari, che svolgeva mansioni di cassa. Una decisione contestata dalla difesa che ha immediatamente interposto appello dopo che ieri, davanti al giudice Roberto Battaglino, si è giunti alle conclusioni del processo di primo grado. Costituita parte civile l’Eccellentissima Camera tramite l’Avvocatura dello Stato
La parte civile e la Procura fiscale Ha aperto gli interventi conclusivi l’avvocato Simona Ugolini dell’Avvocatura. Ricostruiti i fatti. Secondo la parte civile dalle indagini e dal processo è emersa la responsabilità dell’ex cassiera dell’ufficio. Di qui la richiesta di risarcimento del danno patrimoniale “per un valore complessivo di 64.216,13 euro”, del danno non patrimoniale e delle spese di costituzione di parte civile.
La Procura fiscale ha dal canto suo parlato di una “gestione ballerina” nell’ufficio che ha portato, in una situazione di carenza di controlli che erano sporadici, agli ammanchi contestati. “Stiamo parlando di una somma per valori rilevanti. Come è possibile che sparisca materiale per una somma del genere?”, ha detto il Pf Roberto Cesarini, da stigmatizzare anche le modalità di verifica all’interno dell’ufficio. Dall’altro lato ha ricostruito le movimentazioni sugli estratti conto dell’imputata. “Da questi estratti conto risultano operazioni particolari di cui la stessa Beccari non ha ritenuto di darci giustificazione. Ci sono bonifici e anche versamenti in contanti”. Versamenti e poi alcuni bonifici anche verso l’Egitto. Tutte circostanze che hanno indotto il Procuratore del Fisco a chiedere la condanna a 2 anni e 6 mesi, alla multa per 800 euro e all’interdizione dai pubblici uffici e diritti politici per 3 anni.
La difesa L’avvocato Rossano Fabbri ha contestato le richieste dell’accusa sostenendo che non ci siano prove a carico della propria assistita. “Il procedimento nasce da denuncia dell’allora direttore Marino Manuzzi che però ci viene a descrivere in aula una situazione che non ha trovato alcun riscontro nei fatti. Tra l’altro anche il calcolo dell’ammanco è errato. Risulta che la signora abbia riconsegnato 1600 euro di francobolli. Spariscono i soldi e compaiono valori numismatici. Qualcuno ha celato la verità. E’ una situazione raccapricciante quella che si è vissuta qui dentro. Qui non c’è nulla, nessuna prova. A qualcuno stava bene che non si facessero controlli. Come facciamo a dire che c’è la prova penale di una responsabilità solo perché non tornano i conti, senza prove sul dolo? Abbiamo sempre detto che, se responsabilità deve esserci, sarà semmai di altro ordine e andrà discussa in altre sedi, amministrativa o civile, non certo in un processo penale. Qua di prove non ce ne sono e se sarà decisione di colpevolezza sarà presa solo sul libero convincimento del giudice. Chiedo davvero di prendere atto delle risultanze e di acclarare che in questo procedimento non si può giungere a un giudizio di colpevolezza, quanto meno per insufficienza di prove”.
La sentenza Di tutt’altro avviso il giudice Battaglino che ha stabilito una pena superiore alle richieste del Procuratore del fisco, condannando l’imputata a 2 anni e 9 mesi di prigionia, 4 anni di interdizione dai pubblici uffici e diritti politici, 2.400 euro di multa, con la possibilità di richiedere al giudice delle esecuzioni l’affidamento ai servizi sociali.
Amaro il commento dell’avvocato difensore, Rossano Fabbri: “Il procedimento è completamente indiziario, senza alcuna minima prova in ordine alla commissione del fatto. Provvederemo immediatamente a interporre appello a questa evidente ingiustizia giudiziaria e processuale”.