San Marino. Antonio Fabbri Conto Mazzini,richiesti danni per 30 milioni di euro

San Marino. Antonio Fabbri Conto Mazzini,richiesti danni per 30 milioni di euro

L’informazione di San Marino

Avvocatura e avvocato della democrazia cristiana formulano le loro conclusioni e le richieste di risarcimento 

Conto Mazzini, l’Eccellentissima Camera chiede danni per 30 milioni di euro

Antonio Fabbri

L’Eccellentissima Camera chiede un risarcimento del danno da 30 milioni – anticipando in sostanza la richiesta che formulerà in sede civile – facendo istanza al giudice penale di fissare una provvisionale di 10 milioni di euro. L’avvocato Gianna Burgagni, per conto della Democrazia cristiana a sua volta costituita parte civile, chiede al Giudice Gilberto Felici di valutare in via equitativa il risarcimento del danno patito dal partito, chiedendo tuttavia di fissare una provvisionale di 250 mila euro e facendo presente fin da ora che quanto sarà risarcito verrà comunque devoluto dal partito in beneficenza.

Le prime richieste di condanna, dunque, sono arrivate ieri dalle parti civili al termine delle memorie conclusionali. Dopo la ricostruzione dei fatti e del quadro probatorio in relazione ad ogni imputazione e ad ogni imputato tracciato dagli avvocati dello Stato, Sabrina Bernardi e Simona Ugolini, ieri la parte civile in rappresentanza  dell’eccellentissima camera ha proseguito le proprie conclusioni con gli avvocati Alessandro e Antonella Monteleone.

Tutti sapevano e tutti tacevano Per la parte civile il primo indizio del sodalizio associativo è che tutti sapevano ma (quasi) tutti tacevano. “La prima cosa che salta agli occhi è l’indubbio intreccio tra i prevenuti, società, professionisti, avvocati, commercialisti, architetti – ha detto l’avvocato Alessandro Monteleone – Il primo intreccio evidente è quello tra Bcs e Finproject. In quell’ambito, sull’applicazione delle norme antiriciclaggio già vigenti all’epoca nessuno ha detto nulla e nessuno ha fatto nulla. L’unica voce è stata quella di Linda Zafferani. Una cassiera. Quanta tristezza e quanta inquietudine in quest’aula quando si prende atto che una cassiera ha il coraggio di mettere per iscritto, unica in tutta questa struttura bancaria, che il nominativo Mazzini è legato ad anagrafica fittizia. La sintesi estrema è ‘io non ci sto più’. Questa è la prova provata. E se lei arriva a mettere per iscritto la dicitura: ‘nonostante sia irregolare l’operazione l’ho dovuta fare’… qualcuno mi venga a dire che nella banca questa situazione non era la regola. Tutti zitti, tutti allineati, dal vertice al basso. Poi quando arriviamo in quest’aula, guarda caso il cattivo è sempre e solo Roberti. Era il potente e si faceva quello che diceva lui”.

Condotte seriali Poi l’avvocato Monteleone ha parlato di una modalità seriale e

ripetitiva delle condotte. “Abbiamo una valanga di denaro che viene gestita contestualmente da Finproject, Bcs, Fondazione e Penta, di cui nessuno in termini efficienti ed efficaci ha spiegato la provenienza. Non mi accontento del fatto che il bonifico bancario sia una forma di tracciabilità. Perché quando la movimentazione è enorme… beh una causale, un accordo, un contratto, una scrittura privata? Nulla di nulla. Poi, quando arriva il denaro cosa succede? Tutte le volte c’è una frammentazione sistematica di queste somme che ha un unico senso: quello di spegnere lungo il percorso una spia luminosa che, frazionamento dopo frazionamento, libretto dopo libretto, diventa sempre più tenue e, quindi, sempre meno riconoscibile. Ultimo passaggio seriale è la percezione del denaro in capo a soggetti che non ne giustificano quasi mai la ragione. Elemento sensibile è il fatto che ciò crea una evidentissima sproporzione tra la fonte di reddito del percettore e la disponibilità che acquisisce. Se io guadagno uno e ho disponibilità di 100mila, qualcosa non funziona”.

I destinatari delle dazioni “Abbiamo, in certi casi, come percettori di denaro soggetti che, magari, con quella singola operazione non c’entrano nulla. Come analogia ricordo – in una indagine italiana che aveva coinvolto anche esponenti della Guardia di finanza cui era statacontestata l’associazione a delinquere – la struttura associativa che vedeva un soggetto A che per una mancata verifica percepiva una dazione, di questa beneficiava e percepiva anche un soggetto B che con quella verifica non aveva a che fare”.

La valanga di denaro Ripercorsa la vicenda del denaro dei cinesi. “Una valanga di danaro immessa nel sistema finanziario sammarinese. E questa valanga di danaro viene sempre gestita nello steso modo”. Così per gli altri episodi contestati, dalla truffa Gival alla tangente Uninvest, dalla Nuova Banca Privata alla sede di Banca Centrale, alla tangente telecomunicazioni ai soldi di Sarkissian. “Caso di Banca Centrale. Ci sono volute varie udienze per capire, individuare tutte le persone  che in linea astratta potevanom  aver toccato questa pratica, ma non abbiamo ancora capito chi ha ordinato quella divisione di assegni. Anche questo caso, sotto il profilo della serialità, è emblematico, anche se qui nessuno sa mai nulla. Castiglioni dà 523mila euro a Roberti con il libretto Mas e dice “non mi ricordo”. Cioè? Hai aperto, prelevando da un conto dove avevi versato 600mila euro in pagamento alla società da te amministrata, il libretto Mas, lo hai dato a Roberti e non ti ricordi? Poi ci dice che forse lo conosce. Cosa ci fa Roberti in questa operazione? Non ho capito cosa c’entri. E comunque, cosa fa Roberti appena riceve il libretto Mas? Lo fraziona. Coinvolge Penta e una parte arriva così a Menicucci e Mularoni, poi, seguendo la striscia luminosa di questo libretto, altra parte arriva ancora a Moretti, Silva e ancora Stolfi”.

Stessa cosa nel caso delle tangente Tlc: “I soldi passano dalla Fondazione e quando arrivano a Bcs parte il solito frazionamento con il libretto Argentina finito a Podeschi. Ma Podeschi cosa c’entra con le Tlc? E allora perché beneficia tramite il libretto Argentina di questa circolazione del denaro?”

Insomma, per la parte civile prova dell’associazione a delinquere e anche questa modalità seriale di agire nella quale anche chi apparentemente non ha nulla a che vedere, direttamente o indirettamente, con le vicende dalle quali giunge la dazione illecita, percepisce comunque la sua “quota parte” della attività del sodalizio.

Il brasiliano “inamidato” “E poi de Magalhaes vine qui e bello inamidato, con la sua camicia bianca perfetta, a fronte di una dazione non giustificata da nulla di 3 milioni dice ‘Penauts, commissario’. Sono noccioline… Certo, giudica così tre milioni di euro, poi però, intanto, 485mila euro li intasca, questi intanto gli fanno un bel comodo. Ma al di là dell’ironia, che non è decisiva: se Murray dà soldi alla Polider di De Magalhaes, per darli alla Fondazione per investimenti, allora perché la Fondazione dà di nuovo i soldi a De Magalhaes?” Poi, anche in questo caso, l’avvocato Monteleone ravvisa la serialità dello spacchettamento in libretti e la distribuzione ai membri del sodalizio, pure a chi non aveva interesse diretto nella specifica vicenda.

“Una associazione a delinquere duttile e agile” “In questo caso – prosegue l’avvocato Monteleone – si deve prendere atto del fenomeno associativo sulla base di una fenomenologia concreta che ha nuovi parametri.

Una associazione a delinquere che diventa duttile e agile, per gli interessi di chi entra in questa associazione per trarne vantaggio. Questi sono i cerchi concentrici descritti dall’inquirente”, nei quali, ha spiegato in sostanza il legale, non necessariamente tutti sono a conoscenza o partecipano direttamente alle attività di ciascuno, ma attraverso l’attività seriale, lo spacchettamento dei libretti, la destinazione delle dazioni, anche attraverso l’attività immobiliare, tutti ne beneficiano. Tra l’altro, poiché tra i reati fine è annoverato anche il riciclaggio, questo, secondo la parte civile, protrae il tempus commissi delicti dell’attività associativa “perché l’occultamento del denaro consente di non risalire, ricostruendo i passaggi di denaro, agli altri soggetti associati. Quindi è corretta la data del tempus commissi delicti riportata nel capo di imputazione”, ha detto l’avvocato Monteleone.

Potere e denaro “Ritengo che alla fine questa sia una questione di potere una questione di denaro – ha concluso l’avvocato Monteleone – Qui noi abbiamo una sproporzione evidente tra le fonti di reddito lecito e entità dei denari percepiti. Sproporzione tra reddito lecito e tutte le operazioni mobiliari e immobiliari condotte dai precettori. Se non avessero avuto questo legame stretto tra persone, banca, finanziaria, società e politica, avrebbero potuto muovere e ricevere da tutti i singoli episodi posti alla sua attenzione, il danaro? I reati satellite senza una associazione dietro, sarebbero stati consumati? Penso di averle dato una risposta, auspico una condivisione”, ha concluso.

Le richieste Quindi le richieste che sono state formulate dalla collega, Antonella Monteleone. Per il danno non patrimoniale, il danno all’immagine insomma, l’avvocato ha puntato il dito sulla “degenerazione che ha fatto di questo stato uno stato macilento, soprattutto a livello di immagine. La violazione delle incompatibilità è la violazione di una di quelle regole che appartengono alla serie di interessi di cui lo stato è portatore e che sono lo zoccolo duro di quella reputazione che noi riteniamo lesa dalla condotta di tutti gli imputati e in particolare dei politici. Lese, poi, la tutela della proprietà, della libera concorrenza, della trasparenza, la fedeltà alle istituzioni, la libertà economica, la libertà dell’individuo con riferimento ai doveri di cui i soggetti istituzionali sono portatori nei confronti della collettività. Nel momento in cui si pregiudica la concorrenza, nel momento in cui tutte le licenze si pagano, c’è l’impossibilità di accedere ad un mercato economico se non a determinate condizioni”. Di qui la richiesta di risarcimento con quantificazione del danno subito dall’Eccellentissima camera indicato in 30 milioni di euro, da liquidare in sede civile. Chiesta tuttavia la fissazione di una provvisionale di 10 milioni. Danno richiesto in solido a tutti gli imputati “poiché coerente con il fenomeno associativo”, ha detto la parte civile

La parte civile Dc Anche l’avvocato Gianna Burgagni, parte civile per la Democrazia Cristiana, ha ripercorso le motivazioni e l’impianto probatorio alla base delle accuse. Evidenziati in maniera sintetica e diretta i punti principali dei capi di imputazione richiamati anche dalle parti civili e il danno arrecato non solo al partito, patrocinato dall’avvocato Burgagni, ma all’intera collettività.

“Si pensi a quante risorse, quanto tempo questa gente ha utilizzato a danno dello Stato per i propri fini. Quello che si capisce, in fondo, è che il fine era uno solo: che i soldi finissero nelle tasche di qualcuno”. Sottolineata, poi, la parte relativa al mercimonio delle ambasciate, in particolare la posizione di Paul Phua, ex ambasciatore di San Marino in Montenegro. “Indagato dall’Fbi e dato anche come contiguo alla criminalità della triade 14K”. Quindi “i soldi riciclati provenienti dai junkets di Macao e i denari della Black Sea Pearl”, la società riconducibile a Phua dalla quale sono arrivati, secondo l’accusa, i soldi destinati a Podeschi. “Tutto questo – ha detto l’avvocato Burgagni – mi dà una misura inquietante del fatto che San Marino, con questi personaggi nominati diplomatici, non avrebbe dovuto avere nulla a che fare”. Quindi l’avvocato Burgagni ha evidenziato i curricula politici degli imputati che sono stati esponenti di spicco della Democrazia cristiana e nei confronti dei quali è stata appunto ammessa la costituzione di parte civile del partito di Via delle Scalette. “Le persone imputate avevano una notevole rilevanza nel partito, e ruoli che non è possibile sottacere. Questo si traduce in un danno di immagine che non si finirà mai di pagare e si subirà, probabilmente con il consenso elettorale. Difficile pensare che Segretari di Stato, ex Reggenti, siano incorsi per caso in questi reati. Il danno al partito c’è, è rilevante e di difficile quantificazione. Il mio mandato è quello di rivolgermi a lei per una valutazione equitativa del danno. Non è stato a me dato mandato dal partito di esprimermi in maniera pesante, perché qualsiasi valutazione sul quantum dovesse essere fatta, potrebbe essere vista come una speculazione. Pertanto, qualunque somma che il commissario riterrà di stabilire in via equitativa per questo tipo di danno, verrà comunque devoluta in beneficenza e non verrà incamerata alle casse del partito. Concludo, quindi, rimettendomi alla valutazione equitativa del giudice chiedendo che tuttavia che una provvisionale venga quantificata in 250mila euro complessivi, con la devoluzione già detta, e venga associata ad una condanna in via solidale a tutte le spese e onorari”. Prossima udienza il 2 giugno con la requisitoria della procura fiscale e le richieste dell’accusa.

 

 

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