San Marino. Antonio Fabbri: Il cappotto nuovo

San Marino. Antonio Fabbri: Il cappotto nuovo

L’informazione di San Marino

Il cappotto nuovo

Antonio Fabbri

Sta come un cappotto nuovo ai correntisti, alle società sportive sponsorizzate, alle associazioni cultural-filantropiche-confessional-e-aconfessional private o pubbliche sostenute, ai partiti, a chi, perché l’azienda glielo suggeriva, ha dovuto aprire il conto lì. Un cappotto nuovo per i fiduciosi oltre ogni ragionevole dubbio A tutti quelli che per lungo ed eccessivo tempo hanno voluto vivere in una campana di vetro, è triste e dispiace doverlo dire, ma sta come un cappotto nuovo il sofferto blocco dei pagamenti di Asset.

D’altra parte non fecero una piega quando nel 2008 scoppiò il caso “Re Nero”. Non fecero una piega quando i vertici inquisiti, senza neppure una pausa di riflessione, vennero reintegrati immantinente al vertice della banca dagli azionisti. Già, gli azionisti, quelli che oggi son pronti ad additare le responsabilità di quelli che provano a metterci una pezza. Fu un dispetto per le autorità italiane. Banca d’Italia compresa. Forse un pensierino per scendere in piazza, all’epoca, bisognava farcelo. 

Ma evidentemente era ancora troppo presto, quella volta, perché la fiducia e la reputazione di una banca e di un sistema contassero qualcosa. Eppure la fiducia nel “sistema” è crollata allora e, in questi dieci anni, in pochi e a fatica ci ha messo mano per ricostruirla. D’altra parte, dopo il più recente rinvio a giudizio presso il tribunale di Forlì per riciclaggio e non solo – oltre che dei vertici di Asset anche dell’intera Banca come soggetto giuridico – ancora una volta nessuno si è posto qualche problema di opportunità o di reputazione del sistema. Neppure dopo aver letto le intercettazioni telefoniche.

Neppure gli azionisti, sempre quelli che si preparano a chiedere i danni, oggi. Chissà se qualcuno ha pensato di chiedere i danni a loro, ora per allora? Neppure il Consiglio di previdenza e neppure i sindacati, che oggi pretendono giustamente garanzie, hanno fatto troppo clamore all’epoca. All’epoca di garanzie non ne chiesero.

Ma evidentemente era ancora troppo presto – solo un paio di anni fa – perché la fiducia e la reputazione di una banca e di un sistema dovessero contare qualcosa. Poi è iniziato il processo, sempre a Forlì. Poteva questo bastare per farsi qualche domanda sull’opportunità di rivedere politiche del credito e governance? Macché.

E infatti non è bastato. Sono continuati i lustrini, i riflettori, l’arroganza, il presenzialismo, il filogovernativismo, l’auditorium, la Villa Filippi, la Madonna della Misericordia. Già, la Misericordia, quella che ha per presupposti la contrizione e il pentimento.

E ora si viene qui a raccontare: “Ah, ma era in salute!” Era in salute cosa? Una banca intera a giudizio con i vertici che mai hanno fatto una riflessione sull’opportunità di tenere, quanto meno, un profilo basso? Senza parlare, poi, delle intercettazioni di “Re Nero”. E ora lo stupore: “Bloccati i pagamenti! Vergogna!” Ma vergogna cosa? Quella parte di opposizione di oggi non aveva forse un po’ da vergognarsi prima, quando sdoganava la “decima Segreteria”? Quando non si sognava neppure di prendere provvedimenti a fronte di vicende giudiziarie gravissime? Non si è mai fatta parte diligente per garantire – posto che tutti sono innocenti fino a sentenza definitiva – ragioni di creanza, credibilità ed opportunità.

E’ lì che la reputazione dell’intero sistema è stata, non minata, fatta saltare per aria. Altro che quando una banca viene commissariata o si bloccano i pagamenti! In quel caso c’è l’estremo tentativo per garantirlo, il sistema, dato che, si può star sereni, le figuracce internazionali San Marino le ha già fatte da un pezzo grazie a chi sbraita oggi. Ripetere la giaculatoria da Banca del Titano in poi sarebbe fin troppo pleonastico.

Evidentemente, però, è sempre troppo presto perché la fiducia e la reputazione di una banca e di un sistema contino qualcosa. Più proficuo è seguitare a suggere da quella mammella, a prescindere da quanto atrofizzata sia, perché sponsorizzi, finanzi, foraggi, ottenendo all’interno quell’aura effimera di intangibilità che invece collassa a due passi da qui. E’ sempre troppo presto, così, pensare di dover sostenere che la reputazione è importante quando fa comodo non lo sia. Di botto, però, la credibilità di una banca e di un sistema diventano fondamentali: quando si toccano le tasche. Allora scandalo, vergogna, sciagura e chi è intervenuto per tutelare le sorgenti chiudendo i rubinetti e causando temporanea siccità… peste lo colga!

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