Il Pf chiede comunque la conferma della condanna e la confisca. Le difese: assoluzione e restituzione del denaro
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ANTONIO FABBRI
Tornano in appello i due casi che sono stati oggetto della sentenza dei garanti che ha stravolto quasi un decennio di giurisprudenza sulla natura del reato di autoriciclaggio, di fatto ripercuotendosi su numerosi processi in corso. Una delle due vicende di riciclaggio è quella ha riguardato Giuseppe Castelli, condannato in primo grado a 4 anni e 2 mesi e alla confisca di 236mila euro ritenuti frutto di riciclaggio di denaro ritenuto frutto di reati legati al dissesto di due società.
In questo caso il Procuratore del fisco ha evidenziato come movimentazioni di denaro siano state effettuate anche dopo l’entrata in vigore della legge del 2013.
Il Procuratore del fisco Roberto Cesarini ha quindi chiesto la conferma della sentenza di primo grado o, subordinatamente di considerare la contestazione di riciclaggio mancato, visto il tentativo di trasferire il denaro in Armenia. Da confermare, per il Pf, la confisca del denaro poiché “dagli atti emerge chiaramente che somma è di provenienza illecita”, ha detto.
Per contro per il difensore, l’avvocato Maurizio Simoncini che nell’indicare come spartiacque la sentenza dei Garanti di agosto scorso, che ha sancito come anche il riciclaggio per occultamento sia reato a consumazione commissiva e istantanea. Di qui la richiesta di assoluzione e anche di revoca della confisca.
Analoghe conclusioni, sia per l’accusa sia per la difesa, sono state formulate nell’altro caso, che vede imputato M.S., condannato a 4 anni e 3 mesi e alla confisca di 451.168 euro. Il Pf ha ribadito che le somme, ritenute frutto di reati contro il patrimonio e di associazione per delinquere, vedono la prova dell’illiceità in atti. Ha pertanto chiesto da un lato la conferma della condanna o la contestazione del reato mancato visto il tentativo di trasferire il compendio ritenuto illecito in Tunisia. Ha comunque chiesto di confermare la confisca.
Il difensore, l’avvocato Gian luca Micheloni ha parlato dell’impossibilità anche di contestare il reato mancato. “S. non ha commesso alcun reato, non c’è alcun dubbio”, ha detto richiamando il fatto che non ci sarebbe prova dell’origine illecite e che l’ultimo reato presupposto che viene contestato risale al 1999. “C’erano ancora le lire quando depositò il denaro”, rileva l’avvocato evidenziando, inoltre, che gli attuali carichi pendenti del suo assistito, sono successivi ai fatti contestati. Ha quindi chiesto l’assoluzione e la revoca della confisca.
Il Giudice di appello David Brunelli si è riservato di decidere entro 90 giorni.
Articolo tratto da L’informazione di San Marino, pubblicato integralmente il giorno dopo
AGGIORNAMENTO. In data 18 gennaio 2024 il sig. M. S. ci ha informato di essere “stato assolto, perché il fatto non sussiste“, allegando sentenza.