San Marino. Associazione Micologica Sammarinese: ‘ancora inceneritori’

San Marino. Associazione Micologica Sammarinese: ‘ancora inceneritori’

Comunicato stampa del 25 febbraio 2013

 

ANCORA INCENERITORI

Chissà perché i governi, passati e presenti, sul problema rifiuti ed energia, ascoltano e ricevono sempre imprenditori che vogliono installare termovalorizzatori o altri megaimpianti e mai prestano attenzione ad associazioni e liberi cittadini che vorrebbero un diverso sistema di gestione dei rifiuti attraverso la strategia “rifiuti zero” che punti sulla riduzione dei rifiuti ed il loro riciclo, disincentivando la pratica dello smaltimento in discarica e l’incenerimento. Cittadini che propongono la ristrutturazione energetica degli edifici per ridurre gli sprechi, le inefficienze e gli usi impropri dell’energia.

E’ di questi giorni il ritorno alla termovalorizzazione, con recupero di energia tale da soddisfare l’intero paese. Con l’inceneritore o meglio ancora “cancrovalorizzatore”, si compromette l’esito della raccolta differenziata bruciando il rifiuto. Bruciare è solo un business, in quanto questi impianti, se non fossero sovvenzionati dal denaro dei cittadini, non avrebbero senso nella loro gestione e costruzione. L’energia risparmiata col riciclo è maggiore di quella prodotta dalla termovalorizzazione. Inoltre le aziende che distribuiscono e producono energia non hanno il minimo interesse che si accresca l’efficienza e si riducano gli sprechi in quanto ne deriverebbe una diminuzione della domanda e anche dei loro profitti. La pratica dell’incenerimento è in contraddizione con la Direttiva Europea (98/2008) che indica come prioritario la riduzione della produzione dei rifiuti a monte, il riutilizzo, il reimpiego ed il riciclaggio, il compostaggio e le altre forme di recupero per ottenere materia prima secondaria dai rifiuti. Gli inceneritori, adottati come alternative alla discariche, sono una delle principali fonti di inquinamento tramite l’emissioni di fumi, la diffusione di ceneri e gli scarichi di acque usate per pulire gli impianti (da 1 tonnellata di rifiuto bruciato, un inceneritore produce 1 tonnellata di fumi immessi in atmosfera e circa 300 chili di ceneri solide da smaltire in discariche speciali) ed inoltre contribuiscono al riscaldamento globale. Basterebbe leggere quanto dice uno studio condotto dalla dottoressa Patrizia Gentilini in prossimità dei 2 inceneritori di Forlì con aumento nelle donne del rischio di abortività e un aumento di ricoveri per malattie renali, infezioni respiratorie, aumento di morte per tumori e oltre 100 decessi in più nei 13 anni presi in esame. A pochi chilometri da noi, a Raibano, abbiamo già un inceneritore che secondo uno studio fatto dall’”Associazione medici per l’ambiente” che ha analizzato la popolazione residente per 14 anni, è responsabile dell’aumento di mortalità per cancro nelle donne e la mortalità per tumore raggiunge un aumento generale del 54 %.

Gli inceneritori distruggono materiale e costano milioni di euro anche ai contribuenti per cui non sarebbe più utile adottare una raccolta differenziata spinta per risolvere l’annoso problema dei rifiuti ed aprire stabilimenti per il riciclo in cui impiegare giovani e disoccupati? Ci sarebbero risparmi per la collettività e per l’amministrazione e si creerebbero opportunità lavorative e di salvaguardia ambientale che gli inceneritori non sono in grado di offrire.

Questa politica gestionale è prevista anche nel programma del governo appena insediato, dove si parla di dare attuazione al Piano di Gestione dei Rifiuti, nuovi centri multi raccolta, potenziamento della raccolta porta a porta, la promozione di iniziative imprenditoriali che operino nel settore del recupero dei rifiuti, attuare politiche di riduzione dei rifiuti prodotti e di potenziare la gestione interna degli stessi al fine di conseguire una maggiore autonomia. 

Si è poi accennato all’uso di impianti a biomasse che, per essere sostenibili, avrebbero bisogno di materiale disponibile  localmente, ed essendo il loro potere calorifico minore dei combustibili fossili, per alimentare una centrale a biomassa di grandi dimensioni, come servirebbe per la nostra autonomia energetica, occorrerebbe dedicare alla coltura delle biomasse, enormi superfici di territorio che noi non abbiamo.

Visto che l’autonomia energetica è una bufala e per ridurre al massimo e nei tempi brevi il consumo di fonti fossili la scelta corretta non è la loro sostituzione con altre fonti, ma la diminuzione dei consumi energetici (“è molto meglio un chilowattora risparmiato di un chilowattora sostituito”- M.Pallante ). Solo nel riscaldamento degli edifici, oltre agli sprechi causati dalla scarsa efficienza delle caldaie e la cattiva coimbentazione delle murature, si otterrebbero riduzioni di consumi molto maggiori di quelli che si avrebbero sostituendoli con altre fonti. Quindi meglio puntare sul recupero, il risparmio, la riduzione dei consumi, degli sprechi, la diffusione di una cultura ambientale e dopo integrare per quanto possibile con energie pulite e rinnovabili.

Associazione Micologica Sammarinese

 

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