San Marino. Atac e Smi, battaglia legale che ne intreccia le vicende

San Marino. Atac e Smi, battaglia legale che ne intreccia le vicende

L’Informazione di San Marino

Caso Atac, giudice delle appellazioni rigetta i reclami sulla rogatoria 

La battaglia legale infinita che intreccia le vicende della municipalizzata romana con la Smi

Antonio Fabbri

Ancora intrecci e battaglia legale interessano vicissitudini giudiziarie dell’Atac romana, la disastrata municipalizzata della capitale italiana, e i rapporti che gli imputati, due in particolare, intrattenevano con il Titano o, meglio, con la finanziaria Smi del conte Enrico Maria Pasquini. Questa volta in ballo c’è una rogatoria e più precisamente la documentazione acquisita tramite la richiesta di assistenza giudiziaria che a suo tempo riguardò la San Marino Investimenti, la Smi appunto. Alcune di quelle carte sono finite anche nel processo Atac, dove gli ex manager e sindaci della municipalizzata sono a processo con l’accusa di peculato per essersi appropriati, secondo i pm capitolini, di una cospicua somma – oltre un milione di euro – della azienda dei trasporti comunale. Questa appropriazione, sempre secondo l’accusa, sarebbe avvenuta attraverso la “stipula di contratti di affidamento di consulenza e la disposizione di ordini di acquisto per attività, di mera facciata, con la società Pragmata srl”.

A giudizio a Roma per questi fatti, prossima udienza del processo fissata a dicembre, ci sono Gioacchino Gabbuti, amministratore delegato di Atac spa dal 2005 al 2009 e di Atac Patrimonio fino al 2013, e i manager Antonio Cassano, direttore operativo e direttore generale di Atac dal 2005 al 2012, e Mauro Anselmi, sindaco del collegio sindacale di Atac Patrimonio oltre a Umberto Bianchi, rappresentante legale e poi liquidatore della Pragmata.

I soldi della municipalizzata di cui si parla nel procedimento romano, secondo l’accusa vennero poi movimentati attraverso la Smi, utilizzando gli schemi già emersi nell’inchiesta denominata Amphora. Tanto che, parallelamente, a San Marino è in corso il processo con l’accusa di riciclaggio a carico di uno degli imputati nel caso romano, Antonio Cassano.

La battaglia legale La battaglia legale si è innescata a seguito della richiesta della procura romana all’autorità giudiziaria sammarinese di potersi avvalere della parte degli atti della rogatoria Smi pertinenti anche al processo Atac e ai relativi imputati, appunto, in questo processo.

Questa richiesta di utilizzo della documentazione che era già stata acquisita dalla procura romana con rogatoria del 2009, è dello scorso luglio 2017. Il 21 settembre scorso il commissario della legge Alberto Buriani ha risposto alla rogatoria, autorizzando, per quanto di competenza sammarinese, l’utilizzo della documentazione trasmessa a suo tempo.

I legali degli imputati romani – l’avvocato Giulia Bongiorno; l’avvocato Stefano Bortone; l’avvocato Filippo Cocco; l’avvocato Maria Selva e l’avvocato Gian Nicola Berti – hanno presentato reclamo davanti al giudice delle appellazioni contro la decisione del commissario della legge.

Il reclamo Diversi i motivi di reclamo verso l’autorizzazione da parte sammarinese all’utilizzo nel processo Atac delle carte Smi riguardanti in particolare Gabbuti e Cassano. I legali hanno contestato che, all’epoca, il Gip dichiarò inutilizzabile la documentazione trasmessa al pm Perla Lori del processo Smi, in quanto la rogatoria era stata fatta senza aver chiesto la proroga del termine per le indagini. Aggiungono i legali che agli atti del processo Atac il contenuto della documentazione in oggetto c’è già, in quanto emersa dalla testimonianza di un agente della guardia di finanza. L’autorizzazione a San Marino per l’utilizzo di quella documentazione servirebbe dunque, secondo i legali, per sanare una testimonianza che non potrebbe essere acquisita.

La decisione sul reclamo Tutte contestazioni, quelle dei difensori, che però, per la maggior parte, riguardano più il procedimento italiano che l’autorizzazione da parte sammarinese ad utilizzare quei documenti. Così è secondo il giudice delle appellazioni, David Brunelli, che ha dichiarato tutte le doglianze dei reclamanti “palesemente infondate”, rigettando il reclamo senza la necessità di dare corso al contraddittorio, ritenendo che l’inammissibilità emerga esplicitamente – ictu oculi – dal reclamo stesso.

Le doglianze sulla tardività della richiesta o l’inutilizzabilità della documentazione “potranno essere fatte i valere soltanto davanti all’Autorità giudiziaria italiana, competente a stabilire se e in che limiti gli organi dell’accusa hanno utilizzato documentazione processualmente non utilizzabile ed eventualmente a sanzionare tale violazione, così come potrà valutare se il denunciato vizio concernente la richiesta originaria possa inficiare anche quella emessa nel nuovo procedimento penale, al punto da sancire l’inutilizzabilità della documentazione relativa agli odierni reclamanti”. Dichiarato quindi inammissibile il reclamo, la procura di Roma è autorizzata dal Titano ad utilizzare le carte della rogatoria Smi. C’è da aspettarsi che questa la battaglia legale prosegua, comunque, nell’ambito del processo Atac.

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