Rassegna Stampa – In appello confermato il risarcimento alla vittima e stabilito anche a favore di Eccellentissima Camera e Authority pari opportunità, non concesso in primo grado
ANTONIO FABBRI. Atti indecenti a Palazzo, sostanzialmente confermata in appello la sentenza di primo grado con qualche statuizione che rende più gravosa la sentenza del giudice di seconda istanza a carico dell’ex Reggente, Giacomo Simoncini. L’appello era stato proposto sia dai difensori dell’imputato, sia dalla Procura fiscale, sia dall’avvocatura dello Stato per conto dell’Eccellentissima Camera e dell’Authority per le pari opportunità, costituite parti civili. La sentenza di appello è stata letta ieri a porte chiuse, modalità con cui si è svolto l’intero processo in primo e secondo grado, a tutela della vittima. (…)
Secondo quanto trapelato, comunque, il giudice di appello David Brunelli, nel confermare la condanna alla multa di 2.000 euro per la contravvenzione di “atti indecenti”, ha confermato anche l’assoluzione dal primo capo, “violenza privata”, riformando tuttavia la motivazione con formula dubitativa, per insufficienza di prove. Quanto al risarcimento del danno, il giudice di appello ha confermato la statuizione a favore della vittima. Inoltre ha riformato la sentenza di primo grado stabilendo che il risarcimento del danno debba esserci anche a favore dello stato, l’Eccellentissima Camera. Risarcimento che, nonostante il più alto ruolo istituzionale ricoperto nel momento in cui si consumarono gli atti contestati, non era stato invece concesso in primo grado. Viene invece accordato dal giudice di appello che stabilisce il risarcimento – anche questo era stato negato in primo grado – a favore dell’Authority per le pari opportunità, parte civile nel processo nel suo ruolo di tutela delle donne.
Secondo le ricostruzioni della prima ora Simoncini, a inizio marzo 2022 nel semestre in cui ricopriva l’incarico reggenziale, chiamò la segretaria nell’ufficio della Reggenza con la scusa della zip dei pantaloni difettosa e si denudò davanti alla donna mostrandole i genitali. Per questi fatti, terminato il semestre, la vittima presentò denuncia e Simoncini, dopo l’indagine del commissario della legge Roberto Battaglino, finì a processo. In primo grado la sentenza del Commissario della legge Adriano Saldarelli vide la condanna per atti indecenti e il risarcimento alla vittima.
In appello è arrivata la conferma dell’accaduto e della condanna per i medesimi fatti con in più il risarcimento anche alla Eccellentissima Camera e all’Authority per le pari opportunità. Nel frattempo, ancor prima del rinvio a giudizio, Unione donne sammarinesi presentò istanza di sindacato della Reggenza. Il Collegio Garante, tuttavia, decise di sospendere il giudizio fino all’esito del processo penale che giunge alla decisione di secondo grado. Si vedrà se la sentenza di appello sbloccherà il sindacato della Reggenza, posto che non è escluso che gli avvocati di Simoncini, una volta valutate le motivazioni, decidano di intraprendere anche la strada del ricorso in Terza istanza.
Articolo de L’informazione di San Marino pubblicato dopo le 23