Patrizia Cupo Corriere Romagna San Marino: Operazione Staffa / Camorra sul Titano, notaio in manette / Operazione della Dia di Napoli: 28 arresti. Livio Bacciocchi avrebbe dato rifugio al boss Setola / In sei mesi ripuliti cinque milioni di euro dei clan dai “colletti bianchi” sammarinesi
RIMINI. Rapine, droga, sequestri di persona: i soldi dalla “mala” di Napoli ripuliti a San Marino. Qui, i boss Raffaele Stolder e Francesco Vallefuoco, assieme ai vertici dei clan dei Fidanzati e dei Casalesi, nel solo semestre a cavallo tra il 2008 e il 2009, avrebbero “affidato” ben cinque milioni di euro ad alcuni “colletti bianchi” del Titano per ripulirli e rimetterli sul mercato. In galera a Rimini, è finito il notaio sammarinese Livio
Bacciocchi (53 anni) – preso in Questura dove martedì sera si era presentato per l’obbligo di firma – che, secondo gli inquirenti, avrebbe usato la sua finanziaria FinCapital come lavatrice della camorra. Con lui, ordini di custodia cautelare in carcere per altre 24 persone (più tre ai domiciliari): in un blitz all’alba di ieri, gli uomini della Direzione investigativa antimafia di Napoli ne hanno eseguiti 22. L’operazione è denominata Staffa. Per altri due indagati – i sammarinesi Oriano Zonzini, ex direttore di Fincapital, e Roberto Zavoli, socio di Vallefuoco nella Za.Va. Group – si rende necessario l’invio della rogatoria al tribunale di San Marino, con la quale i pm antimafia Sergio Amato e Roberta Simeone chiederanno anche l’accertamento sulle movimentazioni bancarie. Bacciocchi, secondo l’ordinanza firmata dal gip Isabella Iaselli che ha disposto i 28 arresti, c’era dentro fino al collo. Tanto che, stando a un’intercettazione ambientale a Vallefuoco, sarebbero stati proprio quest’ultimo e il notaio sammarinese a dare rifugio a San Marino, al boss-killer Giuseppe Setola, all’indomani della strage di stranieri a Castel Volturno. Circostanza, questa, che sollevarono anche gli investigatori sammarinesi: le perplessità circa ospiti “dubbi”, le aveva infatti segnalate all’epoca anche la gendarmeria di San Marino. E comunque tra gli arrestati, figura anche lo stesso Francesco (Franco) Vallefuoco: già in carcere a Piacenza per estorsione, a seguito dell’operazione “Vulcano” che aveva delineato come il boss dei Casalesi – noto a San Marino – stesse allungando le mani sulla finanziaria di Bacciocchi. Ma quale ruolo aveva il notaio nel giro losco? Duplice, secondo il gip: “promotore insieme con Vallefuoco dell’associazione finalizzata al riciclaggio ed alle truffe, nonché concorrente esterno nell’associazione di stampo camorristico facente capo a Stolder”, imparentato coi Giuliano. E come avveniva il riciclaggio? “Si aprono conti correnti, intestati a società o a persone di fiducia – spiega il gip nell’ordinanza lunga 276 pagine – e il denaro disponibile viene passato ad altre società, attraverso continue operazioni di false fatturazioni; si consegnano a Fincapital assegni bancari, senza indicazione né del nome del beneficiario né della data di emissione, affinché Bacciocchi e Zonzini valutino come e quando cambiarli; si procede a richieste di finanziamento per l’esecuzione di transazioni commerciali ‘fittizie’”. Il gioco vale doppio: da una parte i clan ripuliscono denaro, dall’altra lo moltiplicano acquisendo fidi.
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Accadde oggi, pillola di storia