L’informazione di San Marino:
“Col Polo della Moda
usciremo dalla crisi” /
Bene Comune
attacca Rete
Liberamente e
Lazzari: “Il loro ‘No’
al progetto è una
scorciatoia politica per
puntare al consenso da
giocare poi alle elezioni”
SAN MARINO. Il referendum sul Polo della
Moda “è una questione politica e
non ambientale”, come verrebbe
invece spacciata. Una nota
congiunta di tutte le forze della
maggioranza interviene per
replicare alle dichiarazioni di
Rete, Lsm e del consigliere Luca
Lazzari, proprio nel giorno della
presentazione in pompa magna
del progetto da parte del Gruppo
Borletti e Dea, prevista per ieri
sera al Kursaal. Secondo la
coalizione Bene Comune infatti
il referendum “non ha nulla a
che fare con una zona parco che
non esiste o con la difesa del
territorio”. E lo dimostrerebbero
le ultime “accuse insensate”
sulla questione lanciati contro il
governo e anche gli investitori.
Per la maggioranza il prossimo
15 maggio le scelte possibili
sono di fatto due: “Da una
parte – scrive nella nota – quella
di chi, cercando di mettere in
difficoltà l’esecutivo, rifiuterebbe
l’investimento, spingerebbe
a crearlo a qualche metro fuori
dal confine, rinuncerebbe alle
entrate fiscali per San Marino
per deviarle in Italia, toglierebbe
ulteriore respiro al comparto
edilizio fregandosene, altresì,
dell’indotto creato per il settore
turistico e commerciale in generale”.
(…)
Moda “è una questione politica e
non ambientale”, come verrebbe
invece spacciata. Una nota
congiunta di tutte le forze della
maggioranza interviene per
replicare alle dichiarazioni di
Rete, Lsm e del consigliere Luca
Lazzari, proprio nel giorno della
presentazione in pompa magna
del progetto da parte del Gruppo
Borletti e Dea, prevista per ieri
sera al Kursaal. Secondo la
coalizione Bene Comune infatti
il referendum “non ha nulla a
che fare con una zona parco che
non esiste o con la difesa del
territorio”. E lo dimostrerebbero
le ultime “accuse insensate”
sulla questione lanciati contro il
governo e anche gli investitori.
Per la maggioranza il prossimo
15 maggio le scelte possibili
sono di fatto due: “Da una
parte – scrive nella nota – quella
di chi, cercando di mettere in
difficoltà l’esecutivo, rifiuterebbe
l’investimento, spingerebbe
a crearlo a qualche metro fuori
dal confine, rinuncerebbe alle
entrate fiscali per San Marino
per deviarle in Italia, toglierebbe
ulteriore respiro al comparto
edilizio fregandosene, altresì,
dell’indotto creato per il settore
turistico e commerciale in generale”.
(…)