Patrizia Cupo di Corriere Romagna San Marino: L’ombra della camorra. La polizia postale ha intercettato la missiva a Bologna. Aperta un’inchiesta. Si indaga sulla provenienza: attesa una rogatoria / Proiettile e minacce di morte via posta / La busta era indirizzata a un ufficiale della Gendarmeria di San Marino
Quando è stata scoperta la busta la Gendarmeria indagava sui Casalesi
San Marino Bologna e Rimini erano collegate nell’inchiesta Vulcano
Minacce di morte e un proiettile, in busta chiusa, destinati a un alto funzionario della gendarmeria di San Marino: indaga la Procura di Bologna, per scoprire se dietro vi sia l’ombra della camorra. Il fatto risale alle ultime feste natalizie. A fine anno, una busta chiusa, da recapitare alla redazione centrale del Resto del Carlino di Bologna viene intercettata dalla polizia postale emiliana poco prima di essere recapitata. Al suo interno, un proiettile di grosso calibro e una lettera minatoria, con promessa di morte, diretta a un graduato del Corpo della gendarmeria del Titano. Immediata l’apertura di un fascicolo d’inchiesta, alla Procura di Bologna, e la segnalazione – ufficiosa – agli inquirenti sammarinesi che, del fatto hanno informato anche la segreteria di Stato agli Esteri affidata ad Antonella
Mularoni e da cui la gendarmeria dipende. Ora, si attende la rogatoria: tutto dipende da dove la busta sia partita, se da San Marino o dall’Italia. Nel primo caso, il reato sarebbe stato commesso sul Titano e alla piccola repubblica spetterebbero le indagini, altrimenti sarà la Procura di Bologna ad inviare una rogatoria per informare, e sentire, il diretto interessato, la vittima delle minacce. Ovviamente, busta e suo contenuto sono stati sequestrati e la Scientifica s’è messa al lavoro. Sull’origine del fatto, ancora si brancola nel buio. Perché la busta, indirizzata a un gendarme, è stata inviata a Bologna? Quale il collegamento col capoluogo e il corpo militare del piccolo Stato? Nei mesi passati, ad aver collegato i luoghi, era stata, ad esempio, l’inchiesta “Vulcano”, quella che – condotta dall’Antimafia di Bologna – aveva sventato un giro di estorsioni e recupero crediti con metodi mafiosi tra San Marino e Rimini. Al centro della vicenda, un clan casalese con diramazioni sul Titano, sul quale la gendarmeria (allora comandata dal colonnello Achille Zechini) aveva da tempo messo gli occhi e sulle cui attività (e i legami col mondo imprenditoriale immobiliare sammarinese) stava indagando, ancor prima che in Italia l’operazione venisse resa nota.
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