San Marino. Carcere dei Cappuccini, quello che i numeri non dicono. La Voce di Romagna

San Marino. Carcere dei Cappuccini, quello che i numeri non dicono. La Voce di Romagna

R.B – La Voce di Romagna: Cappuccini, ciò che i numeri non dicono / Spese enormi a carcerato e un quarto di detenzione? Il sovraffollamento di oggi sveglia la politica

Nei bar di San Marino, su facebook e sui media, come un tam tam, rimbalza nelle stanzette della politica una notizia che fa scalpore. Il Consiglio d’Europa ha pubblicato un report sulla situazione carceraria che vede il Titano, una volta tanto, in cima alle classifiche europee nelle statistiche sullo stato delle carceri. Come sempre le statistiche vanno interpretate, per non finire come il “pollo di Trilussa” dove uno ne mangia uno intero (e muore d’indigestione) un altro resta a bocca asciutta (e muore di fame), ma statisticamente ne hanno consumato mezzo per ciascuno. Qui siamo alle solite, si dice che il costo è di 875 euro al giorno per detenuto e scoppia la rabbia dei cittadini che vogliono farne una istanza d’Arengo. Vediamo innanzitutto a quale periodo si riferisce il Report europeo. E’ evidente che in periodi di basso utilizzo dei Cappuccini i costi fissi, in rapporto alla popolazione carceraria, sono certamente alti (gendarmeria, Direttore, spese generali) corrono egualmente e incidono statisticamente in rapporto a giornate di detenzione/prigionieri.

Così dicasi per la media della durata della detenzione che è di 2,7 mesi sul Titano rispetto a quei cattivoni dell’Italia con 13,1 mesi e quegl’incivili degli Europei con i loro 9,3 mesi. Sul sovraffollamento poi ancora noi i più virtuosi con 30,8 di occupazione su 100 posti. Insomma statisticamente i detenuti sammarinesi vivono come pascià e le sei celle dei Cappuccini sono diventate le Seychelles… Non una parola sul fatto che è un vecchio convento umido e senza servizi igienici nelle celle, dovei detenuti stanno rinchiusi con poche ore d’aria e soprattutto senza gli spazi  per socializzare, studiare, lavorare, rendendo il periodo di detenzione, solo un momento d’afflizione e non di recupero e di riabilitazione. Che i carcerati usino il bugliolo, la statistica non lo dice, che la struttura sia inadeguata, nemmeno. Tutti a scandalizzarsi del fatto che i pasti siano forniti dal “Ritrovo dei lavoratori”. Che non ci sia un ‘infermeria, poco importa. (…)

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