RASSEGNA STAMPA – Rilevato che nessuno dei testimoni sia venuto in aula a confermare le accuse Il 3 febbraio 2025 le conclusioni delle parti e le sentenze
ANTONIO FABBRI – Ultima udienza dibattimentale, prima delle conclusioni, per il processo sul cosiddetto “racket delle badanti”. Nella seduta di ieri hanno preso la parola due delle tre imputate. Per prima Fatima Dzutseva che ha reso spontanee dichiarazioni e si è sottoposta alle domande delle parti. “Nego ogni addebito contestato nell’imputazione – ha esordito Dzutseva – Sono innocente, non ho commesso neanche una delle condotte che mi vengono contestate. Sono delusa e arrabbiata, perché da molti anni sono sotto processo. Un processo che ha rovinato la mia vita e quella della mia famiglia. Questo processo nasce da un esposto della signora Alba Montanari che in questa aula ha affermato che il suo esposto nasce nel 2004 essendo lei da allora venuta a sapere di anomalie in ospedale. Ma io sono arrivata nel 2009… allora mi chiedo: cosa centro io?
Questo processo è stato organizzato da mie concorrenti nel lavoro di badante”, ed ha fatto un elenco di nominativi sentiti ne processo come testimoni oltre a quello di “Barbara Bartolini che ho denunciato per calunnia. Perché alcune di queste donne non sono venute neppure in tribunale a dare la loro versione? E per coloro che sono venute, perché ci sono così tante differenze da quello che hanno detto in gendarmeria e poi detto qui? E perché quello che hanno detto contro di me non viene confermato da nessuno? Né dai testimoni, né dalle famiglie che ho assistito. Io sono stata sempre cercata perché facevo bene il mio lavoro. E’ questa la mia colpa?”
Poi ha aggiunto: “Non ho mai avuto soldi da nessuno e non ho mai minacciato nessuno. Solo poche volte, come credo sia capitato a tutti, mi hanno chiesto, non potendo io effettuare il servizio perché già impegnata, di presentare una badante professionale. In quei casi ho passato nominativi professionali di mia conoscenza, nulla più di questo. Quando quelle signore sono andate a lavorare non ho mai saputo come è andata la loro assistenza, né ho mai chiesto soldi. Non ho mai compilato nessun modulo, se non quelli che riguardano la mia persona”. Ha detto Dzutseva che poi ha risposto a delle domande poste dal giudice e dalle parti per specificare e chiarire alcuni aspetti.
Nello specifico ha poi detto di avere un normale rapporto di amicizia con la coimputata Felicia Doru e di conoscere Loretta Casadei, con la quale ha avuto rapporti normali per motivi di lavoro e conoscendola come insegnante nel corso di Oss che ha frequentato. Ha aggiunto che si recò nell’ufficio di Casadei assieme al marito, per fare presenti delle rimostranze. In particolare disse che si sentiva minacciata da alcune sue colleghe.
Loretta Casadei si è a sua volta sottoposta alle domande delle parti.
“I fatti descritti nel capo di imputazione sono falsi e mi professo innocente verso accuse che mi vengono mosse”, ha affermato. Ha quindi risposto alle domande del giudice Santoni spiegando di aver conosciuto Dzutseva nel 2018, quando si presentò nel suo ufficio per lamentare, appunto, le minacce da parte di altre assistenti. Incontro che avvenne prima che salisse agli onori delle cronache il “caso badanti”. La Casadei ha raccontato di avere avuto anche “un incontro-scontro con la signora Bartolini, che mi contestò come veniva gestito il lavoro delle assistenti. Le risposi che mi attenevo al regolamento”.
Quanto alla regolarità dei moduli, infermieri e caposala facevano sui moduli compilati dalle famiglie per l’assistenza delle badanti, un controllo formale, cioè di completezza della compilazione dei moduli. Sulla veridicità di quanto dichiarato “il controllo spettava all’ispettorato del lavoro”, ha detto Casadei, “tanto che – ha aggiunto – noi invitavamo i famigliari che incaricavano la badante a compilare correttamente il modulo che sarebbe stato controllato dall’Ufficio del lavoro che, in caso di irregolarità, avrebbe elevato delle sanzioni”.
“Noi non potevamo – ha aggiunto – farci carico della questione burocratica o di andare nelle stanze e mandare via un’assistente che la famiglia aveva incaricato. Non ritenevamo fosse nostro compito” tanto che il precedente regolamento, che imponeva agli infermieri di allontanare dalle stanze chi non fosse in regola, venne modificato conferendo le competenze all’ufficio del lavoro. “Questo perché il ruolo dell’infermiere è circoscritto all’assistenza sanitaria e non può essere richiesto di assistere il singolo paziente nel tempo dall’allontanamento dell’assistente non in regola all’arrivo di un familiare o di una persona abilitata”, ha spiegato Casadei.
I moduli di assistenza compilati venivano sempre trasmessi tutti all’Ufficio del lavoro cui competevano i controlli. Ci fu un incontro anche con i vertici dell’Ufficio stesso e con i Segretari di stato alla Sanità e al Lavoro di allora. Tra l’altro Casadei, prima della comunicazione giudiziaria, non ha mai avuto né contatti o richiami informali, né provedimenti disciplinari. Anzi, fino a febbraio 2020, quando cioè scoppiò il Covid, è stata la stessa Casadei incaricata dall’Iss di seguire la questione e problemi connessi.
Le imputate hanno dunque rigettato tutti gli addebiti. Sono attese per il 3 febbraio 2025, adesso, le conclusioni di parte civile Eccellentissima Camera, e del procuratore del Fisco Roberto Cesarini. Poi toccherà alle arringhe delle difese con gli avvocati Francesco Pisciotti per Dzuseva, Cecilia Cardogna per Doru e Tania Ercolani e Francesco Mancini per Casadei. Quindi nella stessa giornata è attesa la sentenza del giudice Santoni.
Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo