Patrizia Cupo – Corriere Romagna: Dc pronta a chiedere le dimissioni del presidente /
Poggiali a processo per riciclaggio: «Sono sereno, l’indagine non riguarda il mio ruolo. Né dolo né malafede» /
La maggioranza in tensione. Psd: «Da noi sarebbe sospeso». Ap: «Fatto grave, specie in questo momento»
SAN MARINO. Il rinvio a giudizio per riciclaggio del presidente della Dc turba il clima di “festa” attorno all’uscita della black list: il partitone sarebbe pronto a chiedergli le dimissioni, la maggioranza non si incrina, ma resta in tensione. Garantisti i Noi sammarinesi che lasciano alla Dc ogni decisione sul ruolo di Leo Marino Poggiali, duri Ap e i Socialdemocratici: da noi, dicono, sarebbe già sospeso. Intanto, il neo presidente del partitone si difende: l’indagine riguarda fatti che «non hanno nessuna attinenza col mio incarico politico nella Dc»; «né dolo né malafede», dice, e sulle papabili dimissioni dal ruolo di punta, è cauto: «Incontrerò la dirigenza per una decisione condivisa».
L’avviso di garanzia, dieci giorni fa. La difesa di Poggiali, affidata a Gian Nicola Berti, ha chiarito come il presidente democristiano sia stato sentito il 31 gennaio come persona informata sui fatti. A quella convocazione, però, ne è seguita un’altra. Il presidente (che è stato rinviato a giudizio assieme ad altri tre per riciclaggio perché accusato di aver aiutato a nascondere 2 milioni e 300mila euro sottratti da una curatela fallimentare e destinati in realtà all’Inps) è stato convocato come teste dal tribunale di San Marino il 31 gennaio scorso: l’inchiesta era aperta dal 2010, su segnalazione della banca per la quale Poggiali lavorava, l’Eurocommercial bank, e poi dell’Aif. Nel corso dell’audizione, la posizione del presidente Dc è cambiata, tanto che l’esame del teste è stato interrotto e Poggiali è stato iscritto nel registro degli indagati. La comunicazione giudiziaria (ossia, l’avviso di garanzia) gli è stata notificata il 7 febbraio ed è stato quindi interrogato. Al 13 febbraio risale il rinvio a giudizio. (…) La maggioranza tesa.
Gli alleati dei democristiani non chiedono ufficialmente le dimissioni
di Poggiali, ma se le aspettano. Più garantisti i Noi sammarinesi: «Sono questioni interne al partito – dice Maria Luisa Berti, coordinatrice del movimento -. Lo conosco di persona e penso che sia perbene, credo avrà la possibilità di chiarire la sua estraneità». Più duri i Socialdemocratici: «Il Psd – spiazza il segretario Marina Lazzarini – ha un codice etico: un politico rinviato a giudizio viene sospeso da ogni incarico fino alla sentenza. La Dc, a casa sua, faccia ciò che vuole». «Quanto accaduto è grave, specie visto il momento delicato – affonda Mario Venturini di Alleanza popolare -, qui non si tratta di un soggeto indagato ma rinviato a giudizio. Se accadesse in Ap, lo sospenderemmo. La Dc? Mi aspetto che agisca nel modo migliore».