San Marino. Centro storico, molti alberghi e ristoranti chiusi. Davide Pezzi

San Marino. Centro storico, molti alberghi e ristoranti chiusi. Davide Pezzi

Turismo, nel centro storico ancora chiusi il 30% dei ristoranti e oltre la metà degli alberghi

Davide Pezzi

È una strada in salita la stagione turistica che sta per iniziare. L’emergenza Covid-19 ha bloccato per mesi tutte le attività, e per la riapertura ha portato il governo della Repubblica, sulla scia della vicina Italia, a emanare decreti su decreti per regolare le modalità che bar, ristoranti, negozi ed esercenti in genere dovranno adottare. Norme ispirate a garantire la sicurezza, ma che certo rendono complicato riprendere l’attività, soprattutto per le strutture più piccole. A pesare poi sull’incerta stagione che ci aspetta l’assenza quasi totale della materia prima: i turisti. Abbiamo parlato della situazione nel centro storico con Luigi Sartini, presidente dell’Unione sammarinese operatori del turismo.

Sappiamo già quanti esercizi circa hanno riaperto nel centro storico? “Siamo su un 70% dei ristoranti. Per quanto riguarda invece gli alberghi più del 50% sono ancora chiusi, e questo ci dà il termometro della mobilità”. 

Ha già notizia di qualche esercente che non aprirà? “No, al momento no, non ho notizie di nessuno che non pensa di riaprire”.

Quali sono le maggiori difficoltà che hanno incontrato quelli che hanno aperto? “La difficoltà maggiore è che, avendo una vocazione prettamente turistica, non ci sono le presenze. Dopo 3 mesi non ci sono stati grandissimi aiuti perché, a parte il posticipo di qualche pagamento non abbiamo avuto niente, quindi siamo andati tutti in crisi di liquidità. Adesso abbiamo dovuto fare tutti delle spese per mettere a norma i locali, sanificare gli spazi e i materiali ecc., e con chiunque parlo il problema oggettivo è che non c’è gente. In questo momento non c’è prospettiva sull’immediato di avere dei numeri che possano garantire una sussistenza a fronte di uscite che continuano ad esserci”.

Le regole imposte per riaprire sono sostenibili dalla maggior parte dei locali? “Alcuni locali, quelli più piccoli per esempio, effettivamente fanno molta fatica. Col distanziamento non hanno la possibilità di fare grandi numeri, anche se è stato concesso gratuitamente del suolo pubblico anche a locali in cui negli anni scorsi non era stato concesso, però si ragiona pensando a un ipotetico arrivo di persone. Dovremo lavorare comunque con una perdita di coperti almeno del 60%.”

Viene spontaneo chiedersi se ad alcuni locali possa convenire o meno riaprire. “Infatti chi ancora non ha aperto aspetta per capire se ci sia una convenienza. Almeno l’80% di quelli che hanno riaperto l’hanno fatto consapevoli che ci stanno rimettendo, però se stai sempre chiuso non ripartirai mai, si lavora in prospettiva. Uno spirito positivo bisogna averlo”.

Avete qualche suggerimento da dare al governo? “Quello che stiamo chiedendo da mesi: un sostegno economico, perché non abbiamo più liquidità. Tutti abbiamo chiesto dei prestiti, che però non arrivano Per esempio c’è il prestito previsto nel decreto 68, dove c’è una parte garantita dallo Stato, ma non facciamo altro che presentare documenti su documenti per non vedere arrivare niente… Chiediamo anche una campagna di conoscenza su San Marino, che siamo vivi e che non siamo un lazzaretto. Purtroppo è passata sui media sempre questa immagine, che saremmo il paese più colpito al mondo. Ci vorrebbe quindi una campagna di promozione che faccia vedere realmente chi siamo, e che siamo ripartiti in tutta sicurezza. Anche il servizio realizzato da ‘Striscia la Notizia’ non ci ha certo aiutato. Il giorno dopo, nei pochi alberghi aperti ci sono state delle disdette in seguito a quel servizio. Abbiamo bisogno che passi un’immagine in modo che chi viene qui si senta sicuro al 100%, sapendo che qui trova tutto, e che non siamo quel Paese che in alcuni casi è stato dipinto in maniera errata. Io per esempio una settimana prima di aprire ho fatto fare lo screening a tutto il personale per evitare ogni rischio, cosa per esempio che credo in Emilia Romagna non sia stata fatta su tutti gli operatori, quindi posso dire che offriamo una garanzia maggiore per chi ci viene a trovare, e queste sono cose che andrebbero pubblicizzate. Stiamo pensando noi come Usot di realizzare un video promozionale”.

Le regole che riguardano il distanziamento secondo lei sono necessarie? Sono adeguate? “Qui entriamo in un campo in cui è la scienza che detta le regole. Noi possiamo solo adeguarci. Certamente abbiamo accolto molto volentieri la riduzione del distanziamento rispetto al decreto precedente, che era insostenibile”.

Non ci sono quindi divisori? “Quelli se qualcuno li vuole si possono mettere, e in quel caso la distanza diminuisce, ma a me viene l’angoscia solo a pensare di cenare in questo modo. Andare in un locale in quelle condizioni per me è follia allo stato puro. Noi abbiamo tutti presidi necessari, mascherine, guanti, le procedure per sanificare e igienizzare, però almeno non sembriamo un ospedale”.

C’è una permanenza massima nei locali? “No, non è che appena finito di mangiare ti devi alzare, si può restare tranquillamente a tavola a chiacchierare, quindi la convivialità è garantita”.

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