San Marino. Civico10: Le strane priorità del Governo del bene comune

San Marino. Civico10: Le strane priorità del Governo del bene comune

Le strane priorità del Governo del bene comune

Da domani il personale del corpo sanitario medico e non medico in ruolo presso il nostro Istituto insieme a quello convenzionato sempre con l’ISS, potrà svolgere attività libero professionale al di fuori del proprio orario di lavoro.

Lo potrà fare sia all’interno del nostro territorio in strutture pubbliche e private, sia all’esterno sempre in strutture pubbliche e private.

Praticamente il personale medico e non medico, pubblici dipendenti, potrà fare quello che ha sempre fatto grazie alla legge del 1991, la n.153, che prevedeva la possibilità di attività di consulto e consulenza in regime di libera professione.

Il Governo ha affermato di aver avuto il coraggio di regolamentare finalmente il settore, noi diciamo che non ci vuole nessun coraggio nel generalizzare una possibilità a tutti di fare quello che solo i più spregiudicati già facevano, muovendosi all’interno di una norma molto fumosa.

Non ci vuole nessun coraggio nel permettere ad una precisa categoria di lavoratori di poter aumentare anche in maniera considerevole il proprio reddito.

Questa è una legge che è stata pensata e costruita a vantaggio del personale medico e non medico e non sicuramente sulle esigenze e a vantaggio dei pazienti.

Gli obiettivi nobili che la norma si pone, aumentare la casistica dei professionisti, ottimizzare l’utilizzo della nostra struttura e attrarre finanziamenti dall’esterno, si raggiungono attraverso altre scelte, peraltro già indicate molto chiaramente dal piano sanitario e socio sanitario purtroppo scaduto dal 2008.

Scelte che comportano passaggi molto chiari, non derogabili, che, come ha decritto (purtroppo solo in maniera strumentale) nel suo intervento il capogruppo della DC Mazza, riguardano: l’accreditamento delle strutture del nostro Istituto, gli accordi internazionali per permettere al nostro sistema sanitario e socio sanitario di entrare a pieno titolo nella rete dell’area vasta romagna (Forlì, Cesena, Rimini, Ravenna), specializzare alcuni servizi di eccellenza, rendere organico e strutturale la formazione continua del personale.

Questi passaggi che, lo ricordiamo, non sono ancora stati percorsi fino in fondo, non hanno nulla a che vedere con le norme che vengono introdotte dalla legge sulle libere professioni ISS. Ma hanno a che fare con la capacità del nostro sistema sanitario e socio sanitario di raggiungere gli standard di qualità richiesti per l’accreditamento, parametri molto precisi che prendono in considerazione tutte le fasi organizzative e gestionali, dal sistema informativo, all’implementazione nel sistema di un efficiente risk management, della presenza di un sistema strutturato e organico di formazione continua del personale, della capacità amministrativa di fornire le migliore risposte all’utenza e molto altro ancora.

Perché al centro di ogni scelta che il nostro paese potrà e dovrà fare per innovare e migliorare il nostro sistema sanitario e socio sanitario, deve esserci sempre il cittadino, il paziente, il suo bisogno di cura e di assistenza.

A giustificazione di questo provvedimento il Governo ha voluto anche portare il tema legato alla revisione della spesa e la necessità di monetizzare la sanità per far fronte ai considerevoli costi che essa comporta.

Anche da questo punto di vista, dare l’opportunità al personale sanitario medico e non medico di fare la libera professione, non porterà grandi vantaggi economici al nostro sistema, ma porterà invece sicuramente un aggravio di costi in merito alla organizzazione interna con un aumento considerevole della complessità amministrativa e gestionale.

Caro Governo, se si vogliono raggiungere obiettivi di contenimento della spesa, andiamo a verificare se le strutture e i servizi presenti sono realmente giustificati da una corretta gestione del sistema, da dati e flussi di numeri che ne giustificano la presenza, da dati economici e di opportunità corretti, da una gestione dei servizi fondata da concetti di appropriatezza e non cuciti addosso alla voglia di emergere del primario di turno.

Prima di introdurre ulteriori costi in capo alla cittadinanza attraverso i ticket sanitari, operiamo una seria azione di revisione della spesa del nostro sistema, con l’obiettivo di mantenere i servizi che hanno permesso al nostro sistema di welfare di essere invidiato dal resto del mondo.

Il movimento Civico 10 non condivide le strane priorità di questo Governo che, in un momento di grande difficoltà economica e sociale, in concomitanza di uno sciopero generale di grande partecipazione popolare, a testimonianza di un grande malcontento sociale, introduce una riforma sbagliata, costruita sulle necessità di una ristretta cerchia di pubblici dipendenti, che nulla porterà di positivo al sistema, una riforma che potenzialmente potrebbe costituire il primo passo concreto verso un progressivo smantellamento del sistema sanitario pubblico a favore di quello privato.

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