San Marino. Coesione sociale e necessaria intraprendenza. Orietta Ceccoli Orlandoni

San Marino. Coesione sociale e necessaria intraprendenza. Orietta Ceccoli Orlandoni

Coesione sociale e necessaria intraprendenza
Nella fase 3 di rilancio economico di San Marino, l’attenzione dei decisori non può limitarsi solo alle variabili macroeconomiche del Prodotto Interno Lordo (PIL) e precisamente i consumi, gli investimenti, la spesa pubblica, ma deve porre la giusta attenzione al clima istituzionale, nel quale trovano giusta collocazione almeno due valori: la coesione sociale e la necessaria intraprendenza.
La coesione sociale è un valore che ha in sé questa potenza: in un corpo sociale, pur conservando le proprie specificità e la distinzione dei ruoli, le varie parti operano in maniera interrelata e secondo criteri di cooperazione, che la teoria dei giochi ha definito come strategia per ottenere il massimo risultato. La focalizzazione sulla coesione sociale la ritroviamo all’interno del Manifesto d’Assisi, che sta elaborando una teoria di economia civile a misura d’uomo contro la crisi economica e sociale globale. Sul secondo valore, la ”necessaria intraprendenza”, la dovremmo trovare come energia intellettuale ed operativa, che anima gli operatori economici, gli attori politici, le strutture intermedie e i cittadini all’interno di un contesto sociale ed economico di piccole o grandi dimensioni.
Dopo l’ascolto del dibattito consiliare nella giornata di giovedì 23 aprile sul report del Fondo Monetario, ha tentato di riflettere, su quanto sentito alla radio, cercando di capire come si potevano inquadrare le posizioni e le strategie, espresse dalle forze in gioco, nella direttrice della “necessaria intraprendenza.
Ho visto delinearsi due posizioni di linee economiche: la prima che tenta di elaborare in via prioritaria soluzioni espansive di carattere interno per fronteggiare l’emergenza economica, la seconda che punta alla ricerca dall’esterno di risorse finanziarie senza nessuna preclusione.
Nella ricerca di soluzioni endogene mi sembra che possa rientrare l’interessante contributo di Berti Gian Nicola che propone di razionalizzare le risorse esistenti e di renderle produttive, ipotizzando un progetto di utilizzo del patrimonio dello Stato per la copertura del debito pubblico e del disavanzo della Carisp, un progetto di tutela del risparmio con ruoli forti della vigilanza bancaria e di certificazione del sistema di produzione della ricchezza finanziaria e di incentivazione per il rientro dall’estero del risparmio sammarinese. Nella sua analisi non si è dimenticato di ricordare le possibilità di intervento sull’evasione delle imposte dirette e indirette e sui contributi previdenziali. Ha anche parlato delle potenzialità espansive di sane gestioni tra pubblico e privato.
In questo stesso ambito si inquadra anche la proposta di Daniela Giannoni di certificati di compensazione fiscale, con l’obiettivo di creare liquidità interna in tempi brevi e di facile gestione. L’idea di Berti sull’utilizzo del patrimonio pubblico, trova il parallelo riferimento, anche se con qualche differenziazione, nella proposta del funzionario francese al bilancio, Guy Abeille, ideatore del rapporto del deficit-PIL al 3%. Egli chiede di superare il rapporto deficit-PIL e di agganciarlo alle risorse pubbliche, in modo che gli immobili possano essere usati come leva della crescita
La seconda posizione quella orientata in tempi brevissimi alla ricerca di finanziamenti esterni, senza preclusione sui finanziatori, va la di la della linea governativa, espressa dal Segretario Beccari di ”privilegiare partner istituzionali, non ci affidiamo all’amico dell’amico, ci rivolgiamo a Stati che hanno obiettivi comuni, come l’Italia la UE e altri paesi con cui intratteniamo relazioni diplomatiche di eccellenza.” Questo progetto, senza preclusioni, non chiarisce le linee di redistribuzione dell’eventuale circolante ricevuto, se debba incanalarsi verso gli investimenti privati e pubblici o debba coprire i costi dell’indebitamento privato, bancario e pubblico. L’incidenza della destinazione sul PIL sarebbe molto diversa.
Dal dibattito consiliare è emersa una diffusa attenzione alla sostenibilità del debito, cioè alla capacità di un paese di rimborsare nel tempo gli interessi e le quote capitale, perché se uno Stato non concretizza il piano di sviluppo, resta imbrigliato nella “trappola del debito”.
Questo non vuol dire che bisogna rimanere fermi, oggi invece c’è bisogno di molto coraggio, ma c’è anche bisogno di una politica economica e sociale molto attenta, che intervenga nelle reali criticità e a queste dia le risorse finanziarie necessarie, avendo sempre presente l’obiettivo da raggiungere di far crescere la ricchezza e il benessere nazionale. Molto interessante è stato il contributo di Pasquale Valentini, nella mattina di venerdì; quando ha richiesto la raccolta e l’analisi dei dati sui settori produttivi, anche come allegati a provvedimenti normativi. Le decisioni hanno necessità di essere supportate dai dati, non solo prima dell’assunzione delle decisioni, ma altresì nella fase successiva del monitoraggio o della verifica successiva dei risultati.
Ritornando alle parole chiave dell’introduzione, coesione sociale, necessaria intraprendenza, se vogliamo entrare nella fase post coronavirus, possiamo aggiungere anche razionalità.

Orietta Ceccoli Orlandoni

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