San Marino. Commissione di inchiesta su trasmissione registrazioni

San Marino. Commissione di inchiesta su trasmissione registrazioni

L’Informazione di San Marino: Trasmissione registrazioni, si profilano denunce e pasticcio istituzionale

C’erano tensioni all’interno della Commissione di inchiesta, riunitasi ieri per la prima volta dopo la presentazione della relazione su Banca Cis e dopo che sono stati diffusi gli audio delle deposizioni effettuate da alcune persone ascoltate dalla Commissione stessa.

Tensioni che, pare, ieri siano state superate e, dal chiarimento tra i vari membri, è scaturito anche il comunicato stampa con la posizione della Commissione stessa

La pubblicazione delle audizioni, atti che secondo alcuni sono in realtà assoggettati a regime di segretezza, deriva indirettamente dalla richiesta di loro acquisizione promossa in sede di processo di appello del Conto Mazzini da parte dei difensori di alcuni imputati, richiesta successivamente dichiarata ammissibile dal Giudice Francesco Caprioli. Le tensioni all’interno della Commissione sembra fossero scaturite dalla decisione di trasmettere queste deposizioni assunta, pare autonomamente, dal presidente Gerardo Giovagnoli, senza aver però interpellato il resto dei membri della Commissione. Tensione che, si diceva, dopo la riunione di ieri sarebbe rientrata in seguito a chiarimento.

La decisione di trasmettere gli atti, agli occhi di alcuni esperti di diritto, parrebbe però discutibile. Questo perché sarebbe in aperto contrasto con quanto stabilito dal comma 4 dell’articolo 8 della legge costituzionale n. 2 del 14 giugno 2019 mediante la quale è stata istituita la Commissione di inchiesta su presunte responsabilità politiche e amministrative che hanno coinvolto Banca Cis e sulle crisi bancarie. Tale articolo recita testualmente: “I soggetti chiamati in causa su un fatto determinato, una volta depositata la relazione conclusiva, qualora sia stato aperto un procedimento penale in relazione a tali fatti, hanno diritto di chiedere, nel rispetto dello stato degli atti del procedimento stesso, al giudice inquirente di poter prendere visione degli atti oggetto del procedimento, ribadita la riservatezza e la segretezza degli atti della Commissione. È esclusa la facoltà di ottenere copia degli atti medesimi”.  Una interpretazione letterale della norma farebbe propendere per una sua violazione da parte della Commissione e, in questo caso, del Presidente, in quanto non è stato il Giudice inquirente ad aver richiesto e ricevuto il materiale in questione, bensì il Giudice di appello, cioè in una fase del processo non più vincolata al regime di segretezza, come invece al contrario lo sarebbe stata una richiesta arrivata dall’inquirente in fase istruttoria.

Ancora più chiara sarebbe la violazione della parte che recita: “È esclusa la facoltà di ottenere copia degli atti medesima”, dato che le deposizioni in questione sono state consegnate in versione integrale su apposito dispositivo elettronico e non ci si è limitati, come da normativa vigente, alla presa visione degli atti oggetto del procedimento, “ribadita la riservatezza e la segretezza degli atti della Commissione”.

L’interpretazione delle norme da parte della Commissione, per contro, propenderebbe per la necessaria trasmissione a richiesta dell’Autorità giudiziaria, ritenendo inoltre che la segretezza sarebbe cessata con il deposito della relazione. Al momento tuttavia, pare di essere di fronte ad un bel pasticcio istituzionale che rischia di avere significative ripercussioni sul piano politico. Una certa preoccupazione ci sarebbe anche all’interno di alcuni gruppi consiliari che avevano puntato tutto sui lavori e sugli esiti della Commissione per dare un senso alla loro azione politica del presente e del recente passato e che ora, dopo gli ultimi accadimenti, ne vedono messa a repentaglio la credibilità. 

Pare poi che la preoccupazione aumenti a livello esponenziale alla luce di possibili risvolti giudiziari che la vicenda potrebbe avere già nelle prossime settimane visto che non è esclusa la presentazione all’autorità giudiziaria di esposti tendenti ad accertare eventuali profili di responsabilità penale in relazione non solo alle dichiarazioni rese da alcuni testimoni, ma anche ai comportamenti adottati dai membri stessi della Commissione di inchiesta. 

Vengono inoltre segnalati diversi incontri, anche molto recenti, tra testimoni della Commissione diventati “loro malgrado” protagonisti negli ultimi giorni, attuali membri del Consiglio Grande e Generale, ex importantissimi esponenti politici, avvocati e addirittura taluni membri della Commissione ancora in carica. Circostanze, queste, comunque da verificare.

Nel frattempo arriva la conferma che il legale dell’ex Segretario di Stato Simone Celli, ha provveduto al deposito, per conto del suo assistito, della denuncia nei confronti del signor D’Addario, così come anticipato pubblicamente nei giorni scorsi dallo stesso Celli.

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