San Marino. Consiglio Grande e Generale, 20 novembre. Agenzia Dire

San Marino. Consiglio Grande e Generale, 20 novembre. Agenzia Dire

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 19-26 NOVEMBRE

GIOVEDI’ 20 NOVEMBRE

I lavori consiliari riprendono dal dibattito sulle dimissioni di  Gian Marco Marcucci e Giovanni Lonfernini dal Consiglio Grande e Generale. Al termine degli interventi, le dimissioni di Marcucci sono state accolte con 46 voti a favore, 1 astenuto e 1 contrario. Allo stesso modo, anche le dimissioni di Lonfernini sono state accolte con 42 voti a favore, 2 astenuti e un contrario. Segue la presa d’atto della sostituzione dei dimissionari con i neo consiglieri dell’Upr Roger Zavoli e Nicola Selva che hanno quindi prestato giuramento.

Il Consiglio grande e generale si esprime infine favorevolmente sull’inserimento di un comma 8 bis all’ordine del giorno per deliberare sulla sostituzione dei consiglieri Upr dimissionari nelle commissioni consiliari di appartenenza. Il comma sarà affrontato nella giornata di mercoledì 26 novembre.

 Seguono una serie di ratifiche e adesioni ad accordi internazionali: la  prima è la Convenzione per il regolamento delle controversie relative agli investimenti tra Stati e cittadini di altri Stati, adottata a Washington il 18 marzo 1965. Quindi si passa all’adesione  a 13 convenzioni e protocolli internazionali in materia di contrasto al terrorismo. Il segretario di Stato per gli Affari esteri, Pasquale Valentini, ha quindi presentato “un pacchetto di strumenti internazionali in materia di contrasto al terrorismo”, la cui adesione è sollecitata, spiega, oltre che dall’Onu, da altri organismi internazionali. Ultima ratifica è quella dell’Accordo tra la Repubblica di San Marino e lo Stato del Kuwait per lo stabilimento delle relazioni diplomatiche. Tutte le ratifiche sono approvate a maggioranza dal Consiglio grande e generale.

L’Aula affronta quindi l’esame del  Progetto di Legge Qualificata “Modifiche alla Legge 11 marzo 1981 n. 21 – Riforma del Regolamento del Consiglio Grande e Generale e successive modifiche”, per cui viene approvata la procedura d’urgenza.  Dopo un breve dibattito, il provvedimento viene  approvato con 50 voti a favore e un astenuto.

Anche il secondo progetto di legge cui viene accordata la procedura d’urgenza, “Norme per il trasposto trasfrontaliero su strada di contante in euro”viene approvato con 35 voti a favore, 2 contrari e 8 astenuti.

L’Aula passa al comma successivo, “Ratifica dei decreti delegati e decreti legge”. Il segretario di Stato per gli Affari interni, Gian Carlo Venturini chiede il rinvio di due decreti, il n. 166, “Attribuzione al capo del servizio di protezione civile del potere di ordinanza”, per assenza del segretario di Stato competente, e il n.143, “Norme di attuazione della legge sul contratto di fornitura o somministrazione della PA e degli Enti pubblici” Di quest’ultimo, il segretario di Stato spiega che ha consegnato oggi un testo alle forze politiche con alcuni emendamenti che accolgono le raccomandazioni avanzate delle forze sociali. Il rinvio è richiesto “per arrivare a un testo condiviso- prosegue Venturini- e dare attuazione alla disciplina di appalti, completandola con il provvedimento normativo che sta seguendo il collega Mularoni”. Di qui la proposta di un incontro  con le forze politiche per “verificare su una materia così complessa la possibilità di un testo condiviso dalla maggior parte delle forze politiche presenti in Aula”. Alla ratifica del decreto delegato non scorporato, n. 164, “Messa in vendita di nuovi tipi di tabacchi”, segue quella del decreto delegato n.167, “Modifica all’articolo 6, comma 2, del Decreto delegato 24 luglio 2014, n.116 – Provvedimenti in materia di start up ad alta tecnologia”. Il segretario di Stato per l’Industria, Marco Arzilli, nel presentarlo, spiega l’importanza di trovare condizioni incentivanti per impiantare start up in territorio”. In questa direzione si collocano le nuove norme che vanno a rafforzare gli incentivi. Infine, ottiene la ratifica del decreto n.168, “Modifiche all’ordinamento stradale”.

Si apre quindi il comma 16, “Progetto di legge in materia di editoria e di professione degli operatori dell’informazione”, in seconda lettura. Sono 29 gli iscritti ad intervenire nel dibattito che viene interrotto e riprenderà nella seduta di domani.

Di seguito un estratto degli interventi odierni.

Comma 8. Dimissioni del Consigliere Gian Marco Marcucci da membro del Consiglio Grande e Generale e sua eventuale sostituzione; b) Dimissioni del Consigliere Giovanni Lonfernini da membro del Consiglio Grande e Generale e sua eventuale sostituzione.

Denise Bronzetti, Indipendente: “Vorrei ancora una volta specificare come le responsabilità politiche sono ben diverse da quelle di ordine giudiziario, spetta alla magistratura definire ed eventualmente comminare pene. Siccome ci siamo più volte detti qui dentro che le responsabilità penali spetta a qualcun altro accertarle, va da sé che le considerazioni e condanne politiche spettino a quest’Aula e fanno parte del nostro ruolo istituzionale. Si evince benissimo come ci sia stato da parte dei colleghi una responsabilità politica che i partiti non possono far finta di non aver visto. Segnalo che a differenza di tutte le altre dimissioni discusse, il numero di consiglieri iscritto ad intervenire al dibattito è esiguo e dispiace personalmente. Finito questo dibattito, augurandoci che a queste dimissioni possano non seguirne altre”.

Luca Lazzari, Indipendente: “Le dimissioni di Lonfernini e Marcucci non possono essere derubricate come un semplice incidente di percorso, sono un segno della grave malattia che ha colpito la politica su cui chi siede in Aula deve interrogarsi. Tutto è da preferire al silenzio e alle frasi di rito. Tutto purché ci si dica ciò che si pensa, magari in modo goffo, imbarazzato, impacciato, non importa. Ciò che importa è che insieme ci si impegni in un esercizio collettivo di ricerca della verità. Non la verità assoluta ma la verità che riconcilia il Paese con se stesso. Perché senza riconciliazione non ci può essere fiducia, e senza fiducia ogni soluzione politica ha il senso dell’inganno e della prevaricazione. La riconciliazione a maggior ragione è una via obbligata per una società piccola e confinata come quella sammarinese dove le vite di tutti si intrecciano le une con le altre. Attenzione però: riconciliazione non significa perdono incondizionato. Il primo passo per la riconciliazione è il riconoscimento dell’errore. Dopodiché si deve tentare di correggere l’errore in ogni modo possibile (per esempio, se uno ha rubato, quel che ha rubato lo deve restituire). Probabilmente è uno scenario inverosimile, me ne rendo conto, però non è uno scenario fuori dalla storia. Quel che personalmente mi aspettavo da Lonfernini e Marcucci, prima ancora delle dimissioni, era che aiutassero l’avvio di questo esercizio collettivo di ricerca della verità, come antidoto al potentissimo veleno della corruzione, che ha distrutto il senso di appartenenza a una comunità e che ha reso ogni sammarinese orfano del proprio Paese”.

Andrea Zafferani, C10: “A Bronzetti non possiamo dire contemporaneamente che si perde tempo a discutere in Aula e poi continuare ad intervenire sugli stessi temi. Si potrebbe stare ancora qui a fare l’analisi della situazione e dire sempre le stesse cose, per poi sentirsi dire che vogliamo monopolizzare i dibattiti. Di qui la nostra scelta. Poche sedute fa abbiamo sviluppato un’analisi molto approfondita tra indagini della magistratura ed analisi a livello politico di quanto successo. Nonostante ciò siamo ancora allo stesso punto: si dice che le dimissioni non sono dovute, che è compito della magistrature fare sentenze, che le dimissioni sono scelte personali. Dal punto di vista legislativo non fa una piega, ma questo riguarda l’aspetto penale. Dimentichiamo l’analisi politica, che rende dovute le dimissioni. Si nota una rete di clientelismo, tangenti, corruzione, relazioni improprie, mafia, su cui la magistratura indagherà se ci sono responsabilità penali, ma l’analisi politica è più che sufficiente per dire che chi ha creato il sistema deve fare un passo indietro. Ripetiamo quindi che le dimissioni di Marcucci e Lonfernini sono dovute. Per evitare che ci siano due pesi e due misure, ci aspettiamo le stesse identiche azioni di Mularoni, Felici e Macina, protagonisti anche loro di vicende politiche che hanno fatto piombare il nostro Paese in un’era buia. E tutti coloro che sono stati protagonisti della politica di quegli anni dovrebbero fare un passo indietro. Come fanno le persone che hanno determinato quel sistema lì ad essere credibile di fronte chi gli chiede di cambiare registro, pensieri, modelli. Come fanno ad essere credibili con i cittadini di fronte al processo di riforma necessario del Paese?”.

Francesca Michelotti, Su: “Dalla lettera di dimissioni ci sono parole da cui trasudano sofferenza e rispetto delle istituzioni. Non dobbiamo dimenticare mai di essere esseri umani e difronte la sofferenza altrui bisogna avere un atteggiamento di umana comprensione. Tra chi mi ha preceduto c’è chi ha detto che tutti gli indagati devono andarsene, ma essere indagati non significa essere colpevoli, non c’è nemmeno un rinvio a giudizio. Quindi si entra un una sfera personale, io personalmente mi sarei dimessa subito. Ma di fronte a questi gesti, da noi auspicati, purtroppo in mancanza di un dispositivo che permetta un passaggio meno drastico come la sospensione cautelare, io sono garantista. Non condanno nessuno. Lasciamo lavorare il tribunale. E per me tutte queste persone sono oneste finché non verrà dimostrato il contrario. Come responsabile del Paese qua dentro, rispetto la legge. Chiaro che chi ha sbagliato deve essere punito, dobbiamo essere severi ma sobri perché trattiamo della vita delle persone. Ma c’è un giudizio politico. C’è gente che si è sporcata, è stata sporcata, e chi ha le maggiori responsabilità va stanato e ancora non sono stati stanati tutti. Ieri si è parlato di una lettera anonima, solo questo è aprire una porta sulle tenebre, darle credito significa fare un passo nelle tenebre. Non c’è dignità e coraggio della denuncia, ci può essere la vendetta o la macchinazione. Non possiamo alimentare nel paese l’idea che una lettera anonima possa essere fonte di una verità riconosciuta in un ambito istituzione”.

Roberto Ciavatta, Rete: “Dal mio punto di vista le dimissioni sono atti dovuti. Mi aspetterei altrettanto da Pier Marino Mularoni, Claudio Felici e Stefano Macina. E’ moralmente doveroso andarsene da quest’Aula nel momento in cui si è indagati dal Tribunale di San Marino per reati così infamanti. In Germania non c’è obbligo di dimettersi se si copia una tesi di laurea, ma un ministro lo ha fatto. A San Marino non ci si dimettere neppure quando si è indagati. Chi è indagato non è colpevole ma è moralmente obbligato a dare le dimissioni di quest’Aula. Si smettano di confondere le carte in tavola per evitare di andare fino in fondo alla vicenda. Dire che dimettersi quando si è indagati è un atto coraggioso significa vivere in un mondo al contrario. C’è un confine sottile tra garantismo e complicità. In quest’Aula si attacca spesso la stampa quando c’è un problema ma io non credo che una pressione di questo tipo nei confronti della stampa sia normale. Qui è passata l’idea che non è colpevole chi compie azioni sbagliate, ma è colpevole chi parla di chi compie azioni sbagliate. La logica di fondo è ‘i panni sporchi si lavano in casa’. Mi chiedo se, alla luce di tutto ciò, c’è spirito giusto per affrontare la Legge sull’Editoria? In un momento in cui si inquadrano giornalisti come nemici. Tante distorsioni. Ad esempio è una distorsione che il tecnico che ha fatto da consulente per la Legge sull’Editoria poi organizzi un convegno, finanziato dallo Stato, per parlare di Editoria. Non solo. Crea anche un’agenzia di stampa. Se la stampa riesce a estrapolare delle notizie che ancora non erano circolate, forse i giornalisti sono bravi giornalisti se invece inventano notizie commettono un illecito. E allora basta denunciarli. I giornalisti fanno bene a chiedere un confronto su questa Legge”.

Marco Podeschi, Upr: “Ho idea opposta rispetto al consigliere Ciavatta. Lonfernini e Marcucci hanno scelto autonomamente di dimettersi e si tratta di una scelta personale. Prendiamo atto di questo. Il nostro movimento in questi mesi ha fatto molto cambiamenti perché l’Upr ha codice etico. Buon lavoro a chi verrà ed un ringraziamento a chi ha lavorato con serietà e impegno in questi anni”.

Vladimiro Selva, Psd: “Uno Stato di diritto deve riconoscere a ogni persona la possibilità di difendersi e la presunzione di innocenza. Non dobbiamo farci trascinare nel giustizialismo. Esiste un confine tra il moralismo e il giustizialismo e, forse, non tutte le forze politiche presenti in Aula hanno ben presente ciò. Io considero i consiglieri innocenti: hanno accuse a carico che dovranno confutare. Oggi abbiamo finalmente una Magistratura che indaga e io mi fido del loro lavoro. Il discorso della presunzione d’innocenza è un principio inviolabile. Tutti coloro che sono qui a rappresentare le istituzioni hanno ben a mente ciò. In un Paese come il nostro, in cui la nostra quotidianità è a contatto con persone che accedono informazioni, è bene valutare un fatto: il rappresentante delle istituzioni che si trova sotto la lente di ingrandimento ha un peso notevole da affrontare. Chiunque accusato di corruzione o attività illecita dovrà sostenere un grosso peso sulle spalle. E umanamente questo non è semplice. Questo può anche spingere una persona a dare le dimissioni. Ma non si colleghi mai una dimissione ad una ammissione di colpevolezza. Per chi non è colpevole essere accusato di un’accusa infamante in un Paese piccolo come il nostro è ancora più pesante. Chi è nelle condizioni di accertare i fatti lo faccia nei tempi più rapidi possibili”.

Repliche

Federico Pedini Amati, Ps: “Io penso che le dimissioni da questo ambito istituzionale siano dovute da parte di tutti coloro che sono indagati a vario titolo nelle inchieste giudiziarie. Stiamo passando al di là del garantismo. Stiamo difendendo l’indifendibile. Ci sono due piani diversi: quello politico e quello giudiziario. Quest’ultimo deve essere separato dal primo, ma sul fronte politico possiamo fare delle valutazioni fondate. Senza usare metri e metodologie diverse. Qui dentro ci sono persone indagate per riciclaggio, associazione a delinquere e voto di scambio: non possono restare in Aula con queste accuse. Ci si scandalizza per qualche urlo in più ma non ci si scandalizza per indagati eccellenti che ancora fanno parte del mondo delle istituzioni. Per la prima volta la Magistratura sta percorrendo una strada difficile e non dobbiamo fare alcuna ingerenza. Abbiamo l’obbligo di fare una valutazione politica, come già si è fatto in passato chiedendo le dimissioni ai Segretari di Stato che avevano delle ombre”.

Luca Beccari, Pdcs: “L’indagine di per sé non è un provvedimento di accusa. E’una fase preliminare tesa ad acquisire informazioni che poi potrebbero andare a costituire una tesi accusatoria e in seguito un rinvio a giudizio. Io credo che quello che l’Aula dovrebbe fare in maniera più netta è concentrarsi sugli anticorpi necessari a evitare le distorsioni. I consiglieri Lonfernini e Marcucci hanno fatto una scelta autonoma. Noi continuiamo a parlare di quello che dovrebbero fare gli altri, ma parliamo molto poco di quello che potrebbe fare la politica per adottare le misure necessarie a fare sì che in futuro si possano evitare le distorsioni che stanno emergendo dalle indagini della Magistratura. Le dimissioni non sono elemento di estremo vanto, ma neppure un atto dovuto. Torno a quanto detto dal consigliere Zeppa, ‘se c’è un’indagine della Magistratura nei confronti di qualcuno significa che qualcosa c’è’, è un approccio sbagliato. Deve prevalere il principio della presunzione di innocenza. La storia ci dimostra che molto spesso un indagato viene ritenuto innocente. Il Tribunale non è istituito per fare l’inquisizione spagnola, bensì per accertare la verità. Noi dobbiamo essere molto corretti e fare un passo in avanti. Concentriamoci il più possibile sull’ etica e sulla legalità che riusciamo a esprimere come singoli consiglieri. L’atto compiuto è un atto di responsabilità che va riconosciuto. Non accettare le dimissioni non avrebbe alcun senso, ma sarebbe solo un dispetto nei confronti dell’Upr”.

Comma 12. Progetto di Legge Qualificata “Modifiche alla Legge 11 marzo 1981 n. 21 – Riforma del Regolamento del Consiglio Grande e Generale e successive modifiche”. Approvato con procedura d’urgenza con 50 voti a favore e un astenuto.

Gian Carlo Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni: “Il presente progetto di legge, in ottemperanza all’ordine del giorno approvato dal Consiglio Grande e Generale nella seduta del 17 aprile 2014, intende perseguire l’obiettivo della piena trasparenza e fruibilità dei lavori consiliari non solo ai membri del Consiglio Grande e Generale stesso, ma anche ad ogni cittadino che intenda interessarsene. Poiché alcuni atti normativi, quali decreti delegati e decreti legge, non seguono l’iter della doppia lettura consiliare e considerato, altresì, che un maggiore controllo sulla produzione normativa da parte di ogni consigliere può migliorare l’approfondimento e conseguentemente la qualità normativa stessa, si è inteso introdurre una modifica all’articolo 24 della Legge 11 marzo 1981 n. 21, Riforma del Regolamento del Consiglio Grande e Generale, prevedendo che anche per i decreti delegati ed i decreti d’urgenza sia predisposta, a cura della Segreteria di Stato competente, una relazione illustrativa atta a spiegarne nel dettaglio lo spirito ed i contenuti. Detta relazione viene immediatamente trasmessa dal Segretario di Stato relatore – a seguito dell’avvenuta deliberazione di adozione da parte del Congresso di Stato – all’Ufficio segreteria istituzionale, che ne cura la pubblicazione online sul sito internet del Consiglio grande e generale.  Visti i fini esplicitati dal presente progetto di legge, si confida in un favorevole accoglimento da parte del Consiglio Grande e Generale”.

Massimo Cenci, Ns: “E’ intervento più che mai opportuno in questo momento. Negli ultimi anni ci siamo trovati di fronte a urgenze e all’uso ampio del decreto. Sono tra coloro che hanno da sempre chiesto di ridurre questo strumento al minimo necessario. Rincorrendo spesso urgenze ci siamo ritrovati decreti molto diversi tra loro, alcuni anche lunghi e corposi, disposizioni che meritano un confronto preventivo e quindi allegare una relazione che elenchi i principi degli interventi. E’ evidente che alcune relazioni potranno essere puramente formali, ma nell’ottica di una migliore qualità dei lavori consiliari l’intervento è necessario. Quando ho letto l’Odg pensavo a un intervento complessivo sul regolamento consiliare e approfitto del momento per sollecitare chi sta lavorando al progetto”.

Paolo Crescentini, Ps: “Condivido quanto appena detto da Cenci, è un intervento utile, ma non si sta prendendo il regolamento consiliare nella sua totalità, è un intervento stralcio. Sarebbe più opportuno prendere in considerazione una volta per tutte il regolamento consiliare, portarlo in Aula e metterlo al voto, piuttosto che estrapolare ogni volta singoli provvedimenti”.

Roberto Ciavatta, Rete: “Cenci ha riassunto tutto quello che penso. Era stato richiesto al segretario di Stato quale fosse la forma più adatta dal nostro punto di vista su questo tema, noi abbiamo risposto che non volevamo entrare nel merito della forma. Sulla semplificazione e chiarezza che questo intervento può comportare siamo d’accordo. Sul regolamento consiliare non intervengo, perderemmo delle ore, buona parte del progetto è pronta, c’è un accordo da parte nostra per portarlo in Aula e non so i motivi che lo abbiano bloccato, noi quando arriverà daremo il nostro contributo”.

Maria Luisa Berti, Ns: “Condivido le considerazione fatte dal consigliere Cenci, ritengo che negli ultimi anni ci sia stato non un abuso, ma sicuramente un uso sproporzionato del decreto rispetto la legge  con il doppio passaggio in Consiglio e commissione, venendo meno il proficuo confronto delle parti in Aula. Continuo a ribadire la condivisione sul testo”.

Andrea Zafferani, C10: “E’ un progetto di legge che ci vede d’accordo e che ci vede apprezzare un passaggio legislativo fatto in modo condiviso, partito da una proposta dell’opposizione, per avere una relazione accompagnatoria ai decreti. Tant’è ormai le norme si fanno più con i decreti che con le leggi. Occorre piena consapevolezza delle modifiche che si vanno a fare con i decreti. Chiedo al segretario, nell’articolo 1 si modifica l’articolo 24 del regolamento consiliare, il decreto avrà la relazione fin da subito o dal momento in cui viene iscritto? E’ un intervento atteso e ben ha fatto il segretario di Stato a portarlo”.

Francesca Michelotti, Su: “Anche Su da sempre lamenta l’eccesso di decretazione, riteniamo sia una sorta di piccolo abuso su cui occorre mantenere la misura, tuttavia una norma come questa renderà più semplice la comprensione dei decreti e più facili i lavori consiliari. Visto che il regolamento consiliare è un parto difficile, almeno riusciamo a togliere con questo intervento un’esigenza sentita e non solo dall’opposizione, anche dalla cittadinanza. Voteremo in favore del provvedimento”.

Valeria Ciavatta, Ap: “Il gruppo di Ap apprezza questa iniziativa partita da un Odg presentato dalle opposizioni approvato dal Consiglio. Ma se ci pensiamo, andare a modificare una legge qualificata non vi pare esagerato per mettere una relazione sul sito del Consiglio? Si rischia di diventare pedanti, bastava una delibera dell’ufficio di presidenza e si sarebbe provveduto. Il segretario agli Interni ha fatto il suo dovere, ha rispettato l’Odg, dico solo che un po’ tutti dovremmo pensare cosa si sta facendo e a quante piccole forzature che impegnano il Consiglio si da seguito. Invito ad avere un po’ più di buon senso e senso pratico”.

Stefano Macina, Psd: “Come gruppo del Psd prendiamo atto della modifica del regolamento consiliare che condividiamo. Accompagnare un decreto con una relazione è un atto importante e permette di poter avere quella che è l’interpretazione e le volontà che si pone il congresso di Stato. Riteniamo che una riflessione andando avanti debba essere fatta sugli strumenti legislativi che il Consiglio ha e anche il congresso di Stato. Invito  inoltre, dato anche il poco uso che si fa dei regolamenti del congresso di Stato, di non intervenire sempre esclusivamente attraverso legge e decreto. Per aspetti tecnici e di dettaglio, i regolamenti possono essere attuati come congresso e non come singoli uffici. Sul Pdl non abbiamo nulla da obiettare, se non che il Consiglio, quando ha valutato l’Odg, poteva far introdurre una relazione ai decreti senza un intervento normativo e accelerare il regolamento complessivo”.

Manuel Ciavatta, Pdcs: “Anche per noi c’è condivisione sul progetto di legge e con le osservazioni dei consiglieri che ci hanno preceduto, Cenci, Berti e anche Michelotti quando dice che è un intervento che favorisce comprensione anche per cittadinanza. Una volta che metteremo mano al regolamento si interverrà per evitare l’abuso dei decreti e favorire gli interventi legislativi”.

Gian Carlo Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni, replica: “Come ricordato, con votazione dell’Odg e come ricordato da Valeria Ciavatta, l’odg prevedeva una modifica di legge qualificata e il presente progetto di legge è in attuazione dell’Odg, in accordo con tutte le forze politiche, visto anche i ritardi che si stanno registrando sulla riforma complessiva del regolamento. A Zafferani rispondo che, secondo l’articolo 1, la relazione verrà depositata contestualmente alla promulgazione del decreto, in modo tale che forze politiche e cittadini possano avere contestualmente sul sito del Consiglio la relazione e il decreto”.

Comma 13. Progetto di legge“Norme per il trasporto transfrontaliero su strada di contante in euro”. Approvato con procedura d’urgenza con 35 voti a favore, 2 contrari e 8 astenuti.

Marco Arzilli, segretario di Stato per l’Industria: “Il presente progetto di legge nasce in rispetto degli adempimenti previsti dalla Convenzione monetaria tra l’Unione Europea e la Repubblica di San Marino in vigore dal primo settembre 2012 il cui allegato riporta la normativa europea che San Marino deve recepire e la relativa tempistica. Dal momento che l’allegato è stato integrato inserendovi il regolamento 1.214 del 2011 del Parlamento e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sul trasporto transfrontaliero professionale su strada di contante in euro tra gli Stati membri dell’area euro, si deve procedere al recepimento del regolamento suddetto con il necessario adeguamento al contesto sammarinese”. Questa norma è nata grazie a un forte rapporto di collaborazione con le istituzioni sammarinesi e con funzionari della Comunità europea con cui siamo stati sempre in contatto in quanto la nostra normativa andava adeguata”.

Elena Tonnini, Rete: “Comprendiamo la necessità di recepire i regolamenti a livello internazionale. Ecco perché non ci siamo opposti alla procedura d’urgenza. Ci è parso importante non aver proceduto all’attuazione attraverso un decreto: fatto positivo. Ci auguriamo però che la procedura d’urgenza non diventi un modus operandi”.

Matteo Zeppa, Rete: “Non ho partecipato per motivi di lavoro all’incontro organizzato preventivamente dal Segretario Arzilli. L’unica cosa che mi lascia perplesso riguarda le tempistiche: recepiamo le norme con molto ritardo”.

Marco Podeschi, Upr: “Io ripropongo al Segretario la domanda: quanti sono i dispositivi normativi che il nostro Stato deve fare a seguito della sottoscrizione della convenzione del marzo 2012? Vorremmo capire, se possibile, se ci sono atti normativi da adottare. Legge 101 del 2013. Inoltre ci chiediamo cosa accade per il contante non in euro”.

Andrea Belluzzi, Psd: “Per quello che riguarda le convenzioni ricordo che anche in sede di commissione Affari Esteri più volte abbiamo sottolineato che quando si va a sottoscrivere una nuova convenzione occorre definire l’insieme delle normative che dovrà adottare il nostro Paese. In modo che riusciremo a comprendere sin da subito gli adempimenti che seguono una singola ratifica”.

Luca Beccari, Pdcs: “La convenzione monetaria sottoscritta nel 2012 contiene al suo interno l’impegno della Repubblica di recepire parte della normativa comunitaria in 6 anni. La convenzione prevede che un Comitato misto si riunisca periodicamente per valutare lo stato di recepimento delle norme. Il Comitato ha anche la funzione di aggiornare l’elenco delle norme. Le norme da recepire vanno in 4 direzioni: Norme in materia di utilizzo dell’euro. Normativa in materia di statistica. Normative in materia bancaria-finanziaria. Normative in materia di anti-riciclaggio”.

Segretario di Stato, Marco Arzilli, replica: “La richiesta della procedura d’urgenza è stata fatta per motivi ben chiari legati a necessità oggettive. Molti adempimenti alla Convenzione sono già contenuti in questa legge. Per quanto riguarda le questioni legate all’istituto di vigilanza sammarinese è ovvio che a San Marino c’è un unico istituto di vigilanza. Il mercato è aperto ed anche se è un settore molto delicato abbiamo preferito fare una legge che fosse assolutamente qualificante di queste realtà. I nostri istituti di vigilanza possono operare esclusivamente nel nostro territorio”.

 comma 16, “Progetto di legge in materia di editoria e di professione degli operatori dell’informazione

Andrea Belluzzi, Psd: “Il progetto di Legge che si sottopone al vostro cospetto per la sua discussione ed approvazione è stato votato ed approvato nel corso di due differenti sedute della competente commissione consiliare permanente. I lavori di discussione sono stati infatti aperti nella Commissione del 30 aprile 2014 quindi sospesi per un confronto ed ultimati nella seduta del 25 agosto 2014. Il progetto di Legge le cui finalità risultano meglio descritte nella Relazione della Segreteria di Stato per l’Informazione, è sicuramente un momento importante per tutto il settore dell’informazione e dei media sammarinesi. Lo è perché il tema del diritto e della responsabilità di informare, il tema del diritto e della responsabilità alla verità, il loro contemperarsi con il diritto alla riservatezza delle informazioni personali ed il diritto all’oblio non possono che accendere e stimolare dibattito, riflessioni e, perché no anche posizioni contrapposte. Il testo di Legge fa prevalere l’importanza del diritto-dovere ad informare correttamente. Si tratta di un elevare potere di chi opera nel settore ad un livello superiore rispetto a quello del normale esercizio di un diritto all’esercizio di una professione. L’opposizione non ha condiviso questo punto di vista ritenendo l’attività giornalistica solamente l’esercizio di una mera professione. Di qui la scelta di una pausa di riflessione innanzi a importanti spunti proposti dalle forze di opposizione. Di qui la riassunzione dei lavori in Commissione con ulteriori emendamenti del Governo, che in parte hanno recepito alcune osservazioni pervenute dai banchi di minoranza. L’esigenza di normare il settore è comprovata dall’approvazione dell’Istanza d’Arengo nella seduta Consiliare del 17 gennaio 2013. Diritto alla professione e norme deontologiche -quindi responsabilità -del professionista; questo chiedeva l’Istanza. Le scelte che l’articolato di Legge opera sono nel rispetto di queste direttrice; la presenza di una Consulta ed un’Autorità Garante vanno lette come elevazione dell’importanza del diritto-dovere di informare ed essere informati non da professionisti che si autogiudicano ma che sono tutelati e si lasciano giudicare da istituzioni indirettamente nominate dai concittadini. In Commissione, come spesso accade, lontano dai riflettori, il lavoro è stato migliorativo rispetto al testo di legge presentato in prima lettura e non si è mancato da parte del Segretario di Stato all’Informazione e della maggioranza, di recepire alcuni emendamenti suggeriti dalle forze di opposizione. Solo laddove si sono contrapposte visioni differenti non è stata possibile una sintesi anche se il dialogo nel dibattito non è mai venuto a mancare. Concludo questa relazione di presentazione domandando all’aula l’approvazione integrale del testo di legge così come approvato nel corso dei lavori della Commissione”.

Luca Santolini, C10: “Il progetto di legge “Legge in materia di editoria e di professione degli operatori dell’informazione” presentato dalla Segreteria di Stato per il Lavoro e l’Informazione ha avuto un iter legislativo decisamente “singolare” che vale la pena ricordare in questa sede prima di fare qualche considerazione sul testo licenziato dalla Commissione Consiliare Permanente Affari Esteri. L’esame del provvedimento in sede referente sarebbe dovuto avvenire nella seduta della Commissione Permanente Affari Esteri del 30 aprile 20141 con una convocazione molto sospetta per l’urgenza. Usiamo il condizionale in quanto in quella data la maggioranza di fronte a una serie di emendamenti, osservazioni e obiezioni presentate dai Commissari dei Gruppi Consiliari di Minoranza propose di sospendere la discussione sull’art.6 del progetto di legge. La motivazione adotta fu di fare degli approfondimenti politici sulle prerogative dell’Autorità Garante per l’Informazione, articolo 6, ed in particolare sulla soppressione della Commissione di Vigilanza (Legge 41/1989). I Consiglieri di minoranza accettarono la proposta di aggiornare la Commissione con la richiesta che Maggioranza e Governo attuassero un approfondimento sugli articoli rimanenti eliminando le numerose contraddizioni del progetto. Purtroppo così non è accaduto. La Commissione è stata da allora convocata in due occasioni, 10 giugno 2014 e 4 luglio 2014 senza che l’argomento fosse all’ordine del giorno. Abbiamo dovuto attendere il 25 agosto per vedere il progetto di legge riprendere l’iter legislativo. Iter ripreso senza alcun confronto o modifica sostanziale al testo “sospeso” nella seduta del 30 aprile, tranne che per la reintroduzione della Commissione di Vigilanza per alcuni aspetti legati alla programmazione radio televisiva in occasione di consultazioni elettorali o referendarie. I Gruppi Consiliari di opposizione non hanno gradito quest’approccio semplicistico, poco rispettoso del ruolo della Commissione e schiacciato sulle prerogative che la maggioranza ha nella gestione dei lavori Consiliari.  A ciò aggiungiamo alcuni comportamenti della maggioranza in Commissione, leciti dal punto di vista regolamentare ma poco giustificabili dal punto di vista politico, che hanno suscitato a più riprese vivaci proteste dei Commissari dei gruppi di opposizione. Civico lO, Partito Socialista, Rete, Sinistra Unita, Unione per la Repubblica hanno presentato ai 39 articoli del progetto di legge decine di emendamenti che pur con visioni differenti sulla struttura delle legge esprimevano la non condivisione sul testo che mina la libertà di informazione e istituisce a presidio “politico” del settore dell’informazione ben 2 organismi, nei quali fra l’altro c’è commistione di ruoli fra giornalisti ed editori. La scelta “alternativa” all’istituzione di un ordine professionale, come accade nella stragrande maggioranza degli Stati, affidando tutti i compiti di un ordine professionale vero e proprio alla Consulta per l’Informazione (art.5) e all’Autorità Garante per l’Informazione, che ha anche compiti sanzionatori verso i giornalisti, non ha trovato il consenso dei Commissari dei gruppi consiliari di opposizione. Tale aspetto è un’ingerenza diretta nell’autonomia dei professionisti dell’informazione poiché il Presidente dell’Autorità Garante per l’informazione sarà, per fare un esempio, nominato dal Consiglio Grande e Generale su proposta del Segretario di Stato per l’Informazione. La maggioranza di Governo di turno nomina solo 2 membri su 5, è vero, ma con quello di opposizione diventano la maggioranza i membri a nomina politica in un organismo deputato a comminare sanzioni ai Professionisti dell’Informazione. I Consiglieri di opposizione hanno altresì manifestato la loro perpleSSità sui costi che questi organismi potranno avere, per la mancanza di strutture operative su cui basare la propria attività -fatta salva la Segreteria di Stato con delega all’informazione. Altro punto della legge che ha suscitato un forte dibattito è l’art.15 “Operatore dell’Informazione inviato presso la Repubblica di San Marino”. Tale articolo fortemente avversato dai rappresentanti dei Gruppi Consiliari di opposizione è stato “cassato” dal fuoco amico della maggioranza che ha anche tentato di riproporlo integralmente come emendamento a un articolo successivo, suscitando la veemente protesta dei commissari dei gruppi consiliari di opposizione. Le criticità nel testo, come ricordavo all’inizio della relazione sono numerose, e ritengo che i colleghi nei loro interventi avranno modo di illustrarle all’aula. Ci sono altresì alcuni emendamenti presentati dai Gruppi Consiliari di opposizione che potranno essere ripresentati, a norma di regolamento, in seconda lettura su cui auspichiamo la maggioranza, data l’importanza del tema in gioco possa fare un’attenta riflessione. Unica nota positiva l’atteggiamento del Segretario di Stato per l’Informazione per l’equilibrio mantenuto nella seduta della Commissione del 25 agosto, evitando le forzature proposte dalla maggioranza e per avere accolto alcuni emendamenti proposti dall’opposizione con alcune osservazioni, vedi composizione Consulta per l’informazione e prerogative della Commissione di Vigilanza che hanno migliorato alcuni punti il progetto di legge. In conclusione per quanto esposto sopra i Commissari dei Gruppi Consiliari di minoranza hanno espresso voto contrario”.

Iro Belluzzi, segretario di Stato con delega all’Informazione: “Sono partito considerando alcuni punti fermi, al di là delle posizioni espresse dalla minoranza e da quelle espresse da alcuni rappresentanti, non dalla totalità, del mondo dell’informazione. I punti fermi: la giusta corretta informazione per i destinatari, il riconoscimento della professione giornalista, anche attraverso la possibilità di avere un contratto. Altro punto fermo, non voler costituire minimamente un ordine professionale, gli unici rimasti sono in Italia e in Grecia. Chi poi acquisirà quella formazione, a livello scolastico, per cui gli è riconosciuta la professione giornalistica, non dovrà essere sottoposto ad un esame, sarà il mercato a sancire la sua possibilità di lavoro, non un esame di Stato che limita l’accesso in quel settore che si auto-regolamenta. Senza voler entrare minimamente in polemica con l’Usgi, voglio affermare che rispetto al testo di legge su cui c’è stato un confronto c’erano delle problematiche, abbiamo recepito le richieste e le necessità di chi opera nell’informazione, abbiamo fatto proprio- perché lo condivido- il fatto che il codice etico venisse approvato dalla Consulta dei giornalisti, che va pensato come un laboratorio in cui migliorare il testo di legge licenziato dall’Aula. Sarà la Consulta l’organo costituito cui parteciperanno tutti gli addetti dell’informazione. In contesti così piccoli, perché un settore possa esprimere le sue potenzialità al meglio, deve avere la partecipazione di tutti e non di una parte.  L’Usgi, quella parte degli operatori che si è scagliata contro la legge, ha chiesto un confronto con la Reggenza perché venisse trasmessa a me la necessità di considerare il testo superato e di iniziare un nuovo confronto. Mi sono trovato di fronte allo Statuto dell’Usgi, è una semplice associazione che non seleziona più i suoi componenti in maniera rispondente ai criteri della professionalità del giornalista. Sono rimasto male nel non poter accogliere e convogliare all’interno della professione tutti gli iscritti, nel riconoscere loro l’attività professionale, se ci fosse stata la possibilità l’avrei fatto. Spero dal dibattito possano emergere anche le positività del provvedimento, che possa essere l’inizio di un percorso di un Paese ,che approccia in maniera tardiva la materia, ma possa creare sviluppo e crescita culturale. L’Authority: sarà uno di quegli articoli che porterà ad un dibattito forte, non mi dilungo, anche questa è stato strutturato in modo tale che possano farne parte persone non schierate in un partito.  Ve ne darò prova indicando come presidente una persona che troverà l’accordo di tutto il Consiglio che può rappresentare il settore al meglio in base la sua vita, professione e i suoi natali”.

Paolo Crescentini, Ps: “Non interverrò nel dibattito perché la Legge riguarda la mia professione. Non lo ritengo deontologicamente corretto. Assisterò senza partecipare ai lavori”.

Marco Gatti, Pdcs: “Ci troviamo a dibattere una legge che introduce nuove regole per una professione che di fatto c’era sul nostro territorio ma che non aveva regole chiare. Per questo si tratta di una Legge fortemente dibattuta. Tutte le Leggi, quando introducono forti elementi di novità, hanno necessità di partire ed essere applicate. Cambia molto. Oggi spesso assistiamo a chi si dice giornalista senza avere titoli, studi o professionalità. Essere giornalista significa riportare dei fatti, verificarli e assumersene la responsabilità. La Legge, come è stato spiegato, introduce una serie di criteri e di professionalità richieste per poter svolgere a San Marino la professione di giornalista. Verificheremo nel tempo il loro funzionamento. E saremo pronti a intervenire qualora ci fossero disfunzioni o aspetti che non soddisfano le aspettative nate intorno a questa Legge. Non bisogna però avere sempre paura della novità. La resistenza spesso è frutto della paura del cambiamento. Questa Legge è un passo avanti verso una professione sempre più riconosciuta. La sosterremo sapendo che nella sua applicazione verrà costantemente monitorata e che le nomine che verranno fatte saranno sempre di alta qualità”.

Michele Muratori, Psd: “Il progetto di Legge è un passo fondamentale per i media sammarinesi. L’obiettivo di promuovere il pluralismo dell’informazione è alla base di questa discussione. La presenza di una Consulta e di un’Autorità garante vanno interpretate come un’elevazione del diritto/dovere a informare e essere informati. Dobbiamo gettare le basi di un sistema con regole certe. L’elemento che caratterizza maggiormente questo progetto è quello della ricerca di soluzioni concrete. E’evidente che chi opera in questo campo deve essere messo nelle condizioni di adempiere a questo importante ruolo. Mi preme fare presente che se è importante garantire libertà di stampa e l’accesso alle fonti di informazioni, deve anche essere garantito la persona oggetto delle notizie. Limitiamo l’uso distorto dell’informazione. Come Psd volevo ringraziare il Segretario di Stato per aver portato in Aula un testo completo e al passo con i tempi”.

Ivan Foschi, Su: “Abbiamo illustrato numerosi emendamenti. Il progetto di Legge parte da precedenti progetti di Legge che erano già arrivati in quest’Aula in prima lettura. Nel 2008 era già stata presentata una proposta che regolamentava il settore: l’attuale legge ne riprende alcune parti. Una riforma del settore era necessaria. Uno dei punti più controversi di questa legge è l’eccessivo rigore nella regolamentazione del codice deontologico: occasione mancata. Se noi crediamo nell’indipendenza della stampa e nella sua capacità di autoregolamentarsi noi dobbiamo essere fiduciosi e affidare l’argomento alla categoria: il codice non può essere approvato per decreto. Io lo ritengo un atto di ingerenza verso quello che dovrebbe essere un principio di autonomia della categoria. La seconda contestazione riguarda un emendamento che abbiamo presentato. Quando c’è una presente violazione delle norme deontologiche avevamo previsto che fosse compito della Consulta dell’informazione, dunque gli operatori stessi, a giudicare la presunta violazione delle norme. Dopodiché si può ricorrere anche ad un secondo grado di giudizio che poteva essere l’Autorità Garante per l’Informazione. E successivamente, in caso di pareri contrapposti, ci si sarebbe potuti affidare ad un Arbitrato che avrebbe detto quale dei giudizi sarebbe stato più appropriato. Affidarsi a un solo organismo di nomina politica (Autorità Garante per l’Informazione) è un fatto che si presta a molte critiche. Io credo ci sia andati a infilare in un “cul de sac”. Un’altra occasione persa dalla Legge è quella di non aver riconosciuto il ruolo degli editori puro. Una banca che edita anche una testata giornalistica non è come un editore che fa solo quello. Andrebbe incentivato il secondo per garantire l’indipendenza dell’informazione”.

Luca Santolini, C10: “Questa legge è un provvedimento atteso da anni per regolamentare un settore cruciale quale l’editoria. Ma in una Repubblica come la nostra si poteva dare una approccio diverso, dovevano essere i professionisti del settore a darsi un codice deontologico, non dovevano crearsi condizioni nefaste. Altro punto cardine, le sanzioni, potevano essere comminate dai professionisti stessi o da un organo del popolo, politico, la scelta è caduta su questa opzione, il Garante è questo. C’è chi ha condannato questa scelta nel Paese ritenendola liberticida, chi l’ha ritenuta adeguata, C10 ha cercato di porsi nel mezzo, così come Su, con i loro emendamenti. Pur condividendo il rifiuto di creare un ordine, capiamo le paure di chi ritiene di limitare la libertà di informazione. In questo Paese spesso e volentieri maggioranza e opposizioni legati da interessi trasversali, di qui il timore dell’Usgi che interessi leghino i tre membri della commissione non ci pare peregrino. Di qui l’idea di prevedere due o tre gradi di giudizio, eliminando i passaggio della Consulta, prevedendo in primo grado il giudizio dell’Authority e poi il ricorso all’arbitrato. Più gradi di giudizio potevano essere maggiormente garantisti rispetto le paure sollevate dall’Usgi venendo incontro all’idea del segretario di concedere all’Authority di nomina politica, Poteva essere l giusto compromesso che avrebbe evitato alla segreteria tutta una serie di polemica. Gli emendamenti sui gradi di giudizio bocciati in commissione. E’ stato eliminato ragionevolmente l’articolo 15, che preveda l’accreditamento-autorizzazione di un giornalista estero. Sono state mitigate le prerogative richieste per operare, tuttavia inspiegabilmente si sono scordate le definizione di alcuni principi chiave, il diritto di critica, satira, oblio, demandando parte di questi al codice deontologico. Ma non lo ritengo corretto, non esiste giornalismo senza la tutela di questi principi che dovevano essere normati dal testo di legge. Dall’Usgi ci è arrivata la richiesta di sospendere l’esame del testo e riaprire il confronto.  Pur non potendo definire la legge liberticida in tutta onesta, alla luce delle carenze riscontrate, voteremo contrari alla legge”.

Maria Luisa Berti, Ns:  “Era una disciplina attesa da tantissimo tempo, le finalità sono tre in particolare, promozione e tutela della pluralismo dell’informazione, la qualificazione degli operatori, ma soprattutto si è centrata una finalità che spesso dalla categoria non viene affatto considerata, la tutela delle persone e il rispetto delle persone. Quando non c’è una disciplina, spesso non si resta nell’ambito dell’informazione vera, ma si può arrecare offesa alle persone. Non si deve mai avere paura delle regole in determinati settori e per delle categorie professionali che hanno un arma e un potere enorme.  E’ una legge di estremo valore e coraggio”.

San Marino, 20 Novembre/01

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