San Marino. Consiglio Grande e Generale, 21 ottobre, seduta pomeridiana (1ª parte). Agenzia Dire

San Marino. Consiglio Grande e Generale, 21 ottobre, seduta pomeridiana (1ª parte). Agenzia Dire

MARTEDI’ 21 OTTOBRE- prima parte

Il dibattito sulle dimissioni del segretario di Stato per le Finanze, Claudio Felici, iniziato ieri in seduta notturna, ha occupato la giornata consiliare odierna. Sono 58 gli iscritti ad intervenire.

Il primo a prendere la parola è William Giardi, Upr, per cui oggi “la maggioranza non ha il coraggio di certificare la fine di un percorso politico”. Mario Venturini, Ap, spiega i dettagli dell’accordo “di due mesi” raggiunto con gli alleati: “Ap si è impegnata alla redazione della legge di Bilancio, voteremo il sostituto di Felici e inizieremo una verifica sin da subito sull’operato del governo e della maggioranza” che si concluderà “alla fine dell’anno”, dopo la legge di bilancio. “Se poi valutazioni tra noi e gli alleati saranno diverse- conclude- ognuno farà le sue scelte”.   Per Ivan Foschi, Su, le dimissioni di Felici “sono un atto dovuto e necessario anche se non scontato”, mentre “il collega Morganti non ha avuto questa sensibilità e ciò genererà sospetti”. L’unica risposta attuale “sono le elezioni nel più breve tempo possibile”, sostiene Andrea Zafferani, C10, perché “se ci sono emergenze da risolvere, questo lavoro non può essere fatto dalla maggioranza dilaniata dalla questione morale”. Elena Tonnini, Rete, sottolinea che “l’allontanamento di persone con ombre” dalle istituzioni  sia “la condizione necessaria per iniziare un percorso che demolisca pezzo per pezzo il meccanismo corruttivo creato ad hoc”. Alessandro Mancini, Ps, riconosce che i prossimi due mesi delineeranno il futuro della legislatura: “Attenzione- avverte- le mazze di carte non ce l’ha la minoranza, ma la maggioranza che deve decidere come dare queste carte” a a riguardo, il Ps è pronto a fare la propria parte all’insegna della responsabilità. Il segretario di Stato per il Territorio, Antonella Mularoni, ammette che Felici non era obbligato a dare le dimissioni, “ma ha fatto quello che era giusto facesse- spiega- doveva essere al di sopra di ogni sospetto per il suo ruolo”. Punta il dito contro i civici, in particolare contro Rete, Alessandro Cardelli, Pdcs: “E’ vigliacco- manda a dire- questo atteggiamento denigratorio nei confronti della maggioranza dell’Aula”. Prende le distanze dal suo partito, Federico Pedini Amati, Ps,quando diffida i suoi compagni che “si dicono disponibili a appoggiare la maggioranza- dice- io non sono disponibile a farlo perché questo governo non è più legittimato”. Quindi, il presidente del Psd, Francesco Morganti, spiega quindi che una crisi di governo ora “sarebbe un salto nel buio” e riconosce che “ora tra maggioranza e opposizione serve un dialogo maggiore ed un rapporto nuovo”.   Stefano Canti, Pdcs, spiega che le dimissioni di Felici sono un gesto con cui l’ex segretario “ha dimostrato di non essere attaccato alla poltrona”. Valeria Ciavatta, Ap, garantisce per il suo partito “continuità agli alleati”, ma elenca i punti “non negoziabili”, ovvero “l’efficacia del governo, una finanziaria seria e soddisfacente, la capacità di vedere l’avvio di quei progetti che danno respiro sul piano economico ed occupazionale al Paese”. Lorella Stefanelli, Pdcs, indica che una volta approvata la finanziaria, si devono adottare soluzioni “in grado di dare risposte esaurienti alla questione morale e si dia al Paese stabilità con un rinnovato impulso all’azione di governo”. “Non si vuole fare giustizialismo tout court- sottolinea Augusto Michelotti, Su- bisogna però ci sia un cambio di politica ai massimi vertici”. Infine, Anna Maria Muccioli, Pdcs, riconosce che governo e maggioranza hanno “il dovere di dare credibilità alla politica e nuova fiducia nelle istituzioni”, ma ciò “può avvenire solo dando risposte veloci e concreti al Paese”.

Il dibattito proseguirà fino alle ore 20.00.

Di seguito una sintesi degli interventi della prima parte della seduta odierna.

William Giardi, Upr: “Unico fatto certo sono le dimissioni del solo Claudio Felici. Il resto fa solo parte del repertorio che la politica mette in campo quando le prerogative che sono alla base del rapporto fiduciario sono al capolinea. Cos’è cambiato dal 17 giugno 2014 quando Felici in conferenza stampa affermava di ‘aver chiarito tutto’ in merito a inchieste? Cos’è successo ora perché una forza di maggioranza, come Ap, chieda una sorta di governo di scopo lanciando il Paese verso le elezioni anticipate? Non è proprio normale che un segretario di Stato alle Finanze ad un giorno di distanza dalla missione al Fondo Monetario rassegni le dimissioni. Ci troviamo oggi ad assistere alla presa d’atto delle dimissioni della seconda persona più importante, perlomeno in termini carismatici, del Paese. Il governo va avanti con un ordine del giorno del Consiglio assolutamente routinario. Dopo che Capicchioni avrà accettato l’incarico di governo tutto riprenderà come prima. Upr ha da tempo espresso la propria posizione: in momenti complicati della vita di un Paese o i movimenti politici trovano un minimo comune denominatore nella gestione della cosa pubblica o il rischio è che la stabilità economica e politica del paese sia gravemente compromessa. Nel momento in cui si propone un governo di scopo si compie una scelta dettata da motivi straordinari. Noi ci abbiamo provato e non per andare al governo: ogni persona di buon senso eviterebbe di compromettersi. Abbiamo un dispositivo di norme elettorali che riescono a tenere in vita una maggioranza. San Marino Bene comune è giunta al capolinea come penso si siano esauriti i percorsi di collaborazione tra forze politiche che animavano quella coalizione. Fuori tema un esecutivo di scopo gestito dalla stessa maggioranza. Capisco l’intento politico di alcuni partiti ma i cittadini hanno votato Bene Comune per un programma preciso e non per una versione minimal. La politica impone il coraggio delle scelte. La maggioranza non ha il coraggio di certificare la fine di un percorso politico. La fine di un’esperienza che poco ha portato al Paese. Occorre ammettere che il governo ha esaurito la propria azione, non più sostenuto dai partiti di maggioranza che sono più impegnati a costruire future alleanze piuttosto che a impegnarsi per i problemi del Paese”.

Mario Venturini, Ap: “Chi ci liscia il pelo oggi ci ha definito ‘vecchi riciclati’ pochi mesi fa. C’è anche chi ha ritenuto Ap responsabile di tutti i mali del mondo, attribuendoci una sorta di responsabilità cosmica. Un fatto è certo, Ap non viene neppure sfiorata dalle vicende giudiziarie. Il consigliere Fiorini qualche giorno fa ha affermato che dall’attuale governo non sono stati compiuti atti per cui egli si debba vergognare: questa è la sintesi che dimostra perché Ap sta dentro l’esecutivo. Abbiamo inviato un comunicato, come Ap, che verteva su tre punti: 1) le dimissioni di Felici non rappresentano una risposta politica adeguata alla questione morale, ma solo un atto dovuto. Diamo merito al Segretario di avere preso una decisione che non era quella del suo partito, ma si tratta di una risposta parziale alla questione morale; 2) le forze politiche tradizionali non hanno ancora compiuto un’analisi critica sulle loro responsabilità oggettive anche se non dirette; 3) serve un governo di svolta che nel rispetto del risultato elettorale consenta di cambiare pagina con il ricorso a figure non imparentate alla politica del passato: dopo aver affrontato le priorità porterà il Paese alle elezioni perché è difficile pensare che la legislatura arrivi al 2017. Ap si è impegnata alla redazione della legge di Bilancio. Voteremo il sostituto di Felici. E inizieremo una verifica sin da subito sull’operato del governo e della maggioranza. La verifica che comincerà subito si chiuderà alla fine dell’anno dopo la legge di bilancio. Se poi valutazioni tra noi e gli alleati saranno diverse, ognuno farà le sue scelte. L’accordo è per due mesi. Chiusa la verifica entra in vigore il contenuto del comunicato. Che prevede: affrontare la questione morale, affrontare le emergenze del Paese (crisi economica e occupazionale), poi sarà il momento di andare al voto”.

Ivan Foschi, Su: “Le dimissioni di Felici sono un atto dovuto e necessario anche se non scontato. Il collega Morganti però non ha avuto questa sensibilità e ciò genererà sospetti. Le dimissioni devono servire non ad anticipare un giudizio ma a tutelare le istituzioni. Sono principi di precauzione. Il rimprovero che mi sento di muovere a Felici è quello di aver sposato la linea politica di Stolfi. Ha prevalso la politica spregiudicata nel Psd fatta non di progetti ma di cene carbonare e accordi sottobanco. Ha prevalso quella politica che coincideva più con la visione di Craxi che con quella di Berlinguer. Fa sorridere che qualcuno ora caschi dalle nuove. I segretari Lonfernini e Mussoni oggi si svegliano dal torpore e chiedono trasparenza dimenticando però di chiedere chiarimenti al loro segretario di partito. Ma davvero vogliamo fare credere ai sammarinesi che dentro quei partiti nessuno si fosse accorto di nulla? La vecchia politica è sempre più avvitata su sé stessa. Qualcuno potrà anche essere stato in buona fede, ma c’è una cerchia di persone che conosceva bene quei meccanismi, ma non diceva nulla per stare dentro la parte che comandava. L’opposizione nel corso degli anni ha lanciato numerose denunce ma dalla maggioranza è sempre stata derisa. Le forze politiche sane si interroghino su come mettere al sicuro le istituzioni, al di là degli insulsi particolarismi”.

Andrea Zafferani, C10: “Stiamo assistendo a un ladrocinio voluto, organizzato e difeso dai tre partiti che da 30 anni governano questo Paese. Questo ladrocinio continuato e organizzato ha come protagonisti diretti una serie di personaggi che oggi sono in custodia cautelare ma che hanno comandato i loro partiti fino a ieri nel silenzio di tomba di tanti. Tra i protagonisti tante persone che sono in quest’Aula a rappresentare quei partiti come segretari, capigruppo o addirittura Segretari di Stato. E non mi riferisco solo al Conto Mazzini, ma anche alle frodi Carosello in cui è coinvolto il segretario della Dc. Chi rasenta il comico è la Dc, quando dice che dal 2007 è iniziato il vero rinnovamento: poi vedi le inchieste giudiziarie e i nomi coinvolti e ti viene da dire se ‘fanno davvero’? Solo il segretario Celli ha avuto il coraggio di chiedere scusa per gli errori commessi dal partito che rappresenta. Di fronte a tutto questo, l’unica risposta sono le elezioni nel più breve tempo possibile. Per tre ragioni: 1) se ci sono emergenze da risolvere, questo lavoro non può essere fatto dalla maggioranza dilaniata dalla questione morale. 2) portare avanti le riforme strutturali oggi necessarie al paese richiede grande credibilità da parte di coloro che devono porle in essere. Come possono andare, gli attuali membri della maggioranza, di fronte alla cittadinanza a chiedere sacrifici? Non hanno credibilità. 3) di fronte a quello che sta emergendo i cittadini hanno il diritto di esprimersi e di esprimere la nuova classe politica che dovrà definire il percorso di cambiamento necessario. Ma le elezioni per la maggioranza equivarrebbero ad una “Caporetto”, ecco perché si sta facendo di tutto per non andare a votare. Sono due anni che la maggioranza non fornisce risposta ai problemi economici ed occupazionali del Paese. La maggioranza ha aumentato le tasse a carico dei più deboli, non ha preso scelte serie in materia di contrasto all’evasione fiscale, sta prosciugando la liquidità dello Stato, sta lasciando aumentare la disoccupazione giovanile, dimezza lo stipendio dei giovani e depotenzia il nostro sistema di welfare. Il Consiglio è delegittimato e non bastano le dimissioni di Felici. Dimissioni sono risposta parziale alla questione morale. Nessuno può pensare che con il sacrificio di Felici si possa risolvere il problema. Tra i silenzi della maggioranza spicca la presa di posizione di Ap che ha chiesto forte discontinuità di Governo e un termine a questa agonia. Sua posizione è sensata: speriamo che sia conseguente con quanto scritto. L’unica risposta possibile sono le elezioni: facciamo il bilancio e poi si sciolga il Consiglio e si voti restituendo ai cittadini la possibilità di scegliere. Sul bilancio saremo responsabili e presenteremo nostre proposte in termini di sviluppo”.

Elena Tonnini, Rete: “Non basta allontanare le persone e tutto è a posto, ma l’allontanamento di persone con ombre è la condizione necessaria per iniziare un percorso che demolisca pezzo per pezzo il meccanismo corruttivo creato ad hoc. Non è così, allontanando un segretario, che il governo acquista vigore, ma quando c’è continuità tra proclami e azioni, il segretario Valentini può iniziare ad attuare le istanze che ha lasciato nel cassetto.  La popolazione nei discorsi di qualcuno è diventata qualcosa da cui difendersi,  la gente è arrabbiata, si dice, per le tasse, i soldi alle banche, ma è destabilizzante l’immagine di una popolazione scontenta e incapace di comprendere. Nella speranza di tornare al voto prima possibile, mi chiedo se la maggioranza ha valutato come affrontare la finanziaria che ci apprestiamo a discutere. L’incapacità di affrontare i fenomeni corruttivi ha l’obbligo di trasformarsi in azione. Non si potrà più dire ‘io non sapevo’ e incolpare qualcuno, altrimenti autorizzerete la gente ad affermare che esiste la precisa volontà di non ostacolare certi percorsi. A Giovagnoli dico che il Psd non sia un ostacolo se n’è accorto anche Stolfi che fino a ieri era dentro il direttivo”.

Alessandro Mancini, Ps:  “Ieri sera ho ascoltato con attenzione le dimissioni del segretario Felici e il suo intervento. Aveva diverse opzioni su come affrontare la delicata situazione e ha deciso di rassegnare le dimissioni, poteva difendersi anche da segretario di Stato, ma con alle spalle tutto il peso dell’incarico istituzionale che aveva, e il rischio di indebolire le istituzioni era certo. Credo abbia fatto bene ad assumersi le proprie responsabilità di fronte al Paese e al Consiglio. La questione morale: credo che negli ultimi dieci anni non ci sia stata sessione consiliare in cui si parlasse di ciò Oggi è chiaro che le dimensioni della questione morale hanno assunto confini più ampi ed è necessario intervenire con determinazione. Ma come ha detto questa notte il mio segretario, va fatta una distinzione, una cosa sono i singoli, una cosa è il sistema. Sui singoli la magistratura sta facendo un lavoro eccezionale che sosteniamo. Poi anche la politica avrà un ruolo sui singoli. Ma oggi il compito della politica è più grande, è riscrivere le regole del gioco: del consiglio, dei partiti, delle incompatibilità. Queste regole le deve scrivere una nuova generazione non per un rinnovamento forzato, ma perché chi ha gestito il Paese non può avere oggi la capacità di scriverle. Il rinnovamento è soprattutto di metodo. Questo il nodo cruciale della questione morale, altrimenti non andiamo da nessuna parte. La questione morale si affronta con riforme strutturali e il cambiamento. Dimissioni di Felici: oggi si dimette il segretario di Stato con una delega importante, un punto di riferimento, uno dei più importanti nel congresso per iniziativa politica. Oggi indubbiamente questa maggioranza, che già da tempo non portava risultati, ha un’ulteriore battuta d’arresto. Mi auguro l’avvicendamento dia effetti positivi, ma il lavoro da fare è ancora tanto, non credo si possa ripartire come se niente fosse. Questa fase va gestita con la massima responsabilità che c’è in Aula, nonostante c’è chi va avanti con la demagogia. C’è in Aula tanta buona politica e onesta. C’è il passaggio della legge di Bilancio che sarà uno spartiacque, poi si dovrà voltare pagina. Questi prossimi due mesi delineeranno il futuro della legislatura. Attenzione però, le mazze di carte non ce l’ha la minoranza, ma la maggioranza che deve decidere come dare queste carte. Il Ps l’ha detto che era pronto a fare la propria parte. Mi auguro il senso di responsabilità possa prevalere su tutto”.

Antonella Mularoni, segretario di Stato per il Territorio: “Non sottovaluto la gravità del momento. Abbiamo davanti a noi due questioni grosse, il Paese sta vivendo una fase di transizione, in passato chi faceva politica poteva fare tutto, ma il lavoro iniziato nella scorsa legislatura ha cambiato le cose, è un lavoro iniziato dalla politica stessa. Felici non era obbligato a dare le dimissioni, ma ha fatto quello che era giusto facesse. Doveva essere al di sopra di ogni sospetto per il ruolo che aveva. In altri Paesi ministri si sono dimessi perché non hanno pagato i contributi alla colf. Spero che prima o poi, riassestiamo il pendolo, la politica deve essere al di sopra di ogni sospetto, ma non la possono fare i giornali. Condivido che il Paese ha bisogno di una buona politica, quello che ha detto Celli.  Poi un altro aspetto è capire quale indirizzo di sviluppo economico vogliamo darci. L’indecisione è la cosa peggiore. Non sono per le scelte pauperistiche che sento in Aula. Se non si produce ricchezza, non si può dividerla. Se tutti concordiamo che certe forme di introito non possono arrivare a San Marino, dobbiamo stabilire quali possano essere. Bisogna far arrivare a San Marino chi ci può aiutare a produrre ricchezza, ma in questo Paese ‘guai a chi si avvicina’. Temo che, continuando così, ci saranno sempre meno investitori che vorranno venire. E’ giusto fare controlli, ma se uno investe in tutto il mondo, ma non a San Marino, forse abbiamo un problema, non sappiamo porci. Non abbiamo una bella fama a livello mondiale, ci mettiamo anni a decidere quello che altrove si decide in pochi mesi. Dobbiamo fare una riflessione, dobbiamo essere in grado di dare un indirizzo, non possiamo fermarci alla prima lamentela e da due giornalisti. Abbiamo imprenditori che si sono avvicinati a San Marino, valutiamo questi progetti e diamo risposte in tempi brevissimi”.

Alessandro Cardelli, Pdcs: “In quest’Aula vedo tanti politici che hanno fatto politica in maniera diversa. Politici che sono qui per cercare la lotta. Quello che dobbiamo capire oggi è perché la classe politica è così criticata? Per due aspetti: 1) Questione morale 2) Risultati ottenuti da questo governo. Un elemento che distingueva negativamente la vecchia politica era il senso di impunità. Non voglio giudicare perché sono un garantista ma il mio è un ragionamento generale. Il senso di impunità è nato perché alcuni di coloro che mantenevano il potere in certi momenti non si sentivano toccabili. Le valutazioni politiche le faremo con le commissioni d’inchiesta mentre le conclusioni giudiziarie spettano alla Magistratura. Qualsiasi parola in questo momento può essere un macigno sull’azione della Magistratura. Chi ci attacca e parla di Aula delegittimata sbaglia. Più di un terzo di quest’Aula è rinnovata: la stragrande maggioranza delle persone sono brave persone che cercheranno di cambiare il Paese. A essere delegittimato sarà lo stesso consigliere Zafferani. In questo momento la gente non ha bisogno di quello che propone Rete. Perché il Paese non va? Sarebbe una grandissima irresponsabilità fare cadere il Governo. Sono convinto anche che sarebbe irresponsabile lasciare fermo il Paese. D’accordo con una verifica interna entro due mesi. E’ vigliacco questo atteggiamento denigratorio nei confronti della maggioranza dell’Aula”.

Federico Pedini Amati, Ps: “Io non sono né l’avvocato di Rete, né quello di Civico 10, ma credo che Cardelli sia stato abbastanza inelegante nel leggere le proposte di questi movimenti. Che in questi 2 anni hanno proposto diverse soluzioni. Il consigliere ha parlato di una serie di provvedimenti che avrebbe fatto questo governo, ma che a noi non tornano. Ha fatto solo la riforma tributaria, la spending review (che poi è stata disattesa). Maggioranza e Dc non hanno fatto assolutamente niente. Quando il consigliere Zafferani parla di Consiglio delegittimato ci si dovrebbe ricordare che la magistratura parla di voti comprati. Considerando che questa maggioranza ha vinto per 140 voti credo anche io si possa parlare di maggioranza illegittima. Associazione a delinquere, riciclaggio, tangenti, collusione e concussione: credo che di elementi perturbatori ce ne siano eccome in questa attuale fase politica. C’è stato un ladrocinio continuo in questo Paese: ci sono almeno un centinaio di persone implicate. Non siamo credibili. E’ una vergogna che dentro quest’Aula si continui a fare finta di niente. Fuori da questo Consesso la gente si chiede se stiamo scherzando. La Magistratura deve fare chiarezza e su questo non c’è dubbio. Questo Governo non è più legittimato. Diffido anche dei membri del mio partito quando si dicono disponibili a appoggiare maggioranza. Io non sono disponibile a farlo. Non credo nella credibilità di queste istituzioni. Più volte il Ps ha fatto proposte ma è stato puntualmente preso in giro. Questa maggioranza non ha più le gambe per andare avanti. Per il dopo sono pronto a ragionare su cosa fare, ma ora la maggioranza ha terminato la propria azione. Deve scomparire una generazione politica che ha fatto del male a questo Paese. Tutte le persone coinvolte in queste indagini dovrebbero dimettersi”.

Francesco Morganti, Psd: “Felici si ferma per permettere al paese di andare avanti. Ha anteposto l’interesse del paese al proprio. La dimissioni non sono affatto scontate, è un gesto che merita rispetto. Il Segretario Felici è stato oggetto di un attacco ingiustificato forse perché è una persona capace e determinata. Per far si che non siano un gesto inutile, occorre rafforzare l’azione del governo. Uno stimolo per fare di più e meglio. Nel giorno in cui il governo perde uno dei suoi uomini di punta occorre guardare avanti. Il Paese ha bisogno di un cambiamento radicale: si cambi passo. Il Psd ha consapevolezza che quando si governa lo si fa per cambiare e per migliorare l’esistente. Felici ha portato avanti l’idea che la politica può essere costruzione anche quando si fa opposizione. Il successore di Felici avrà massimo sostegno e piena collaborazione da parte del partito. Si tratta di una persona competente che saprà portare avanti il lavoro di Felici. La segreteria di Stato alle Finanze ha varato strumenti impopolari ma utili che hanno garantito stabilità ai conti: tra queste l’uscita da black list, riforma imposte dirette, elaborazione riforme su imposta indirette, gestione delle relazione con il Fmi. Non possiamo permetterci una crisi di Governo: sarebbe un salto nel buio. Forse ora tra maggioranza e opposizione serve un dialogo maggiore ed un rapporto nuovo. Paese non ha bisogno di meno politica ma di una politica che torni a esercitare un ruolo di guida di San Marino”.

Stefano Canti, Pdcs: “Le dimissioni del segretario Felici rappresentano gesto importante nei confronti della politica. Un gesto con cui ha dimostrato di non essere attaccato alla poltrona. Sono passati ormai due anni dalle ultime elezioni politiche e ritengo che in questi due anni Governo e maggioranza abbiano dimostrato capacità di raggiungere obiettivi prefissati nel programma. L’uscita dalla black list, la riforma tributaria, la spending review: sono solo alcuni dei provvedimenti varati per dare a San Marino crescita e sviluppo. Se la Magistratura produce quello che sta producendo è merito anche degli strumenti che la maggioranza gli ha messo in mano. Anche io vorrei esprimere pieno sostegno alla magistratura. E’ sbagliato parlare di un governo di emergenza o di un esecutivo a tempo. Io sono contrario a tutto ciò. Ritengo sia giusto parlare di verifica di Governo quando la maggioranza non riesce a tenere fede al programma elettorale ma non è questo il caso. La nostra azione è efficace. Vorrei proporre l’adozione di un provvedimento anti-corruzione che introduca norme per la valutazione del rischio di corruzione, tecniche di intervento, revisione dei procedimenti amministrativi maggiormente soggetti al fenomeno corruttivo. Il Pdcs nei 65 anni di storia è sempre stato punto di riferimento nei momenti difficili. Sono convinto che anche in questo occasione sapremo farcene carico trovando una soluzione alla crisi politica”.

Valeria Ciavatta, Ap: “Le dimissioni sono un atto personale non imposto dai partiti, personalmente le ho apprezzate. Ma le dimissioni non sono sufficienti per ciò che emerge nel Paese. Gli arresti di Stolfi e Podeschi hanno portato alla luce reati enormi. Ma il Consiglio non emette sentenze, fa valutazioni politiche e vorrei non soffermarmi sull’indebito arricchimento, piuttosto su quegli indizi che parlando di condizionamento del sistema democratico, voto di scambio, finanziamento partiti, clientelismo, fanno emergere un condizionamento dell’ampia parte della vita del Paese che era evidente quando Alleanza popolare è nata. Negli ultimi tempi sono stati introdotti strumenti per contrastare questi fenomeni nelle istituzioni e in politica. La questione morale ci trova sempre sensibili anche al governo e in maggioranza, abbiamo prodotto provvedimenti e attuato metodi di assoluto contrasto a certe pratiche del passato e non abbiamo fatto mediazioni su questo terreno. La pulizia delle istituzioni non è una condizione mediabile, per questo abbiamo chiesto autocritica e riconoscimento di responsabilità e che i partiti allontanino le persone coinvolte. Personalmente ritengo non si possano considerare i partiti coinvolti nell’uso distorto dei finanziamenti, ma gli esponenti coinvolti nel malaffare. Chi ha preso soldi non per sé, ma per il partito, ha comunque alterato la democrazia. Chi lo sapeva e taceva doveva riconoscere debiti di riconoscenza e perdere la libertà e serenità di giudizio e azione. Quando si parla di sistema, non si deve dimenticare che era una parte della politica e del paese a riconoscere questa prassi come funzionale al suo interesse, partiti ma anche imprenditori, banchieri, faccendieri professionisti. Chi ha la responsabilità di aiutare la magistratura deve dire la verità e aiutare alla chiusura delle indagini in corso.  La proposta di Ap è di tracciare una linea di demarcazione attraverso la costituzione di un governo di svolta con compiti precisi legati alla situazione che si è definita. Il governo della fase che si apre adesso riteniamo difficilmente possa essere lo stesso nato in una situazione differenze. Noi garantiamo continuità agli alleati, ma per noi ci sono punti non negoziabili, l’efficacia del governo, una finanziaria seria e soddisfacente, la capacità di vedere l’avvio di quei progetti che danno respiro sul piano economico ed occupazionale al Paese. Qualcuno ha chiesto norme anticorruzione, ma le norme ci sono e sono state violate, altrimenti non ci sarebbero persone in carcere”.

Lorella Stefanelli, Pdcs: “Siamo in piena emergenza per la questione morale, per la crisi economica e sociale di cui non si vede la fine. E’ apprezzabile chi fa un passo indietro per non mettere in difficoltà le istituzioni che rappresenta, chi si mette a disposizione della magistratura per chiarire la propria non colpevolezza. Non ci possiamo permettere che la questione morale intacchi ancora di più le istituzioni. Prendiamo atto delle dimissioni e procediamo velocemente alla nomina del sostituto, abbiamo tempi strettissimi per dare al Paese una finanziaria che risolvi le emergenze: liquidità, necessità di attirare investimenti sani, disoccupazione giovanile. Non si può aprire una crisi di governo, né andare ad elezioni anticipate, saremo degli irresponsabili. Ma è innegabile che la questione morale vada affrontata nei tempi più brevi possibili, se non verrà fatto, ne sarà travolta la credibilità di tutti, anche di chi nulla ne ha a che fare, e la credibilità delle istituzioni. Abbiamo bisogno di un governo autorevole, non distratto da avvenimenti giudiziari e scoop giornalistici.  Approvata la Finanziaria si adottino soluzioni per dare risposte esaurienti alla questione morale e si dia al Paese stabilità con un rinnovato impulso all’azione di governo. Se non fosse così bisognerà andare a elezioni anticipate.  In questo contesto la proposta di governo di scopo può essere una soluzione, ma non l’unica possibile”.

Augusto Michelotti, Su: “E’ vero che tutti i cittadini hanno beneficiato dell’abbondanza e delle vacche grasse in passato e che ora che le vacche sono pelle e ossa siamo tutti a guardare indietro e non al futuro. Non tutti però sono stati così, qualcuno sano c’era che metteva in guardia contro il malaffare, ma le cassandre non le ascolta nessuno. Il coperchione si è scoperchiato in ritardo rispetto quando i potenti erano davvero potenti, ora qualcuno ha fatto in tempo a lavarsi le mani. Non si vuole fare giustizialismo tout court, bisogna però ci sia un cambio di politica ai massimi vertici”.

Anna Maria Muccioli, Pdcs: “La questione morale pone a ciascuno di noi di anteporre il Paese a interessi propri. Le istituzioni non possono subire il rischio di venire travolte, è auspicabile che chi venga toccato dalla questione morale compia atti di responsabilità. Si può e si deve uscire da questa situazione, ma non affrontare pienamente la questione morale comporta che tutto venga travolto da un fiume in piena, anche quello di buono che è stato fatto. La fiducia dei cittadini nella politica è ai minimi storici. Abbiamo il dovere di dare credibilità alla politica e nuova fiducia nelle istituzioni, ma può avvenire solo dando risposte veloci e concreti al Paese. E qui dobbiamo fare autocritica, disoccupazione, persone alla caritas, conti pubblici, spending review da completare, sono questioni non rinviabili. Preoccupante lo stallo a livello istituzionale a tutti i livelli, occorre fare appello a tutti. No ad apertura di crisi ed elezioni, affrontiamo la finanziaria, poi in maniera compiuta la questione morale, ma soprattutto affrontiamo i problemi del Paese. Il governo di svolta non può essere l’unica soluzione possibile, ma una possibile al termine della verifica”.

San Marino, 21 Ottobre 2014/01

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