San Marino. Consiglio Grande e Generale. 9 giugno 2014. Seduta notturna. Agenzia dire

San Marino. Consiglio Grande e Generale. 9 giugno 2014. Seduta notturna. Agenzia dire

COMUNICATO STAMPA

CONSIGLIO
GRANDE E GENERALE 9 GIUGNO

LUNEDI’ 9 GIUGNO-
notturno

Con
33 voti contrari e 21 favorevoli la mozione di sfiducia di 13
consiglieri di minoranza nei confronti del segretario di Stato per la
Sanità è stata respinta al termine dei lavori consiliari di ieri
notte. Non sono bastati quindi i sì dei gruppi sottoscrittori della
mozione, quindi Rete, C10, Su, più l’indipendente Luca Lazzari, cui
si sono aggiunti quelli di Upr e Ps, per costringere il segretario
Francesco Mussoni a reiterare le sue dimissioni dal congresso di
Stato. La maggioranza ha infatti votato compatta per bocciare la
mozione. La sua votazione è seguita a un dibattito cui hanno
partecipato i capigruppo di tutte le forze consiliari, più i
consiglieri indipendenti e due segretari di Stato, lo stesso Mussoni
e Claudio Felici, segretario di Stato per le Finanze.

Di
seguito una sintesi del dibattito in seduta notturna:

Mozione
di sfiducia presentata da 13 Consiglieri nei confronti del segretario
di Stato per la Sanità e Sicurezza Sociale, Famiglia, Previdenza e
Programmazione Economica, Francesco Mussoni

Gian
Matteo Zeppa, Rete: “
Do
lettura della mozione presentata da 13 consiglieri il 6 giugno 2014.
‘Agli
Eccellentissimi Capitani Reggenti, preso atto dei referendum del 25
maggio scorso che hanno visto accolte l’abrogazione delle due riforme
portate avanti dalla segreteria di Stato per la Sanità, in materia
di libera professione del personale medico e non medico dell’Iss e in
materia di previdenza complementare, ritenuto particolarmente
significativo il messaggio lanciato dai cittadini in ragione della
quantità dei voti favorevoli all’abrogazione dei due atti normativi,
espressa in proporzione tale da mostrare la totale e inequivocabile
disapprovazione della politica condotta in questo anno e mezzo di
legislatura dal segretario di Stato per la Sanità, i cui atti più
salienti erano costituiti proprio dai due provvedimenti bocciati,
valutato come il segretario di Stato per la Sanità si sia speso in
maniera diretta per lo svolgimento della campagna per il no,
utilizzando anche soldi pubblici per l’acquisto di una trasmissione
autogestita e mobilitando a difesa delle sue leggi la maggioranza che
lo sostiene e i propri collaboratori e diversi medici con
responsabilità dirigenziali, considerato doveroso nei confronti dei
cittadini e rispettoso della loro volontà, che il responsabile
politico del settore della sanità e previdenza, il quale ha portato
avanti e difeso due provvedimenti tanto sgraditi alla cittadinanza,
dovesse prendere atto del risultato referendario e agire di
conseguenza, rinunciando irrevocabilmente al suo mandato, senza
limitarsi all’atto formale di presentazione delle dimissioni al
congresso di Stato che, com’era naturale attendersi le ha respinte.

Considerato
dunque le motivazioni di cui sopra, i sottoscritti consiglieri,
Roberto Ciavatta, Ivan Foschi, Luca Lazzari, Tony Margiotta, Augusto
Michelotti, Francesca Michelotti, Franco Santi, Luca Santolini, Elena
Tonnini, Andrea Zafferani, Grazia Zafferani, Mimma Zavoli, Gian
Matteo Zeppa, presentano alle loro Eccellenze una mozione di sfiducia
contro il segretario alla Sanità Francesco Mussoni. I sottoscritti
consiglieri chiedono la messa ai voti della mozione di sfiducia e si
appellano al Consiglio affinchè tale mozione sia accolta
favorevolemente secondo la corretta interpretazione del princpio
democratico affinchè il segretario per la Sanità si dimetta dal suo
ruolo’.

E’
un atto dovuto e istituzionale per la prima volta fatto a San Marino
in quest’Aula perché l’esito referendario è stato talmente evidente
nei numeri e talmente grande come volontà nel dare un input su cosa
doveva fare il segretario di Stato dopo abrogazione dei provvedimenti
su cui ha poggiato la sua politica. Ritenevamo assolutamente
dignitosa la presa di posizione del segretario, reiterando e dando
convintamente le proprie dimissioni. In Aula si è parlato di
collegialità. I risultati sono stati così eclatanti, con l’80% dei
sì, e i numeri sono stati tanto mostruosi che avrebbero dovuto far
pensare al segretario che quella collegialità avrebbe dovuto essere
rispettata. Undicimila votanti contro le sue leggi fanno dire che il
colpo di spugna che sta andando avanti non ha senso in un Paese
democratico. Ribadiamo la volontà di chiedere le sue dimissioni, per
i numeri mostruosi che hanno bocciato le sue politiche. Che poi si
voglia alleggerire la pillola dicendo che le scelte sono state
collegiali, poco importa. Lei è il referente della segreteria di
Stato chiamata a portare a compimento quelle due leggi e lei con le
sue politiche è stato sonoramente bocciato da 11 mila persone. E’ un
punto che non può essere messo in discussione. Questa sera 33
persone potranno dire che l’appoggiano, ma è altresì vero che altre
11 mila sammarinesi lo hanno di fatto sfiduciata. Stimo le persone
che hanno coraggio e che ammettono anche gli errori, ma lei per me
non è più un segretario di Stato”.

Luca
Lazzari, Su:
“La
mozione di sfiducia al segretario alla Sanità va intesa come mozione
di sfiducia all’intero governo
.
Certo
ci sono responsabilità specifiche che la riguardano in modo diretto,
l’aver forzato la mano su un provvedimento parziale e inopportuno in
assenza di un piano sanitario complessivo, così come aver agito
fuori da ogni mandato elettorale sulla previdenza. Ricordo che da 10
anni i sammarinesi sono impegnati a scacciare le mani di banchieri e
assicuratori dal frutto del loro lavoro. Il voto del 25 maggio scorso
è un voto a difesa dello stato sociale, ma anche, insieme
all’irruzione in Consiglio dei movimenti civici e allo storico
sciopero con 6 mila persone sul Pianello, uno dei segnali della forte
domanda di cambiamento presente nel Paese. Bisogna che la politica
ascolti questa domanda, con attenzione. E’ compito della politica
trasformare un malessere indefinito in un progetto di
ristrutturazione della Repubblica. I sammarinesi vogliono lasciarsi
alle spalle un sistema ingannevole che neghi libertà e futuro e
rompere il vincolo dell’obbedienza in cambio del favore che da sempre
li sottomette ai governanti di turno. Il Paese sa che la politica in
tutti questi anni lo ha asservito a vantaggio di gruppi di potere, un
giorno in lotta e in un altro in combutta tra loro. Ora che la
ricchezza si ritrae e le tutele sociali sono oggetti di speculazione,
San Marino si svela quella che è. Eppure l’uscita dalle difficoltà
e dallo sconforto è lì a pochi metri soltanto, bisogna reinventare
la democrazia. Una delle tante soluzioni è l’istituzione di un
arengo permanente, è una proposta tutta da ragionare, ma la
direzione della democrazia diretta è quella giusta e gli strumenti
per realizzarla non mancano. La politica va portata fuori dal
Palazzo”.

Denise
Bronzetti, Indipendente
:
“Maggioranza e governo devono riflettere sulla condivisione. Il
referendum, ultimo segnale in ordine di tempo, deve essere
considerato a fondo, questo non significa che un governo e una
maggioranza non si debbano far carico della responsabilità di
governare e proporre leggi, decreti e ordini del giorno. Ma non può
pensare di farlo solo in virtù di un mandato ricevuto, ancorché
democraticamente. E’ stata una disfatta elettorale, anche se riguarda
un referendum e non aver condiviso provvedimenti con incidenza
diretta sulla vita delle persone è stato un errore che va
riconosciuto e che deve insegnarci come procedere. Abbiamo sbagliato
in termini di comunicazione perché valeva la pena di spiegare che
all’Iss erano già entrati diversi soldi, una somma non trascurabile,
dopo poche settimane di entrata in vigore della legge sulla libera
professione e che la libera professione non regolamentata tre quarti
dei medici la facevano già. Al segretario: non sono solita spingere
il bottone di nascosto, mi rendo responsabile degli atti che faccio e
non mi piace quando si gioca sulle posizioni delle persone
politicamente scomode. Non sono neanche così ingenua da farmi
trovare impreparata nel momento di spingere il bottone. Vorrei non
vedere più in discussione in quest’Aula certe situazioni, non mi fa
piacere questo modo di procedere. Il Paese ha bisogno di soluzioni e
non vengono così. Ho deciso di rimanere in maggioranza e avendo
sostenuto le leggi votando, spingendo la tastiera, ho scelto di
sostenere responsabilmente quello che la maggioranza porta avanti.
Varrebbe la pena che i segretari di Stato- e lei in particolare-
mettessero più fiducia nei colleghi di maggioranza, soprattutto per
chi ha sempre manifestato lealtà e fiducia. I passaggi che non ho
condiviso li ho detti pubblicamente, quando le cose non sono portate
avanti nel modo che ritengo in modo congruo, io l’ho sempre esternato
e continuerò a farlo. Stare in maggioranza non significa a priori
che si è sempre d’accordo. Prendiamo atto dell’esito referendario e
di qui ripartiamo perchè ci siano provvedimenti che si sostengano,
che possano essere fatti nell’interesse del cittadino e per questo
pongo fiducia ancora a lei e alla maggioranza. Qualora venissero a
mancare queste prerogative, saprò fare altre scelte”.

Roberto
Ciavatta, Rete
:
“Rilevo che in chiusura del comma ci sono gli interventi di due
capogruppo di maggioranza e di due Segretari. Forse uno dei due deve
intervenire per riparare le uscite di Mussoni. Al di là delle
differenti posizioni che dobbiamo tenere per obbligo di fedeltà,
ciascuno di noi in Aula, in maggioranza e in opposizione, è persuaso
che Mussoni non sia all’altezza del suo ruolo. Non ho trovato nessuno
fuori dai microfoni dire che Mussoni è un bravo segretario, tutti a
dire che è un arrogante, che non si confronta neppure con la
maggioranza. Viene ripetuto che è autoreferenziale e non condivide i
suoi progetti di legge. Lo ‘stile Mussoni’ è quello che porta il
decreto in Aula e ormai non si può modificare. Tutti voi lo sapete.
In questa specifica situazione ci siamo ritrovati una serie di
sconfinamenti di Francesco Mussoni, che fino a fine legislatura non
chiamerò più segretario di Stato. Mussoni ha speso soldi pubblici
per una trasmissione su Smrtv. Ha speso e spende un mucchio di soldi
per il suo staff, per dare consulenze alla sua compagna. Poi c’è il
direttore sanitario dell’Iss che entra in prima persona in campagna
referendaria durante il giorno di silenzio. Non ci fosse stato
Mussoni e il direttore, i ‘no’ sarebbero stati molti di più. La
maggioranza deve chiedersi che senso ha tenere sul battello una
persona che d’ora in poi sarà una palla al piede. L’operato del
governo e dell’Iss sarebbe più credibile senza. Votare si alla
mozione è nel vostro interesse. Ci è arrivata una segnalazione,
faremo interpellanza, di lavoratori che hanno chiesto trasferimenti,
contattati durante la campagna referendaria cui è stato detto ‘se
votate no il trasferimento ve lo faremo avere’. La corruzione non è
solo truffa negli appalti, ma anche corruzione morale e gestire una
segreteria di Stato come fosse ‘roba mia’. Verificheremo questa
situazione. In Aula dobbiamo tenere in considerazione gli undici mila
voti per il si. Perché, mi chiedo, questa impostazione di forza,
‘votate tutti no alla mozione o si va tutti a casa’?. Lei continua a
dire che ne è uscito rafforzato. Ma è un atto dovuto votare si per
quegli undici mila voti. Ora dovete difenderlo pubblicamente e
dovrete dare una spiegazione alla cittadinanza”.

Andrea
Zafferani, C10
:
“C’è dato politico e personale su questa vicenda. Un segretario
che vede bocciata la sua linea politica con l’80% dei ‘si’ in due
referendum non dovrebbe esitare a dimettersi. Non può trincerarsi
dietro dichiarazioni di orgoglio, non può dire che ha fatto tutto
quello che doveva e poteva. Deve prendere atto che ha perso il
sostegno dei cittadini sulla sua politica. Dopo una tale sconfessione
popolare non può fermarsi a portare le dimissioni ai colleghi, deve
reiterarle e portarle avanti fino in fondo, è un segnale di rispetto
per i cittadini. Invece il segnale politico è stato derubricato come
errore di comunicazione o effetto della crisi economica. E’ offensivo
per i cittadini. Ne abbiamo sentite di tutti i colori per evitare di
pagare le conseguenze politiche del referendum. Ma le dimissioni
porterebbero un effetto domino nella coalizione Bene comune, e ciò
giustifica la difesa. Nonostante poi la legge vieti il governo a
entrare nelle campagne referendarie, il segretario ha acquistato
spazi televisivi per una trasmissione tv, ha poi inviato mail con
indirizzi non autorizzati per pubblicizzare la trasmissione, senza
parlare dell’uso del suo staff, pagato dai cittadini, per fare il
porta a porta. Nei paesi civili ministri si sono dimessi per molto
meno dell’utilizzo del proprio potere e dei soldi pubblici per
indirizzare la volontà popolare. Possiamo accettare certi
comportamenti? Pensiamo che le norme debbano essere rispettate da
tutti, inclusi i segretari di Stato. Giovedì avete innalzato un vero
muro di gomma a difesa del segretario e del direttore dell’Iss, ora
dovrete in modo palese dire ai cittadini che non sono in grado di
leggere i quesiti e capirli, che non sono in grado di giudicare le
politiche sanitarie. Vi prendete le responsabilità di dire ai
cittadini che la violazioni delle leggi referendarie non è poi così
grave, che basta parlare del futuro e tutto finisce lì e che non ci
sono responsabilità. Si chiedono le dimissioni di un segretario, non
del governo, che ha sbagliato la sua politica e che ha violato la
legge. La sua attività è deleteria per l’Iss. Gli errori in
politica si pagano, soprattutto di fronte a questi numeri. Se non lo
capirete, accentuerete la distanza tra voi e i cittadini”.

Francesca
Michelotti, Su:
“Perché
13 consiglieri di minoranza hanno deciso di proporre la mozione dopo
il dibattito della scorsa settimana? Per la frustrazione di fronte
alla bocciatura di tre ordini del giorno da parte di una maggioranza
blindata. L’odg della maggioranza è fatto di dieci righe per dare
mandato ai capigruppo per un confronto preliminare per la
regolamentazione della libera professione. Nessuna parola di scuse o
autocritica, nulla sul fatto che l’esito referendario presenti uno
scollamento totale del segretario e del governo con i cittadini.
Nulla sulla modalità con cui la legge sulla libera professione è
arrivata, senza confronto con l’opposizione e senza presentazione
alla cittadinanza. Solo un’ammissione di colpa, il difetto della
comunicazione per la maggioranza. Piuttosto si è trattato di tirare
dritto. Con gli undici mila ‘si’ e’ indubbio che il consenso sulla
politica sanitaria di Mussoni sia venuto meno. E’ il suo dovere fare
un passo indietro, non è vero che ne esce rafforzato, il suo potere
contrattuale lo ha esaurito”.

Nicola
Renzi, Ap
:
“Questo dibattito è ineccepibile dal punto di vista delle
procedure, ma politicamente inutile. Ricordo gli ordini del giorno di
minoranza che censuravano l’operato del segretario e del direttore
Iss già votati. I consiglieri di maggioranza potrebbero proporre di
rinunciare al gettone di questa seduta, io lo farò, proprio perchè
inutile. Sarebbe un errore ora non rispettare l’esito della
consultazione, ma anche caricarlo di altri tantissimi significati e
lo abbiamo sentito. Ho sentito dire che questa è una sfiducia
rivolta a Mussoni, ma anche al governo e alla maggioranza.
Attenzione, questo è un travisamento delle pratiche istituzionali
correnti.

Di fronte a due
provvedimenti impopolari avremmo potuto creare il nostro capro
espiatorio, abbandonarlo e ripartire. Ma siccome queste leggi l’ho
votate e ho cercato di convincere le persone sulla loro bontà, mi
impegno ad essere coerente e cercherò con la gente un confronto
quotidiano per spiegare quello che non ha funzionato e per cercare
una condivisione possibile. Alcune accuse di un consigliere di
opposizione sono gravi, gravissime, quelle accuse devono essere
provate. La questione morale per noi è fondamentale e saremo
prontissimi a confrontarci alla luce del sole. Ma non è questo il
tema del dibattito. Lazzari ha citato il grande sciopero durante la
riforma fiscale, era un momento difficile ma la maggioranza non si è
nascosta dal confronto. E ha portato avanti la riforma fiscale. Che è
stata un tassello fondamentale per uscire dalla black list. Sarebbe
sbagliato anche dire che questo referendum non ha valenza politica,
ma la risposta adatta non è la resa o far finta di niente. I
cittadini ci investono della richiesta di dare risposte ai problemi
del Paese. Oggi scopro che l’odg votato e passato senza un voto
contrario viene descritto come qualcosa scritto all’acqua di rose e
in forma sbagliata, quando la scorsa settimana dalla minoranza ho
sentito tutt’altro tipo di valutazione. Cerchiamo tutti di risolvere
questioni cruciali per la cittadinanza che non sono solo di
pertinenza della maggioranza”.

Marco
Podeschi, Upr:
“Oggi
siamo chiamati a dare un giudizio sul tema della responsabilità
politica, è un tema rilevante. I componenti del congresso di Stato
rispondono per legge collegialmente al Consiglio. Nonostante la
cocente sconfitta referendaria, la maggioranza ha letteralmente
ingoiato due grossi ed indigesti rospi, dando copertura politica al
segretario di Stato e al direttore sanitario dell’Iss. Non ci crede
nessuno che sia tornato tutto come prima al referendum, ogni
possibile paracadute è stato già utilizzato. E il Paese lo ha ben
compreso”.

Paride
Andreoli, Ps:
“La
mozione è l’epilogo politico della campagna referendaria, il Ps non
l’ha sottoscritta per una motivazione politica emersa già nel
dibattito della scorsa settimana. La vittoria del sì certifica una
valutazione fortemente negativa dei cittadini dell’azione di governo
e di maggioranza. Personalizzare l’esito del referendum, chiedendo le
dimissioni di un solo segretario, significa ridimensionarne la
portata. E’ un errore di valutazione politica. Il mio gruppo voterà
favorevolmente la mozione dando un significato: per il primo partito
di minoranza è diretta conseguenza dell’esito del referendum che ha
reso evidente una frattura tra cittadinanza, governo e maggioranza.
La maggioranza farà quadrato attorno a uno dei suoi uomini di punta,
ma del referendum resta un Paese sfasciato, senza energia e privo di
prospettiva. Il Ps sa che è difficile governare, ma serviva più
coraggio. Si apre ora una fase complessa, il proseguimento della
legislatura dipende da risultati concreti richiesti a breve a governo
e maggioranza. il Ps è serio e rigoroso e chiede finisca al più
presto il periodo di immobilismo. Ribadendo quindi il voto alla
mozione di sfiducia del gruppo Ps”.

Luigi
Mazza, Pdcs:

“La mozione indica nel segretario Mussoni il colpevole della
politica sanitaria. Ho già detto che dei due provvedimenti oggetto
del referendum deve rispondere l’intera maggioranza e il governo. A
parte la solita distruzione e dietrologia di Ciavatta Roberto, che
ha più atteggiamento da squadrista che da democratico, abbiamo
parlato di sanità e scritto nel programma elettorale di valorizzare
i professionisti, di trovare accordi con le Regioni limitrofe per
aumentare qualità e introiti nella sanità pubblica, perciò questa
è una mozione di sfiducia non rivolta a Mussoni ma al governo. Ci
sono tematiche difficili da affrontare nella sanità, al di là della
ricerca del consenso. Ha fatto bene Berardi a ricordare che 8 anni fa
chiunque faceva carte false per farsi operare fuori territorio, oggi
quasi nessuno va fuori, tutto questo non è venuto a caso.

Quando
si dice che oggi si torna alla legge del ’91 significa non conoscere
quello che c’è in quella legge. Noi abbiamo detto che ora bisogna
venire al tavolo per affrontare i problemi. Il nostro odg invitava
tutti al confronto. Ho sentito Ciavatta accusare tutti, ma anche io
in violazione alla legge, sull’Informazione nel giorno di silenzio ho
visto pubblicato il vostro volantino. Non penso che i medici a San
Marino siano di serie C, penso invece che la casistica serva a tutti.
Della sanità discuteremo domani, dopodomani, perché sulla sanità
siamo disposti a confrontarci, ma sappiamo che servono regole e non
veniteci a dire che abbiamo sbagliato tutto. Chi rimarrà ancora a
guardare i risultati dei referendum si sarà scordato che è finito
e che ci sono responsabilità cui dare risposte. Confermo a nome
della lista Pdcs- Ns il nostro no alla mozione, non per fedeltà alla
maggioranza, ma perché la maggioranza affronta le difficoltà a
testa alta”.

Stefano
Macina, Psd:
“Sul
referendum molto è stato detto. Voglio semplicemente dire, e non è
pleonastico, che in Aula si fa confusione su metodi e ruoli, si
mettono sospetti e non mi sembra un gran modo di esercitare il
proprio ruolo di parlamentare, che dovrebbe essere esercitato con
alta responsabilità. Mi guardo bene di dire cose senza poterle
provare. Ho sentito poi diversi interventi dire ‘ Mussoni si deve
dimettere perché ha le responsabilità dei due provvedimenti
bocciati dai referendum’. Il segretario può proporre alla
maggioranza dei provvedimenti, ma una volta che la maggioranza li
discute, li fa propri. La mozione così come presentata mi sembra non
corretta a livello istituzionale. Ho letto su alcuni siti che la
maggioranza ignorerà l’esito referendario. Ma se questo viene letto
come sconfessione di un segretario di Stato non è giusto, è nel
merito che si affrontano le questioni in aula. Come maggioranza ci
spetta dimostrare che abbiamo capito l’indicazione dei cittadini,
quindi ci si deve attrezzare per dare loro risposte, anche attraverso
il tavolo di confronto che abbiamo proposto. Se si coglie
l’opportunità per avviare confronto, si poteva usare un altro
strumento, non quello dello scontro e della mozione che non mi sembra
quello più giusto. Come Psd sosterremo il no alla mozione perché
riteniamo che, rispetto alle politiche per il paese, questa
maggioranza e questa squadra di governo abbiano molto da dire
ancora”.

Claudio
Felici, segretario di Stato per le Finanze
:”Per
il governo è importante ricordare la cornice in cui sta operando. Si
è accettata la sfida di guidare il paese in un passaggio in
condizioni inedite per la tenuta del sistema economico, per la tenuta
sociale e il senso della comunità. E’ stata una scelta compiuta
consapevolmente, sapendo della responsabilità che ci mettevamo sulle
spalle ed eravamo certi che avremmo attraversato guadi difficili. Tra
le tante misure impopolari e necessarie che servono a portare il
paese da una parte all’altra del fiume, spesso si fanno sforzi per
arrivare a una sintesi prima di proporre ed approvare in quest’Aula
provvedimenti necessari. Quando vengono approcciati dai cittadini e
non sono approvati, queste occasioni non vanno minimizzate. Ho colto
con favore quando Bronzetti ha detto che in maggioranza non non si è
sempre d’accordo. Governare significa essere capaci di trovare una
sintesi, diversamente da chi fa l’elenco delle cose che non vanno e
basta. Leggo nel risultato elettorale questa condizione, i nostri
elettori e compagni possono non essere d’accordo su certi nostri
provvedimenti. Proprio per questo ritengo non si possa minimizzare il
risultato di un referendum. Quando ero all’opposizione i referendum
li abbiamo vinti e persi e quando li abbiamo vinti non abbiamo mai
chiesto le dimissioni di un segretario perché la responsabilità è
collettiva. Troppo semplice è minimizzare le responsabilità
restringendole al segretario di turno. Nel marzo 2011 il governo di
allora perse il referendum sull’inanienabilità dei terreni pubblici
e nessuno tra coloro che oggi chiedono le dimissioni, allora le
chiese. La nuova sfida è cogliere la lezione del referendum, noi
raccoglieremo il segnale. Qualcuno si diverte a citare le voci di
corridoio, io allora dico che ho sentito dire ‘ col cavolo noi ci
staremmo a governare il paese’. Questa è la differenza tra chi
governa e chi no”.

Francesco
Mussoni, segretario di Stato per la Sanità:
“La
mozione è stata presentata da Su, C10, Rete, che finalmente si sono
firmati, parallelamente ci sono forze politiche che non l’hanno
fatto. La stragrande maggioranza in Aula si è impegnata a portare
avanti un dibattito serio sulla sanità e anche questo è un
atteggiamento di responsabilità. Non scenderò nel piano personale,
demolitivo e distruttivo, ma quando abbiamo fatto un giuramento qui
dentro abbiamo giurato di non lasciarci trasportare da sentimenti di
odio e amore. Ho sentito spesso sentimento di odio. Non si può
valutare l’esito dele elezioni in un modo e di un referendum in un
altro, il voto è voto. Abbiamo preso atto della sconfitta e che
abbiamo una visione della sanità anche simile agli interventi di
tutti. Il referendum ha dato un campanello di allarme alla
maggioranza che deve agire con determinazione a cercare risultati in
tempi brevi. Qualora in aula ci fosse fiducia, vuole dire che le
istituzioni mi danno fiducia. Infie, c’è anche un tribunale e se ci
sono fatti da denunciare è li che si denunciano. Chiedo ai
consiglieri di manifestare il proprio voto in assoluta libertà e
guai a chi si permette di tacciare di non indipendenza un consigliere
dell’aula”.

San
Marino, 9 giugno 2014/03

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy