San Marino. Consiglio Grande e Generale, resoconto seduta mattutina 2 dicembre 2022

San Marino. Consiglio Grande e Generale, resoconto seduta mattutina 2 dicembre 2022

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE, SESSIONE 28 NOVEMBRE – 2 DICEMBRE

– VENERDÌ 2 DICEMBRE- seduta della mattina

I lavori consiliari riprendono in mattinata con la presentazione in prima lettura del Progetto di legge “Riforma dell’Ordinamento Penitenziario” da parte del Segretaria di Stato per la Giustizia Massimo Andrea Ugolini.  Come spiega nella relazione illustrativa, il progetto di legge “prende le mosse dalle osservazioni e dalle raccomandazioni contenute nel Rapporto del marzo 2013 elaborato nei confronti della Repubblica di San Marino dal Comitato per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa, in occasione della visita in territorio da parte del Comitato stesso nel gennaio 2013”.  Un altro parametro di riferimento preso in considerazione  per l’elaborazione del testo “sono state le Regole penitenziarie europee, emendate da ultimo nel 2020- prosegue il Segretario di Stato- Tali regole testimoniano la riflessione che è stata svolta a livello europeo e rappresentano l’evoluzione della concezione stessa della detenzione e delle strutture carcerarie, in base alle quali si deve tendere a contemperare le esigenze e le peculiarità della realtà carceraria con un trattamento, per ogni singolo detenuto, individualizzato e rispettoso della dignità umana, prestando particolare attenzione ai diritti e alle garanzie del detenuto. Gli istituti penitenziari devono tendere a ricalcare il più possibile la vita nella comunità, per favorire e facilitare il reinserimento sociale, con il supporto e il coinvolgimento dei servizi sociali”. Il dibattito che ne segue è l’occasione da parte dei consiglieri per chiedere aggiornamenti sull’attuale struttura carceraria sammarinese. “Il congresso ha abbandonato l’idea di realizzare un carcere ad hoc- spiega il Sds Ugolini- ma ha deciso di riqualificare e ristrutturare l’attuale carcere dei Cappuccini. Con il collega al territorio abbiamo lavorato per prevedere nuovi spazi per stabilire aree per la carcerazione femminile e  minorile”. Infine:“La nuova struttura carceraria- assicura- rispetterà in maniera puntigliosa i dettami delle organizzazioni internazionali”.

            L’Aula prosegue con l’esame delle istanze d’Arengo. Nella seduta della mattina vengono affrontate le prime due: viene accolta all’unanimità la prima, la n. 13, “affinché la Stele commemorativa dell’Arengo delle Famiglie di persone con disabilità trovi una collocazione adeguata nel Centro Storico di San Marino Città”. Il Segretario Ugolini anticipa che è già stato definito il collocamento della Stele all’interno del giardino adiacente alla Scuola Secondaria Superiore e la sua inaugurazione è prevista per il prossimo 22 febbraio, in occasione del 15° Anniversario della Firma della Convenzione Onu sulla Disabilità da parte della Repubblica di San Marino.

            Più articolato il dibattito per l’istanza successiva, la n.  17 “ affinché siano adottate misure idonee a ridurre il numero dei casi di violenza sulle donne che si prescrivono e sia garantito che tutti gli atti di violenza contro le donne contemplati dalla Convenzione di Istanbul siano perseguiti rapidamente”. Il confronto si sposta infatti su un dato riportato nel testo dell’Istanza che farebbe riferimento al numero dei casi di violenza contro le donne e di genere caduti in prescrizione al 2017- ben 545. Il dato, secondo quanto riferito dall’istanza, sarebbe stato riferito da ‘professionisti legali’ all’attenzione del Grevio, organismo indipendente di monitoraggio dei diritti umani, che ha il compito di controllare l’attuazione della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa da parte dei paesi che hanno sottoscritto la Convenzione. Il dato viene invece contestato dai consiglieri di maggioranza, anche alla luce dei riferimenti di tutt’altro tenore forniti dell’Authority per le Pari opportunità, e dei dati riportati dal Sds Ugolini, secondo cui nel 2017 i casi prescritti furono 6, inoltre, negli ultimi due anni non risultano prescrizioni per casi di violenza di genere.  Gian Nicola Berti, Npr, chiede di fare chiarezza relativamente “da chi arrivi questa informazione falsa”.  Gian Matteo Zeppa, Rete, si dice scandalizzato dal fatto che “dei professionisti siano andati negli organismi internazionale a dare dati falsi e ci si è fatta anche una istanza”. Aida Maria Adele Selva, Pdcs, ipotizza sia un errore e sottolinea la gravità delle conseguenze proprio sulle vittime: “Una donna come può pensare di denunciare, se viene a sapere che ci sono tutti questi casi che vanno in prescrizione?”, chiede. Per Francesca Civerchia, Pdcs, è chiaro “il tentativo di screditare il tribunale, fornendo informazioni sbagliate”. Carlotta Andruccioli, Dml, riconosce la necessità di evitare strumentalizzazioni, ma invita a “non perdere di vista l’obiettivo”, segnalato dall’istanza: “Come San Marino abbiamo già un quadro normativo di riferimento, la convenzione di Istanbul, e stiamo adottando misure perché si perseguano adeguatamente certi reati- conclude- Sicuramente si può fare di più per dare una risposta celere a questi reati”. Alberto Giordano Spagni Reffi, Rete ritiene inaccettabile portare dati viziati al Grevio: “Mi auguro quanto accaduto sia frutto di un errore, se vi fosse mala fede sarebbe grave, perché si screditano le istituzioni, ma soprattutto perché dati simili scoraggiano una donna ad andare denunciare”. Alessandro Bevitori, Libera ammette di essere “stranito” dall’andamento del dibattito: “Davamo per scontata una sensibilità unanime dell’aula all’accoglimento dell’istanza- osserva- invece qui parliamo di un errore formale, anche io sono rimasto colpito da questo dato dei casi in prescrizione e non ho motivo di non credere ai colleghi che parlano di 6-7 casi effettivi, ma anche se fossero, sono 6-7 casi di troppo e per questo come Libera ci sentiamo di appoggiare l’istanza”. 

Denise Bronzetti, Gruppo Misto-Mis, richiama l’Aula “a tacere di più e a lavorare piuttosto senza che si producano fronti contrapposti affinché la violenza di genere possa essere ridotta ai minimi termini”. E rileva come a spaventare dovrebbe essere il sommerso: “E’ su questo che dovremmo concentrare gli sforzi, per fare in modo che chi è vittima di violenza si senta sicuro di denunciare”.

Fernando Bindi, Rf,  invita a ragionare sul fenomeno della violenza di genere su più piani, al di là degli aspetti giudiziari: “E’ un problema culturale, del contesto socio-culturale, economico, affrontare il tema solo su un aspetto non è sufficiente”.

Giuseppe Maria Morganti, Libera, invita a “non prendere a pretesto un dato per non intervenire”.

Grazia Zafferani, Demos-Gruppo misto propone di accordarsi su un Odg che dia indirizzi chiari, infine  Maria Grazia Albertini, Pdcs dà lettura di un Odg della maggioranza in cui si riferisce che nell’istanza n.17 “risulterebbe ci sia stato nel 2017 un numero di prescrizioni spropositato di casi di violenza di genere e questo dato sarebbe conseguenza del fatto che i professionisti legali avrebbero richiamato all’attenzione del Grevio sul fatto che un numero stimato di 545 casi è caduto in prescrizione nel 2017, molti dei quali sarebbero stati violenza domestica”. Considerato che “nel report dell’Auhtority per le Pari opportunità sulla medesima Istanza d’Arengo viene rappresentato che i casi di violenza su donne e minori fra il 1° gennaio 2017 e il 30 settembre risultano stati aperti 135 fascicoli penali, di cui solo 9 archiviati per prescrizione istruttoria- di questi sei nel 2017  uno nel 2018 e due nel 2019- e che dal 2020 non ci sono più stati archiviazioni in sede istruttoria”.  L’Odg in definitiva ritiene “i due dati siano tra lo inconciliabili” e che quanto riportato dall’Authority induce a pensare che “taluni professionisti avrebbero forniti al Grevio dati e informazioni non corrispondenti a verità e per loro natura lesive dell’immagine della Repubblica e dell’impegno della stessa messa in campo per sanzionare tutti i casi di violenza di genere”. Con l’Odg quindi si chiede la trasmissione al Tribunale del testo dell’istanza e del parere dell’Authority per svolgere un “accertamento finalizzato a individuare l’identità di coloro che eventualmente avrebbero fornito false informazioni al Grevio, adottando tutte le iniziative utili e necessarie alla tutela dell’immagine della Repubblica, con il fine di valutare l’eventuale commissione di reato”. 

 

Si passa quindi al voto sull’istanza 17 che viene RESPINTA con 26 voti contrari e 11 a favore.

            Nella discussione sull’Odg si accentua lo scontro in Aula. Per Morganti (Libera) è un Odg “scellerato” e invita a ritirarlo: “Smettetela di fare politica con il tribunale- manda a dire- Avete trovato la scusa di un dato sbagliato per fermare un’istanza, fermatevi, non continuate questo scempio”. Per Gian Nicola Berti, Npr invece l’Odg è sia “un atto finalizzato alla tutela dell’immagine della Repubblica”, sia a impedire che sia tolta la speranza di giustizia alle vittime”.  Il Sds Ugolini ricorda il cammino fatto come Paese per eliminare le casistiche di violenza di genere: “Non andiamo a strumentalizzare un tema delicatissimo- sottolinea- Ma non si può neanche andare negli organismi internazionali e portare dati che non corrispondono alla realtà”.  

Andrea Zafferani, Rf, sottolinea come sia appena stata respinta un’istanza che in sostanza chiedeva di attuare le raccomandazioni del Grevio sul tema della violenza di genere e “solo questo- manda a dire- mi pare un problema serio”.  L’Odg piuttosto, suggerisce, poteva contenere 3 raccomandazioni riportate nell’istanza “in modo da dare il messaggio di volerle attuare, invece- stigmatizza- si preferisce la canonica minaccia di cui questa maggioranza non riesce a liberarsi”.  Per Francesca Civerchia, Pdcs, non c’è nessuna caccia all’uomo dell’Odg: “Piuttosto è prassi dare agli organismi internazionali dati veritieri”. Per Daniela Giannoni, Rete, “l’Odg pretende una correzione a posteriori o almeno spiegazioni su quali basi e interpretazioni sono stati rilasciati questi dati”. 

Si alzano poi voci in maggioranza in dissenso e Dml annuncia di smarcarsi sull’Odg. Gaetano Troina, Dml, motiva la firma apposta in un primo tempo, perché “ritengo grave aver fornito a un organismo internazionale informazioni che possono non essere vere” e “che siano svolti approfondimenti lo trovo condivisibile”. Ma “non  condividiamo assolutamente la strumentalizzazione che ne è nata su questo Odg”, puntualizza. “Alla luce del contrasto e della violenza originata in questo dibattito che nasce da un’istanza con altra finalità- motiva- mi dispiace averlo firmato e come gruppo non lo voteremo”. Anche per Spagni Reffi di Rete “la situazione è sfuggita di mano in generale”. E invita l’Aula a cercare una nuova formulazione dell’Odg maggiormente condivisa o a compiere un percorso diverso: “Su questo tema maggioranza e opposizione in questi anni si sono impegnati e hanno fatto scelte all’unanimità, invito tutti a fermarsi e a ragionare a mente lucida, diversamente non posso che votare contrariamente all’Odg”.  Anche Gerardo Giovagnoli, Npr interviene “parzialmente in dissenso”, e suggerisce di modificare il testo “in modo tale da spostare l’attenzione sul fatto che qualcuno ha mentito e sulla giusta rappresentazione di quanto fatto come Stato”.  Anche Grazia Zafferani, Demos-Gruppo misto, si dice contraria all’Odg. Alla fine il testo della maggioranza viene approvato con 20 voti a favore e 15 contrari.

 

La seduta della mattina si conclude con l’avvio della discussione all’ultima istanza d’Arengo all’Odg, la n. 20 “ affinché sia attuato un piano d’azione nazionale globale contro la violenza sulle donne”  che proseguirà nel pomeriggio.

 

Di seguito un estratto del dibattito al comma 9.

 

Comma 9. Progetto di legge “Riforma dell’Ordinamento Penitenziario” (presentato dalla Segreteria di Stato per la Giustizia) (I lettura)

Massimo Andrea Ugolini, Sds con delega alla Giustizia, relazione illustrativa

“In ottemperanza al Programma di Governo per la XXX Legislatura, il Congresso di Stato con la Delibera n. 31 del 17 maggio 2021 ha istituito un Gruppo tecnico di lavoro con l’incarico di procedere alla revisione e modifica delle norme in materia carceraria ed in particolare della Legge n. 44 del 29 aprile 1997 ‘Ordinamento Penitenziario’ e successive modifiche e del “Regolamento Penitenziario”, approvato con la delibera del Congresso di Stato n. 42 del 26 maggio 1997 e successive modifiche. L’ordinamento penitenziario è l’insieme delle norme che regolamentano l’organizzazione del carcere e il trattamento delle persone detenute; il regolamento penitenziario disciplina le misure attuative dell’ordinamento penitenziario. Il progetto di legge che viene depositato prende le mosse dalle osservazioni e dalle raccomandazioni contenute nel Rapporto del marzo 2013 elaborato nei confronti della Repubblica di San Marino dal Comitato per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa in occasione della visita in territorio da parte del Comitato stesso nel gennaio 2013. Un primo accoglimento delle raccomandazione del CPT si ritrovano in un intervento legislativo del 2017, la Legge 26 aprile 2017 n. 45 che mira a disciplinare, in particolare, il lavoro interno e ancor più quello esterno al carcere. Anche il Regolamento penitenziario è stato a più riprese emendato con successive modifiche operate con delibere del Congresso di Stato. II Gruppo tecnico di lavoro summenzionato ha elaborato una nuova bozza di regolamento, coerente con il progetto di legge qui illustrato, che potrà essere adottato a seguito dell’entrata in vigore di questo progetto di legge. Oltre alle raccomandazione del CPT, un altro importante parametro di riferimento preso in considerazione sono state le Regole penitenziarie europee, (Raccomandazione R 2006), emendate da ultimo nel 2020. Tali regole testimoniano la riflessione che è stata svolta a livello europeo e rappresentano l’evoluzione della concezione stessa della detenzione e delle strutture carcerarie, in base alle quali si deve tendere a contemperare le esigenze e le peculiarità della realtà carceraria con un trattamento, per ogni singolo detenuto, individualizzato e rispettoso della dignità umana, prestando particolare attenzione ai diritti e alle garanzie del detenuto. Gli istituti penitenziari devono tendere a ricalcare il più possibile la vita nella comunità, per favorire e facilitare il reinserimento sociale, con il supporto e il coinvolgimento dei servizi sociali.
Il progetto di Legge è suddiviso in nove titoli che mirano a disciplinare in modo esaustivo tutta la materia della detenzione, dal percorso di introduzione del detenuto nella struttura carceraria, allo svolgimento della vita ristretta, alle condizioni della struttura, alle disposizioni relative al personale, al trattamento dei dati, alle procedure sanitarie, ecc. Nel Titolo I sono raggruppate le disposizioni generali e l’ambito di applicazione delle norme dell’ordinamento penitenziario. Contiene inoltre i principi generali e le finalità del trattamento penitenziario; quest’ultimo deve tener conto delle peculiarità dei detenuti, promuovendo un processo di cambiamento attraverso un trattamento rieducativo che tenda al reinserimento sociale.

Nel Titolo II gli articoli indicano le procedure da adottare al momento dell’ammissione del detenuto in carcere. Un articolo è espressamente dedicato ai detenuti cittadini stranieri per i quali è previsto che debbano essere adeguatamente informati, in una lingua a loro comprensibile, sull’assistenza legale e con riguardo al diritto di prendere contatti con i rappresentanti diplomatici o consolari dei rispettivi paesi di provenienza. Il Titolo III tratta delle condizioni della detenzione, con particolare riguardo, da una parte alle caratteristiche dell’edificio penitenziario, dei locali cii soggiorno e di pernottamento, della pulizia dei locali, e, dall’altra, il Capo II, tratta dell’igiene personale e dell’alimentazione del detenuto. Lo stesso Titolo III garantisce l’assistenza medica ai detenuti e si occupa anche del tenuta della sorveglianza epidemiologica. Nel Titolo IV sono regolamentate le modalità del trattamento penitenziario che comprendono il programma rieducativo personalizzato, proposto dal GOT (Gruppo Osservazione Trattamento), ma anche le assegnazioni nelle celle e i raggruppamenti all’interno della struttura. Inoltre è regolamentata la partecipazione della comunità esterna all’azione risocializzante e rieducativa; sono disciplinate le modalità cii colloquio e la corrispondenza che ciascun detenuto può avere con l’esterno.

AI Capo II del Titolo IV sono illustrate le attività di istruzione e formazione. L’articolato pone particolare attenzione alla disciplina del lavoro che il detenuto può svolgere all’interno o all’esterno alla struttura carceraria. Sono anche regolamentate le attività necessarie al funzionamento della vita interna al carcere. Le disposizioni di cui al Capo III del medesimo Titolo IV mirano ad assicurare al detenuto di poter professare la propria fede religiosa e le pratiche di culto. Lo stesso capo prevede che i detenuti possano trascorre una parte della giornata all’aperto; sono inoltre favorite attività culturali e sportive. Il Capo IV disciplina i rapporti del detenuto con la famiglia, i permessi di uscita ma anche le comunicazioni che il personale del carcere è chiamato ad assicurare tra il detenuto e la famiglia e viceversa che riguardino malattie e decessi dell’uno o degli altri. II Titolo V disciplina le norme di condotta dei detenuti e l’obbligo di risarcimento dei danni dagli stessi arrecati durante il periodo di detenzione. Sono previste sanzioni disciplinari per comportamenti suscettibili di rappresentare una minaccia per la sicurezza e l’ordine all’interno della struttura carceraria. Sono poi descritte le procedure da adottare per l’irrogazione delle sanzioni da parte dell’Autorità competente e i ricorsi avverso tali sanzioni disciplinari. Viene inoltre regolamentato l’isolamento del detenuto, la perquisizione personale e delle celle.

La legge non consente, invece, l’impiego della forza fisica e l’uso dei mezzi di coercizione nei confronti dei detenuti salvo che per prevenire o impedire atti di violenza o tentativi di evasione. In questo Titolo sono disciplinate anche le traduzioni ossia le attività di accompagnamento coattivo del detenuto all’interno del territorio nazionale, i trasferimenti dello stesso nonché le procedure di dimissione dalla struttura carceraria. Il Titolo VI prevede che vengano adottate azioni di supporto e di sostegno alle famiglie dei detenuti durante il periodo di carcerazione nonché l’assistenza post-penitenziaria dei detenuti volta a un più facile reinserimento sociale. AI Titolo VII sono disciplinate le funzioni della direzione del carcere, del personale penitenziario e degli assistenti volontari. È inoltre previsto che la vigilanza sull’organizzazione del carcere sia in capo al Giudice dell’Esecuzione. Sono inoltre previste ispezioni annuali della struttura carceraria; al riguardo la norma disciplina sia le procedure che i soggetti competenti ad eseguire le stesse. Il Titolo VIII è dedicato alle modalità di esecuzione di misure alternative alla detenzione, come l’affidamento in prova al servizio sociale e il regime di semilibertà. Il Titolo IX contiene le disposizioni transitorie e finali Per quanto sin qui esplicitato e considerata l’importanza del progetto di legge allégato, si confida in un favorevole accoglimento dello stesso da parte del Consiglio Grande e Generale”.

Maria Catia Savoretti, Rf: Ci sarà modo di approfondire nel dettaglio il Pdl in sede referente in Commissione. Con favore lo accogliamo, sicuramente è fondamentale e importante per tutelare chi poi dovrà essere all’interno della struttura carceraria.

Gian Nicola Berti, Npr: Colgo l’occasione per aprire alcune riflessioni sul contesto carcerario, su cui poi lo stesso progetto di legge dovrà essere attuato. Il Pdl mi sembra rispettoso dei diritti umani e un passo in avanti importante, per fare in modo che la funzione punitiva non travalichi mai i diritti umani fondamentali, la possibilità di migliorare la qualità della persona nell’ambito di un progetto di rieducazione della pena, concetti che sono già presente nel nostro codice e che il nostro Paese anche prima di altri ha introdotto. La pena non deve mai essere repressiva e si deve fare in modo che la società intervenga sul modo di agire, vivere e pensare della persona condannata proprio per evitare il reiterare di certi comportamenti. E’ dunque al contempo importante iniziare a valutare cosa fare, come congresso, per coniugare queste norme importanti con una struttura carceraria decisamente limitata.

Grazia Zafferani, Demos-Gruppo Misto

Sono contenta anche io che sia arrivato questo Pdl in Aula, che ovviamente ha cercato di recepire tutte le indicazioni pervenute nel 2015. Voglio però unirmi alle considerazioni fatte poc’anzi dal collega Berti. Bisognerebbe che l’Aula, e poi nelle repliche il Segretario, possa approfondire, perché è verissimo che abbiamo dovuto recepire le indicazioni a livello di regole, però pensando strutturalmente al nostro carcere, vedo difficile inserire quelle che sono le indicazioni di questo Progetto di legge. Dal mio punto di vista, bisognava decidere se sistemare il nostro carcere o rivedere il progetto per fare un carcere nuovo e poi successivamente magari arrivare a un Pdl che identificasse le regole nel rispetto dei diritti umani.

Alberto Giordano Spagni Reffi, Rete

Il Pdl va a innovare quantomeno qualcosa che viene spesso tralasciato che è di fondamentale importanza per gli ordinamenti: la tematica dei diritti delle persone che hanno già avuto una condanna e si trovano a scontare la pena della prigionia. In questo senso si sta andando nella giusta direzione affinché San Marino riduca al minimo le pene di prigionia, attraverso l’istituto delle misure alternative alla detenzione per la rieducazione e agli accordi con l’Italia su questa materia.  Questo è un pdl importantissimo, da un punto di visto tecnico formale adegua l’ordinamento sammarinese a quelli europei, poo era qualcosa di cui avevamo necessità. A San Marino la situazione carceraria è quanto meno imbarazzante. Le voci del ‘pasto’ al ristorante e della vacanza alle Seychelles non corrispondono al vero. Non c’è neanche il bagno in cella. Le persone sono in perenne isolamento…ben venga dunque questo pdl e avremo modo di dibatterlo in Commissione e in seconda lettura. Ed  è bene che si proceda in  parallelo e in fretta o alla costruzione del nuovo carcere o al rinnovamento della struttura attuale.

Luca Boschi, Libera

Siamo contenti si arrivi finalmente a revisionare le norme sulla condizione di vita dei detenuti , ma la legge non basta, sappiamo dei problemi strutturali del carcere di San Marino che non permette di gestire i detenuti in modo da riabilitare le loro vite. E’ fondamentale arrivare a ristrutturare il carcere. A San Marino ci sarebbe tutta la possibilità di avviare relazioni con associazioni e strutture che potrebbero far pensare a un periodo di carcerazione come riabilitativo e che porti al reinserimento nella società. Bene la legge, ma si creino le condizioni per raggiungere questi obietivi nel concreto e non solo sulla carta.

Massimo Andrea Ugolini, Sds per la Giustizia, replica

Per quel che riguarda la struttura carceraria, il lavoro prodotto dal gruppo di lavoro è andato di pari passo alle modifiche delle progettazione della struttura carceraria. Il congresso ha abbandonato l’idea di realizzare un carcere ad hoc, ma ha deciso di riqualificare e ristrutturare l’attuale carcere dei Cappuccini. Con il collega al territorio abbiamo lavorato per prevedere nuove aree per stabilire aree per la carcerazione femminile e  minorile. Credo sia un lavoro importante. Sono già state fatte gare di appalto. La nuova struttura carceraria rispetterà in maniera puntigliosa i dettami delle organizzazioni internazionali. Ci sono anche varie delibere del congresso. Condivido la riflessione del consigliere Berti, la pena deve essere qualcosa di rieducativo. Ed è possibile grazie al lavoro dei servizi sociali che stanno facendo questo lavoro e il potenziamento di questo lavoro.

 

San Marino News Agency

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