San Marino. Consiglio Grande e Generale. Seduta pomeridiana,2, 23 luglio.

San Marino. Consiglio Grande e Generale. Seduta pomeridiana,2, 23 luglio.

 COMUNICATO STAMPA

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 22-25 LUGLIO

                                                 Martedì 23 LUGLIO-2           

 

Conclusi gli interventi dei segretari di Stato, il dibattito
sul programma economico 2014, spending review e riforma dell’Igr è proseguito
nella seconda parte del pomeriggio con quelli dei consiglieri. I tempi a
disposizione per chi interviene in questo comma sono raddoppiati e chi prende
parola ha facoltà di parlare per 30 minuti.

Domani i lavori riprenderanno dal dibattito, sono una
cinquantina i consiglieri iscritti che non sono ancora intervenuti.

Di seguito un sunto della seconda parte del dibattito
odierno.

 

Comma 5. Riferimento
del governo sul programma economico 2014 e sulle politiche di bilancio.

 

Luca Beccari, Pdcs: “La scelta di trattare congiuntamente questi
tre temi ci dà una grande opportunità, quella di mettere sullo stesso piatto
della bilancia fisco e controllo delle uscite. Entrambi sono due provvedimenti
strutturali, non una tantum. Obiettivo è il pareggio di bilancio e il
riequilibrio rispetto ai deficit che dal 2009 si sono susseguiti. Ci sono
diversi fattori che incidono nella ricerca del pareggio: riforma fiscale,
revisione spesa,  serve un patto sociale
tra gli attori che devono trovare una sintesi. Come Stato dobbiamo farci
promotori di un impiego del gettito efficente e senza sprechi. Il nostro
deficit è di 40 mln di euro, se si adottassero provvedimenti tanto in entrata,
tanto in uscita che ci permettano di arrivare a questa somma senza correggere
inefficienze, si resta lontani dalla meta. Il parametro di copertura del
deficit è quindi importante, ma il processo di revisione della spesa da una
parte, e la ridefinizione della fiscalità devono essere complessivi.

Siamo noi che abbiamo il
compito di attuare la spending review. L’attenzione maggiore è riservata al
capitolo dei dipendenti pubblici, ci sono situazioni di partenza
inequivocabili. Il numero di risorse impiegate sotto lo Stato porta a
inefficienze. Il problema non è se 4 mila dipendenti sono molti o pochi, il
fatto è che non riescono a coprire le esigenze. Non c’è una giusta allocazione
di risorse. Bisogna fare proposte che permettano di innescare un meccanismo di
ridefinizione non tanto del numero, ma della qualità dei dipendenti pubblici,
ci sono strumenti come il turn over che consentono di intervenire nel comparto.
Non condivido interventi radicali. Assistiamo a pensionamenti di persone molte
formate con esperienza e d’altra parte non sono stati portati percorsi di
formazione interna. Bisogna innescare un meccanismo in modo che si porti con la
riduzione di unità anche nuovi innesti. 
C’è un equilibrio da mantenere, le uscite devono essere superiori agli
ingressi, ma mi sembra strano che nel nostro Paese non si facciano più
concorsi. Accorpamenti ed esternalizzazioni sono poi elementi connaturati a
questo. Il processo di revisione della spesa è anche mettere in discussione
istituti che dobbiamo essere capaci di revisionare in un ottica di contenimento
dei costi. Come l’edilizia sociale e sovvenzionata. 

Sulla riforma tributaria
sottolineo che la parte dei controlli è fondamentale, per ragioni di stesura di
legge sta in fondo al testo, ma da un punto di vista politico sta in testa.
L’obiettivo dei 40 mln di euro si raggiunge solo con la pressione fiscale, è
difficile pensare però a un salto enorme della tassazione delle persone
fisiche, senza una progressione nel tempo. Per una volta una parte della
riduzione della spesa viene prima dell’approvazione del provvedimento fiscale.
Abbiamo un vantaggio e la possibilità di parametrare la tassazione sulla base
del fabbisogno”. 

Stefano Macina, Psd: “Il dibattito di oggi è una grande opportunità per affrontare nel suo
complesso gli interventi per mettere in sicurezza il bilancio e per guardare in
visione prospettica il futuro del nostro Paese. Si tratta di questioni che
riguardano tutto il Paese, usciamo dal guscio di competenza di ognuno.

La relazione sulla spending
review è già un risultato, mette in evidenza molti aspetti in maniera
coraggiosa. A monte occorre evidenziare la necessità di un cambio politico e
culturale molto forte nel modo di concepire gli interventi pubblici. Occorre
intervenire nella Pa sull’organico, sulla mobilità, sugli orari e su una serie
di situazioni che vanno riviste. La riduzione della spesa non si fa in maniera
lineare o scoordinata, serve un’azione strutturale per qualificarla, lasciando
inalterati i servizi. Occorre poi abbattere sprechi e privilegi.

Dobbiamo ipotizzare degli
interventi: per esempio una nuova visione degli accorpamenti degli uffici della
Pa, fatta in base alle funzioni; un progetto anziani; l’unificazione delle
sedi; la disdetta di tutti i contratti attivi e passivi della Pa; la revisione
degli appalti; incentivi per il prepensionamento e per il part-time; la
revisione dei trasferimenti agli enti autonomi. Nel giro di tre anni ci
dovranno essere 300-400 persone in meno nella Pa.

Dal successo della spending
review dipendono tre elementi: mantenere lo stato sociale, avere risorse per lo
sviluppo e gli investimenti, la riforma tributaria. Per questo serve il maggiore
coraggio possibile. Dobbiamo uscire da questa seduta non con impegni generici,
ma con decisioni che delineino i provvedimenti immediati, quelli di settembre e
quelli per il 2014. Una sfida per tutto il Consiglio”.

Simone Celli, Ps: “Questo dibattito è un’opportunità se assume maggiore concretezza
rispetto a ora. L’intervento di Macina mi ha rincuorato, ma credevo di
intervenire sulla base del piano esecutivo di azione previsto dalla legge di
bilancio all’articolo 15 approvato all’unanimità. Invece non c’è e negli
interventi dei segretari di Stato ho registrato poca concretezza e coraggio. Il
punto centrale è la situazione gravissima in cui versa il Paese, da cui
possiamo uscire. Siamo nel pieno di una crisi di sistema: il Pil è calato dal
2009 al 2012 del 24%, e nel 2013 calerà del 3,5%; per il Fmi il 75% della
ricchezza è persa permanentemente; gli investimenti lordi di capitale sono
calati, così come l’import-export. Ci sono meno imprese, la disoccupazione
totale ammonta a 1.332 unità, il 7,5% , mentre quella giovanile è al 27,4%, più
alta dell’Eurozona. Le sofferenze delle finanze pubbliche preoccupano molto. La
politica dell’indebitamento va interrotta. Serve un consolidamento fiscale.

La liquidità di cassa ammonta
a 76 mln di euro e ci sarà una robusta diminuzione nei prossimi mesi. A inizio
2014, dice il programma economico, ci saranno probabili forti criticità tali da
compromettere i pagamenti. Bene ha fatto il segretario di Stato ad ammettere i
problemi, che però rimangono. Nel 2013 ci saranno tagli per almeno 10 milioni
di euro e 20 nel 2014 per riequilibrare il bilancio. Esprimo apprezzamento per
il lavoro sulla spending review: emerge con chiarezza la possibilità di ridurre
considerevolmente la spesa pubblica, un’esigenza fondamentale per il Paese. La
forbice tra pubblico e privato è clamorosamente evidente e va attenuata, la
crisi non può gravare solo sul mondo del privato. Vanno affrontati i temi degli
straordinari, della sostituzione nel sistema scolastico, degli appalti, delle
indennità, degli accorpamenti, a cominciare dagli uffici amministrativi. Per
esempio si può creare un unico ufficio del personale. Altri temi sono le
esternalizzazioni, la sinergia maggiore tra pubblico e privato. Il principio
deve essere che chi ha di più contribuisce maggiormente. Aspettiamo le
intenzioni del governo, i tagli devono essere selettivi.

Occorre poi aumentare le
entrate. Sulla riforma tributaria il metodo del governo è criticabile: su un
tema così delicato servivano più cautela e maggiore coinvolgimento. Non
possiamo permetterci il lusso di aprire un conflitto sociale. La sindrome
dell’autoreferenzialità va subito abbandonata. Ci sono aspetti positivi, come
il quoziente familiare e l’implementazione dell’uso della Smac, che ha evitato
l’introduzione dello scontrino. Ma su certi passaggi è necessario aprire il
ragionamento politico: il governo ha preso una strada semplice, colpendo i
lavoratori dipendenti. Occorre invece favorire l’emersione di tutti i redditi.
E’ una sfida che non si può affrontare a colpi di maggioranza, serve
condivisione reale. Finora è prevalsa la logica di salvaguardia degli equilibri
politici, serve uno sforzo per passaggi condivisi”.

Luca Lazzari, Su:  “Sulla
riforma fiscale bisogna interrogarsi su come si sente un sammarinese cui vengono
chieste più tasse. San Marino è un Paese che si regge sull’illecito, il sistema
politico si articola su un certo numero di gruppi di potere, chi può dare soldi
in cambio di favori, ha fatto soldi facendo favori in precedenza. Che cosa
accade nella coscienza del cittadino che si trova a pagare le tasse? Se è un
atto di forza per evitare gravi maggiori, ci si sente autorizzati ad evadere.
Chi paga le tasse a San Marino ha la sensazione di essere complice di attività
illecite, gli onesti sono costretti a vivere nelle pieghe della società. E’ una
controsocietà quella dei sammarinesi onesti.

Sulla revisione di spesa compio una sola osservazione. Nella relazione
si indicano ampi margini di intervento su Smtv e Bcsm. La convenzione con Smtiv
è stata rinnovata dal governo tale e quale e non mi risultano interventi su
Bcsm . I primi sono coloro che influenzano l’opinione pubblica, bisogna
garantirsi la loro benevolenza. Gli altri sono la cabina di regia del sistema
finanziario. Infine nel programma economico si parla di esternalizzazione per
riallocazione del personale in esubero. Viene il dubbio che alcuni dipendenti
pubblici saranno riassunti da cooperative. Ora che tutto va in malora, sempre
loro, sempre quelli, ci indicano la nuova economia della Rocca, un’economia di
mercato e competitiva. Come si fa a rendersi competitivi? Cancellando regole e
diritti”. 

Stefano Canti, Pdcs:
“La maggioranza è fortemente impegnata a contrastare illeciti, gli interventi
approvati ieri lo dimostrano. L’attuale governo sta dimostrando di affrontare
le difficoltà del Paese.

L’intenzione del governo è
quella di non reiterare la patrimoniale, per questo occorre recuperare nella
spesa del 2013 un importo da 10 mln di euro. Per il bilancio 2014 e quello
pluriennale 2014-2016 si perseguono politiche di sviluppo e contenimento del
disavanzo attraverso la riforma fiscale e la revisione della spesa. La politica
deve chiedersi come stabilizzare la finanza pubblica.

La situazione economica
impone un’azione forte e decisa dell’intero Consiglio grande e generale
nell’adottare quei provvedimenti la cui relazione  è oggetto del seguente dibattito.  La relazione è un quadro di analisi su cui
impostare un piano per ottimizzazione, attraverso la revisione e la
razionalizzazione dei processi e il controllo di gestione dei servizi pubblici.
Il processo di revisione della spesa pubblica sarà complesso, per introdurre
una duratura diminuzione della spesa corrente. In merito Bcsm ritengo
necessario rivedere il contratto lavoro parificandolo al vigente contratto
della Pa o, in alternativa quello del settore bancario. Le indennità dovranno
essere riconosciute in particolari condizioni di servizio, ma in altri casi
dovranno essere eliminate o ridotte.  Il
governo dovrà procedere con un’azione equilibrata e corretta, intervenendo con
l’eliminazione delle spese superflue e nel rivedere alcuni trattamenti
retributivi, evitando tagli lineari delle retribuzioni dei dipendenti
pubblici.  Gli impegni futuri da attuare
richiederanno la collaborazione di tutte le forze politiche, di parti sociali e
cittadinanza”.

Valeria Ciavatta, Ap: “Ero scettica quando è stato nominato il gruppo di
revisione del spesa, devo riconoscere che la scelta del Consiglio grande e
generale di incaricare soggetti interni ed esterni ha invece superato le
aspettative. Il lavoro è stato corposo, dettagliato e realizzato in un periodo
breve. Sarebbe utile pubblicarlo sul sito segreteria di Stato per gli Affari
interni e per le Finanze per dar conto di un lavoro meritorio. Di fronte a
questo lavoro, le aspettative di revisione vera della spesa non devono andare
deluse. La politica può compiere scelte precise e non possiamo mancare questo
appuntamento.

            La stessa forza di cambiamento del Paese va fatta anche
nella pubblica amministrazione, si deve accettare di cambiare la nostra
mentalità. Faccio un esempio, è stato avviato un nuovo corso di laurea e ne
siamo tutti lieti perché si va verso lo sviluppo, ma mi pare ci sia stata poca
attenzione per l’aspetto del contenimento della spesa. La politica deve avere
coraggio e forza morale di intervenire non con un taglio netto, che così esenta
tutti da responsabilità specifiche, ma in aree di spreco o dove la spesa non è
razionale. Se ci sono state irregolarità, come quelle segnalate dalla
relazione, questi soldi vanno recuperati anche se ammontano a poche migliaia di
euro.

            Potrei fare un elenco di punti concordati con il
sindacato nella scorsa legislatura, con il rinnovo del contratto pubblico, che
non sono stati applicati. Credo che il governo dovrà dire perché, dato che
avrebbero portato risparmi già per il 2013, come, per esempio, le retribuzioni
con un taglio del 10% per i nuovi assunti.

Anche in Banca centrale ci
sono figure su cui si potrebbe razionalizzare la spesa. Quando si dice che se
si fanno dei tagli non orizzontali c’è il rischio di un intervento punitivo, io
non l’accetto. Così si ragiona non con la pancia da consigliere, non si lavora
qui dentro per simpatie. Non approvo neppure i tabù. Dovrebbero essere prima di
tutto i segretari di Stato a preoccuparsi di togliere ciò che ostacola il
cambiamento. Le pressioni le abbiamo subite tutti, non c’è bisogno di politici
tanto sensibili alle pressioni individuali.
Infine, sulla riforma dell’Igr, mi appello affinché il governo consideri quanto
rivendicato dal sindacato e tenga conto di quanto concordato con esso”.

San Marino, 23 LUGLIO 2013/02

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