San Marino, coronavirus. Cari medici, grazie e… coraggio. Giovanni Giardi

San Marino, coronavirus. Cari medici, grazie e… coraggio. Giovanni Giardi

L’INFORMAZIONE DI SAN MARINO

Cari medici, grazie e… coraggio

Giovanni Giardi

Sto osservando costernato e anche un po’ stupito quello che ci sta succedendo. Sto passando i giorni riordinando le mie memorie per poterle lasciare come eredità ai nipoti e alle nuove generazioni se vi saranno interessate. Scopro di essere un fossile vivente, un testimone di trasformazioni epocali: ho letto molto, moltissimo (oggi ho il problema di come liberare la casa da quintali di libri) di letteratura, di storia e anche di fantascienza: quello a cui sto assistendo lo pensavo come passato tragico per l’umanità o come futuro lontano da noi. Non faccio commenti. Se ne fanno tanti anche in rete, qualcuno anche un po’ stupido, ma che in gran parte mettono in evidenza un sussulto di saggezza anche sui social, in genere deludenti. Intervengo per mettermi a sostegno dell’ISS in generale (quanta rabbia di fronte a cittadini che sputano su un sistema che – con i limiti inevitabili – è avanzatissimo come sistema, in confronto di altri paesi, esempio Usa); a sostegno del personale sanitario e ancora più in modo specifico dei medici. Farebbero non più del loro dovere nell’affrontare una situazione di normalità bene o male attrezzati, ma devono affrontare una situazione che con tutta la buona volontà e lungimiranza non poteva essere prevista. Quindi si rovano in prima linea ad affrontare una situazione straordinaria con mezzi ordinari. Questo come tanti altri cittadini, del resto (gli insegnanti, ad esempio, hanno dovuto sperimentare tecniche nuove di insegnamento, gli addetti alla distribuzione, cresce anche la solidarietà tra i cittadini, ecc.), ma ai medici è chiesto di correre anche un maggiore rischio personale. Di più: i medici potrebbero essere chiamati a scegliere chi curare subito e chi lasciare indietro. Soprattutto per quanto riguarda le cure intensive. Un dilemma che la categoria e i singoli hanno dovuto
già affrontare certamente e compatibilizzare con le norme deontologiche. Ho scritto queste righe soprattutto per dire ai medici, tocca a voi stabilire delle priorità e dare precedenze secondo criteri per voi giusti (considerato che il Paese non ha potuto e non poteva attrezzarvi in un modo capace di far fronte ad una situazione come questa). Lo dico per solidarietà a priori perché potrebbero sorgere polemiche morali paralizzanti. Faccio parte di una generazione che le vostre cure hanno fatto vivere (qualcuno anche solo campare) anche troppo. Curate dando le precedenze alla luce delle vostre norme deontologica. Parlo legittimato dal fatto che potrebbe capitare anche a me. Non parlo per altri, naturalmente, ma credo che tanti miei coetanei siano d’accordo. 

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