San Marino. Covid, il racconto di una contagiata: “Mi sembra di vivere in un incubo”

San Marino. Covid, il racconto di una contagiata: “Mi sembra di vivere in un incubo”

Dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus siamo abituati a leggere di contagiati, morti e feriti ogni giorno. Ma dietro ad ogni freddo numero c’è una persona, una storia di dolore, sofferenza, dramma ma anche speranza, riconoscenza e persino gioia.

Quella che state per leggere è una di queste. È la storia di Laura Macina e della sua convivenza con il Covid-19. 

“Tutto è iniziato l’8 marzo – racconta – quando mi è comparsa la febbra alta. Non avevo altri sintomi e sinceramente non ho pensato subito al virus. Ma, rispettando le disposizioni, ho contattato il medico di base. Dopo un paio di giorni sono comparsi tosse e affanno respiratorio. A quel punto mi hanno prescritto accertamenti in ospedale. La tac in particolare ha mostrato un focolaio di polmonite. Mi hanno fatto il tampone e precauzionalmente mi hanno mandata a casa in isolamento”.

Nonostante i sintomi e gli esami Laura spera ancora di non essere positiva. Ma il risultato del tampone non lascia dubbi: in lei c’è il Covid-19.

Il momento più buio non è quando ricevi il verdetto, ma quando realizzi che non c’è la cura. Allora ti fermi, ti ascolti e ti isoli perché vicino a te ci sono le persone che ami più al mondo”. 

Laura non nasconde la difficoltà, soprattutto psicologica, del momento. “Quando il medico mi ha spiegato che al massimo avrei dovuto prendere la Tachipirina al bisogno non mi è sembrato vero. Come potevo guarire da sola? Per di più da una polmonite? Sono stati giorni veramente difficili. Ho avuto paura perché non pensavo di guarire. Tutti i giorni sentivo parlare di morti, anche a San Marino, e di terapie intensive strapiene. C’era il pensiero che l’evoluzione peggiorasse. Ero sola contro il virus”.

L’isolamento con la famiglia, con le persone più care, se per certi versi è una fortuna, per altri è una grande sfida da superare. “Sto restando principalmente nella mia stanza da letto, osservando le distanze di sicurezza dai miei due bambini e da mio marito. Ma nonostante le precauzioni ho la grande paura di infettare i miei cari”. Anche se riconosce la fortuna di non aver avuto necessità di essere ospedalizzata, in favore dell’isolamento domiciliare. 

A proposito di cari, il virus sta tenendo lontani da casa gli altri figli di Laura. “Mia era in Erasmus in Francia – spiega – e quando Macron ha annunciato la chiusura è riuscita a tornare a San Marino dopo 2 giorni di viaggio, ma si è dovuta fermare nella casa di un’amica che gentilmente ce l’ha messa a disposizione”. 

Laura racconta la sua storia ora che è sulla via della guarigione. “Da 20 giorni non ho più sintomi importanti, ho fatto il primo tampone di controllo, ma purtroppo è risultato ancora positivo. Ho ancora affanno. Ero abituata ad andare in palestra tre volte a settimana e in più ad andare a correre. Oggi se faccio le scale mi viene il fiatone”. Un’altra condizione già testimoniata da molti contagiati è la perdita di gusto ed olfatto. “Ancora oggi non sento gli odori – spiega – e spero davvero di tornare presto alla normalità”.

 

Sono tre i messaggi che Laura vuole trasmettere. Il primo è di non prendere alla leggera il Coronavirus: “Non va affatto sottovalutato. È vero che per fortuna spesso si guarisce ma è molto tosta. Per me, che non sono troppo avanti con l’età e che ho sempre svolto regolare attività fisica, è molto pesante, anche psicologicamente. Mi sembra un incubo”. 

Il secondo è alle autorità: “Ho saputo che in Cina esiste un’app con un qr-code grazie al quale le persone guarite possono girare liberamente in quanto immuni. Potremmo farlo anche noi, in particolare per consentire a più persone di poter lavorare e sostenere l’economia”. 

Il terzo a chi è contagiato e sta ancora male: “So che è durissima ma dobbiamo avere più fiducia in noi stessi. Ce la faremo“.

 

Questa terribile esperienza ha certamente segnato Laura, ma c’è un lato positivo: “Mi ha aiutato molto sapere che abbiamo alle spalle un sistema sanitario efficiente, la vicinanza della mia famiglia e la solidarietà degli amici: i miei vicini Michele e Daniela che ci hanno fatto la spesa in queste settimane, Paola che ha messo a disposizione la sua casa a mia figlia e suo padre che si sta prendendo cura di lei, le amiche e i colleghi che mi hanno scritto e telefonato tutti i giorni e soprattutto l’energia di mio marito che continua a cantare nonostante tutto”.

Tanto amore ricevuto quindi, che Laura pensa a come donare a sua volta: “In Italia si sta sperimentando l’uso del plasma dei guariti per sconfiggere il virus. Se anche San Marino lo facesse io sono disposta, quando i tamponi di controllo risulteranno negativi, a donare il mio sangue. Darei un senso a quello che mi è successo”.

Se anche tu vuoi raccontare la tua storia scrivi a info@libertas.sm.

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