Anna De Martino, Nq Rimini – San Marino: Da oggi al via gli interrogatori dei primi arrestati davanti al Gip di Rimini. L’episodio più cruento all’interno degli uffici dell’Admiral Palace di Dogana di San Marino / “Ti butto giù dal quarto piano se non paghi” / La violenza e i metodi “mafiosi” dei due scagnozzi collaboratori di Bianchini per recuperare i crediti della finanziaria / Con le perquisizioni i finanzieri trovano a Roma anche due timbri della pubblica amministrazione. Pc e documenti al setaccio
[…]
C’è tutto in questo romanzo
criminale, e in queste ore i finanzieri
riminesi stanno vagliando
una montagna di documenti
frutto delle varie perquisizioni
fatte in diverse province d’Italia.
Da Misano Adriatico, a Roma, a
Rosolina (Rovigo), a San Marino
attraverso la magistratura sammarinese.
In disponibilità di Ricciardi
sono stati trovati anche dei
timbri della pubblica amministrazione.
A cosa e a chi servivano?
Gli arresti sono notizia di lunedì,
da quello eccellente di Marco
Bianchini, presidente della
Karnak e titolare della finanziaria
messa in liquidazione volontaria
nel 2009, la Fingestus, a
quello di Riccardo Ricciardi che
con Bianchini aveva un “patto
tra gentiluomini” per una sorta
di consulenza a prestazione d’opera.
A Bruno Platone, già finito
nell’inchiesta “Vulcano”sulle diramazioni
della camorra in Riviera.
Ricciardi è la mente, Platone
è il braccio che amministra
anche la Mb Class Motors, società
sammarinese di noleggio auto
di lusso della quale le quote societarie
sono detenute dalla Fingestus,
la finanziaria di Bianchini.
Platone prima di agire chiede
a Ricciardi. Spesso i due si muovono
insieme. Tra Platone e Bianchini
non c’è un rapporto diretto,
il contatto è la Fingestus, tra Ricciardi
e Bianchini invece il rapporto
c’è. E’ lo stesso Ricciardi
che lo dice.
Poi ci sono i guardaspalle,
quelli che l’imprenditore
anconetano, Claudio Vitalucci,
sotto fallimento si porta a San
Marino per recuperare soldi attraverso
la Fingestus. Soldi che
sarebbero serviti ricomparsi dalla
curatela fallimentare villa e capannoni.
E qui si inseriscono il
cesenate Matteo Amici e il riminese
Roberto Fonti, che da buttafuori
nei locali si improvvisano
guardaspalle e uomini d’azione
per l’imprenditore anconetano,
arrivando a minacciare Bianchini.
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