Ha avuto molta risonanza la notizia che Marco
Bianchini, l’imprenditore di San Marino coinvolto nella indagine Criminal
Minds, in effetti debba ritenersi una vittima, a interpretare la decisione del Giudice per le Indagini Preliminari, Fiorella Casadei, di toglierlo dal carcere per i domiciliari.
Si riportano, in proposito, le risposte a due domande rivolte al Procuratore Capo di Rimini, dr. Paolo Giovagnoli, nel corso della intervista rilasciata a Luca Zavoli di libertas.sm.
Indagine Criminal Minds. Nelle carte emerge un presunto
giro di corruzione di giudici e militari, sia a San Marino che in Italia. Vi
sono novità al riguardo?
“Sono emerse delle corrispondenze tra imputati in cui sembra che esista un
giro di questo genere. Però c’è anche una versione, che sta venendo fuori da
alcuni di questi imputati, che prospetta una truffa o un
millantato credito. Ovvero pare che alcuni
indagati facessero credere di avere una rete di collegamenti sia con funzionari
dello stato, sia con associazioni di tipo segreto o massonico, per ottenere
soldi che poi, in realtà tenevano per sé.
Quindi siamo al lavoro per chiarire
la situazione”.
Cosa può dirci della cosiddetta “Setta
del Padre” a cui Bianchini pareva affiliato?
“Dalle indagini è emersa l’esistenza della situazione che ho descritto e
tuttora stiamo cercando di capire cosa si nascondeva dietro questa
organizzazione”.
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